Il Giubileo dei Giovani nell’anno della Misericordia ha segnato il primo incontro del vescovo don Mimmo con i giovani della diocesi. Questa bellissima esperienza non è stata solo “ascolto” e “incontro” tra Chiesa e giovani, ma don Mimmo ha consegnato ai giovani il suo sogno: “voglio incontrarvi”, “voglio costruire con voi una Chiesa che abbia il volto giovane della speranza…”. Gli incontri mensili tra il nostro vescovo Mimmo e i giovani hanno dato la possibilità ai giovani di incontrarsi, di sperimentare la bellezza dell’ascoltarsi, di accorgersi che è possibile un cammino condiviso attraverso l’accoglienza dei sogni che ognuno porta nel cuore. In questo incontro fraterno e schietto tra Chiesa e giovani ci si è scoperti entusiasti di costruire un cammino che faccia scoprire la bellezza di “esserci”. Sì! Esserci! Perché è il “sogno” espresso, ma tante volte silenzioso, che i giovani stanno consegnando al mondo degli adulti.
L’urgenza nell’esprimere i sogni significa imparare anche ad ascoltare il loro silenzio e le loro attese. I giovani chiedono fiducia per poter volare ad alta quota e chiedono di non essere soli, ma sentono l’importanza di compagni di viaggio che possano anche indicare il cammino da seguire.
La bellezza degli “incontri giovani” è scoprirsi compagni di volo, adulti e giovani, giovani e adulti, solo stando insieme è possibile sognare cose grandi. I giovani hanno bisogno di testimoni di speranza, hanno bisogno di essere sostenuti nel loro volo, nelle loro scelte, senza però imporre un cambiamento che non gli appartiene…essi restano sempre le “sentinelle del mattino” che annunciano il nuovo giorno, sono loro che annunciano il nuovo tante volte è espresso anche attraverso un grido silenzioso…
In questo ultimo periodo, ripensando ai giovani che puntualmente incontro, che mi affidano le loro esperienze e domande ma anche il loro grido di aiuto, ho ripreso a leggere un classico: “Il Gabbiano Livingston”. In ogni pagina ritrovo pezzi di storie, sogni e attese, la voglia dei giovani di volare ad alta quota: «La maggior parte dei gabbiani non si danno la pena di apprendere, del volo, altro che le nozioni elementari: gli basta arrivare dalla costa a dov’è il cibo e poi tornare a casa. Per la maggior parte dei gabbiani, volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d’ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo». Chi non vuole spiccare il volo? Chi non vuole vivere in pieno la propria vita? Chi non vuole dare un significato autentico al proprio vissuto? Anche i giovani e soprattutto i giovani vogliano spiccare il volo, non vogliono rassegnarsi ad una vita piatta, non vogliono accontentarsi di compromessi e di raccomandazioni, vogliono imparare a volare per vivere la propria vita imparando anche a donarla al compagno di volo.
La nostra Chiesa diocesana vuole incontrare i giovani, vuole ascoltarli, vuole far sentire la sua presenza nel cammino quotidiano…perché il nostro è un volo a due. Non importa chi sale più in alto. Non importa chi giunge prima alla meta. Ciò che solamente conta è essere sempre parte del medesimo volo. Questo è il sogno che insieme ai giovani vogliamo realizzare “abitare una Chiesa dal volto giovane!”. Un sogno che anche Papa Francesco ha consegnato ai giovani: «Questo è il segreto, cari amici, che tutti siamo chiamati a sperimentare. Dio aspetta qualcosa da te. Avete capito? Dio aspetta qualcosa da te, Dio vuole qualcosa da te, Dio aspetta te. Dio viene a rompere le nostre chiusure, viene ad aprire le porte delle nostre vite, delle nostre visioni, dei nostri sguardi. Dio viene ad aprire tutto ciò che ti chiude. Ti sta invitando a sognare, vuole farti vedere che il mondo con te può essere diverso. E’ così: se tu non ci metti il meglio di te, il mondo non sarà diverso. E’ una sfida».
Questo è anche il sogno del nostro Vescovo don Mimmo: «L’invito ai giovani è quello di aprire il cuore, solo così’ è possibile “abitare” la Chiesa. Per un giovane è essenziale aprire il cuore, diventa così protagonista di storia. Solo così il giovane sarà se stesso, saprà esprimere la propria vita e sarà aperto e disponibile ad ogni proposta. Abitare la Chiesa non significa essere diversi da se stessi, portare quello che si è, le proprie idee e le esperienze personali. La Chiesa è nata in una “piazza”. La Pentecoste stessa ha avuto il suo culmine in una piazza. Oltre alla “piazza” la Chiesa nasce da un incontro e da un abbraccio: l’incontro di Maria ed Elisabetta. Solo quando ci si sente “incontrati” e “abbracciati” lì c’è la Chiesa. Ecco la Chiesa che sogno per te giovane: una Chiesa che abbia il volto della piazza, dell’incontro e dell’abbraccio. Io amo questo sogno, nessuno può tappare le ali a questo sogno.
Questo sogno è accompagnato dal tuo credere nelle innumerevoli possibilità dei giovani. Altrimenti saranno sempre gli altri a determinare la loro vita, a fare scelte per loro…Dobbiamo consegnare ai giovani una Chiesa senza muri, senza pregiudizi, una Chiesa accogliente, dalla braccia sempre spalancate, una Chiesa che sappia sempre andare incontro. Una Chiesa accogliente perché anche se l’altro la pensa diversamente resta sempre fratello…Insieme ai giovani dobbiamo sognare il “cambiamento”, il cambiamento si attua solo spalancando il cuore alla novità e alla verità. Ogni verità va espressa! I giovani devono essere i primi a credere in questo sogno, nessuno può tappare le ali a questo sogno. I giovani devono essere resi protagonisti di questa Chiesa che insieme dobbiamo costruire; questo è necessario perché spesso sono proprio loro, con le loro scelte, con i loro problemi, a rendersi invisibili. Ogni giorno si può tornare a sognare perché in loro c’è la vita. Come Chiesa bisogna stare accanto ai giovani. Non possiamo non confrontarci con le loro indicazioni. La Chiesa non è qualcosa di separato dai giovani, loro sono la chiesa. Soltanto ritrovandoci insieme possiamo andare incontro a tutti. Soprattutto a quei giovani che per vari motivi si sentono lontani. I giovani sono sempre nel cuore della chiesa e nel cuore del vescovo».
Questa sarà la “Missione giovani per i giovani”. La Chiesa ha bisogno dell’entusiasmo, delle idee e delle sollecitazioni dei giovani. Come Chiesa diocesana dobbiamo fare in modo che i giovani non si tirino indietro di fronte alle proposte che, insieme a loro, costruiremo e progetteremo nella “Missione giovani per i giovani”. Con la “Missione giovani per i giovani” la Chiesa diocesana sta chiedendo proprio ai giovani di essere protagonisti. Solo i giovani potranno rendere protagonisti gli altri giovani.
Nel mese della “Missione giovani per i giovani” ci saranno tutti i sacerdoti giovani della Diocesi, le suore e i giovani impegnati che, come uno tsunami, in tutte le parrocchie staranno accanto a loro per proporre qualcosa, ma soprattutto per ascoltarli perché nessuno dovrà essere escluso. La Missione non è qualcosa che viene dall’alto, ma dovrà partire dai giovani che vorranno impegnarsi per raggiungere tutti i giovani. La Missione creerà, dunque, momenti d’incontro, di accoglienza e di ascolto. Ognuno, infatti, potrà esprimere il bello che abita il proprio cuore. Ognuno sarà reso protagonista di un cammino che spalanca le porte alla condivisione e alla comunione. Questo è possibile solo se faremo mettere in circolo la loro creatività, se riusciremo a far esprimere il messaggio di speranza attraverso la valorizzazione dei loro talenti.
Vorrei a questo punto esprimere anche un mio sogno: in questo mese di missione sarebbe interessante aprire anzi spalancare le porte delle nostre strutture parrocchiali, fosse anche solo e semplicemente la chiesa parrocchiale…trovare una porta aperta, una porta spalancata fa ritrovare fiducia, fa comprendere che c’è sempre qualcuno che aspetta, fa sperimentare che l’altro è importante per me. La “Missione giovani per i giovani” dovrà valorizzare il tempo libero e le situazioni informali in cui i giovani vivono perché saranno i “luoghi” dove sono più disponibili ad accogliere, ad ascoltare e ad essere ascoltati. Ecco perché è necessario avere giovani che sentiranno l’urgenza di parlare ai loro amici, ai coetanei e saranno capaci di farlo con il loro stesso linguaggio e con la forza della testimonianza di vita, perché sarà visibile a tutti il cambiamento che Dio avrà operato in loro.
testimonianza di vita, perché sarà visibile a tutti il cambiamento che Dio avrà operato in loro.
È altrettanto chiaro però che la “missione giovani per i giovani” non è una questione di un mese: noi incontreremo i loro volti, noi ascolteremo le loro storie, noi saremo al loro fianco, ma poi è Dio che fa crescere e maturare. Il cammino che ci attende è affascinante e impegnativo ma il camminare insieme ai giovani riaccenderà in ognuno la bellezza di esserci a pieno. E anche quando le difficoltà o il fallimento si affaccerà alla porta del nostro cammino saranno proprio i giovani che ci daranno la spinta giusta per riprendere il volo non da soli ma sempre e solo insieme a loro…
«Se siamo ancora qui
Vuol dire che un motivo c’è
Lascia qualcosa tra le braccia
Se siamo ancora qui
Ad imparare come illuderci
A preoccuparci della verità
Vedrai che poi il tempo non ci tradirà
Sotto un vento di libeccio che dall’Africa
Soffia lieve su di noi la sua sabbia
Vedrai che riusciremo a dare ancora un nome
A tutte le paure che ci fan tremare
E troveremo il modo per dimenticare
La noia, l’abitudine, la delusione
Vedrai che i desideri si riaccenderanno
Ricostruiremo il luogo in cui poi vivranno
Perché noi siamo l’unica benedizione»
(Samuel, “Vedrai”)
Noi vogliamo esserci, noi vogliamo esserci per dare ancora speranza ai giovani, noi vogliamo esserci per camminare con i giovani, noi vogliamo esserci per spalancare la porta dei nostri cuori e lasciare che le loro storie possano abitare la nostra stessa casa, noi vogliamo esserci per fare delle loro storie la nostra storia e così scoprire che solo restando abbracciati si può volare.
don Leucio Cutillo, direttore della Pastorale Giovanile