S.E.R. Mons. Domenico Battaglia

Nato a Satriano, provincia di Catanzaro e Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, il 20 Gennaio 1963.

Ha svolto gli studi filosofico-teologici nel Pontificio Seminario Regionale “San Pio X” di Catanzaro.

Ordinato Sacerdote il 6 Febbraio 1988 da S.E. Mons. Antonio Cantisani, Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, a Satriano (CZ) nella Chiesa di Santa Maria di Altavilla.

Dal 1989 al 1992 è stato Rettore del Seminario Liceale di Catanzaro e Membro della Commissione diocesana “Giustizia e Pace”.

Dal 1992 al 1999 è stato Amministratore parrocchiale a Sant’Elia, Parroco della Madonna del Carmine a Catanzaro, Direttore dell’Ufficio Diocesano per la “Cooperazione Missionaria tra le Chiese”, Parroco a Satriano.

È stato successivamente Collaboratore al Santuario “Santa Maria delle Grazie” in Torre di Ruggiero, Collaboratore parrocchiale a Montepaone Lido e Amministratore della parrocchia “Santa Maria di Altavilla” in Satriano (CZ).

Durante la sua attività pastorale all’interno dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace si è interessato ai più deboli e agli emarginati tanto da essere chiamato “prete di strada”.

Dal 1992 al 2016 ha guidato il “Centro Calabrese di Solidarietà” (Comunità dedita al trattamento e al recupero delle persone affette da tossicodipendenze), struttura legata alle Comunità Terapeutiche (FICT) di don Mario Picchi.

Dal 2000 al 2006 è stato Vicepresidente della “Fondazione Betania” di Catanzaro (Opera diocesana di assistenza-carità).

Dal 2006 al 2015 ha ricoperto l’incarico di Presidente Nazionale della Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche (FICT).

Dal 2008 è stato Canonico del Capitolo Cattedrale di Catanzaro.

Eletto alla sede vescovile di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti il 24 Giugno 2016 da Papa Francesco.

Riceve la consacrazione episcopale il 3 Settembre 2016, nella Cattedrale di Catanzaro, dall’Arcivescovo Mons. Vincenzo Bertolone, co-consacranti: Arcivescovo Mons. Antonio Cantisani, Arcivescovo Mons. Giancarlo Maria Bregantini.

Prende possesso canonico della Diocesi il 2 Ottobre 2016 con il solenne ingresso nella Cattedrale di Cerreto Sannita (BN) dove è stato accolto da una folla festante, dopo aver visitato l’Istituto Penale per i Minorenni di Airola (BN) e la visita privata alla Madonna nel Santuario “Maria SS. delle Grazie” in Cerreto Sannita (BN).

Il 12 Dicembre 2020 Papa Francesco lo ha nominato Arcivescovo Metropolita di Napoli.

Prende possesso canonico dell’Arcidiocesi Metropolita di Napoli il 2 Febbraio 2021 con il solenne ingresso nella Cattedrale di Napoli.

Oltre ad articoli per riviste religiose, ha pubblicato i seguenti testi:

  • Un filo d’erba tra i sassi. (2009) Rubbettino Editore.
  • I poveri hanno sempre ragione. Storie di preti di strada di Mimmo Battaglia e Virginio Colmegna. (2010) Cittadella Editrice.
  • Vecchie ciabatte… calzari di angeli. La tenerezza di un prete in cammino con gli ultimi. (2012) Ed Insieme.
  • Seduto accanto alla mia povertà. Avvolto nel silenzio della Sua presenza. (2020) Ed Insieme.

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Stemma e Motto

LO STEMMA
Secondo la tradizione araldica ecclesiastica cattolica, lo stemma di un vescovo è tradizionalmente composto da uno scudo che può avere varie forme e contiene dei simbolismi tratti da idealità personali o da riferimenti al proprio nome o all’ambiente di vita; da un cappello prelatizio con cordoni a 12 fiocchi di colore verde; da un cartiglio recante il motto. Nel nostro caso si è scelto uno scudo di foggia gotica, classico e frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica e una croce trifogliata in oro, con cinque pietre rosse che richiamano le cinque piaghe di Cristo.

LE DUE MANI CHE SI STRINGONO, oltre che richiamare l’invito ad alzarsi rivolto a Bartimeo, hanno qui il compito di rimandare alla parabola del buon samaritano: ecco quindi il significato della mano protesa a sostenere e rialzare il malcapitato per sottolineare la necessità impellente della solidarietà, del soccorso cristiano ai fratelli meno fortunati che sono nell’indigenza, nel disagio, nell’abbandono e che necessitano, quindi di una mano amica che li rialzi.

LE TRE STELLE D’ORO che si toccano con le punte identificano l’unicità e trinitarietà delle tre Persone divine; questo è riferimento alla Santa Trinità a cui è dedicata la Cattedrale di Cerreto Sannita ed anche la congiunzione con il cielo stellato dell’Altrove che completa la congiunzione con l’altro, rappresentata dalle due mani che si stringono. L’azzurro del cielo simboleggia Maria, nostra Madre Celeste, alla cui materna protezione il vescovo Battaglia affida il suo nuovo ministero pastorale. Inoltre vuole anche ricordare il mare che bagna le coste della Calabria, la terra di don Mimmo.

LE TRE GOCCE D’ORO costituiscono un richiamo al nome del vescovo: il nome Domenico, infatti, vuol dire “del Signore”, “consacrato al Signore”, da cui le tre gocce del crisma che ha prima unto il battezzando Domenico, poi il presbitero Domenico e, infine, nella pienezza del sacerdozio, ungerà il vescovo Domenico; inoltre esse rappresentano le lacrime che solo la prossimità, espressa sempre dalle due mani, può asciugare, ma anche l’olio che lenisce le ferite e, quindi, fonte di consolazione concreta.

 

IL MOTTO
Le parole scelte da mons. Domenico Battaglia per il proprio motto episcopale si rifanno al Vangelo di Marco, laddove l’evangelista narra dell’incontro tra Gesù e Bartimeo, il figlio cieco di Timeo, che sedeva lungo la strada a mendicare; al passaggio di Gesù grida a gran voce, affinchè il Maestro gli ridoni la vista e quando Gesù chiede che gli sia portato davanti, quanti gli stanno appresso lo esortano ad alzarsi: “Coraggio, alzati, ti chiama!” (“Confide, surge, vocat te!”).