Ortika iCare 2018, costruire le comunità, riempirle di noi e di umanità

A Cerreto Sannita, nello spazio rigenerato di Casa Santa Rita, dialogo sulla contemporaneità, laboratori e la due giorni con artisti tra musica e relazioni. Un appuntamento con la street art che ha a cuore temi come integrazione, inclusione, cura, comunità, giustizia e diritti.

Nello spazio rigenerato di Casa Santa Rita il dialogo sulla contemporaneità, laboratori e la due giorni con artisti tra musica e relazioni. Due giorni particolari quelli vissuti lo scorso weekend a Cerreto Sannita che quest’anno nello spazio rigenerato e condiviso di Casa Santa Rita ha ospitato l’edizione 2018 di Ortika, l’appuntamento con la street art che ha a cuore temi come integrazione, inclusione, cura, comunità, giustizia e diritti.

L’evento, è stato organizzato non solo dall’Associazione Culturale l’Agorà di Dugenta, che è promotrice, ma anche dalla Cooperativa Sociale di Comunità iCare e dalla Caritas Diocesana che gestiscono lo Sportello migranti DIT (Do It Together), in collaborazione con diverse realtà territoriali e di respiro nazionale: Mediterraneo Comune, Melagrana, Amesci, 00Lab, La Lumiere, TAM, Hip Opera Foundation, Move to Resist, Un tempo per Ballare e Street Art South Italy.

Per due giorni, diversi artisti del panorama ‘nazionale’ come Cinasky, Naf-Mk, Raro, Quagliozzi, Elkemi, Ivan, Irene, Errico, Lume, Milo Gno, Noire, Nitro M24, Urka, Gambian Crew hanno accompagnato lo street artist sannita Fabio Della Ratta aka Biodpi, ideatore e art director del festival nella composizione di opere con tema la giustizia, l’accoglienza ed i diritti.

“Ortika “germoglia” in tanti luoghi, è ovunque vi sia il desiderio di veicolare le proprie idee, i propri sogni, esprimere estro creativo e rispetto per la vita umana”, queste le sue parole. E la frase scelta come traccia dell’evento 2018, ne è la riprova: “L’idea che alcune vite contino di meno è la base di tutto ciò che di sbagliato c’è nel mondo” (Paul Farmer). Tanti, anche gli artisti locali che hanno voluto essere presenti ed inserirsi anche all’interno della session artistica e tra loro anche diversi studenti

Ricca la partecipazione. Per due giorni, tanti giovani ma anche bambini e famiglie hanno vissuto gli spazi di Casa Santa Rita ed il suo giardino di comunità che è tornato a battere come una vera e propria piazza, attirati dall’attivismo dei tanti cooperatori sociali presenti. Una due giorni che ha il sapore di una occasione unica: quella di toccare con mano il lavoro di un mondo, quello del terzo settore e dell’attivismo culturale che soprattutto nei territori interni può essere vero e proprio motore di rinascita. Ortika, però, non è stato solo un momento per vivere l’arte e di conseguenza la possibilità di vedere semplici luoghi diventare luoghi di bellezza ma anche il posto per parlare di un movimento culturale come l’Hip Hop con le sue sfaccettature e il suo “vissuto” o di accoglienza ed integrazione in veri e propri dialoghi contemporanei.

Notevoli, gli interventi di Roberto Malinconico, presidente di Melagrana che ha ricordato “questo vento che sta tirando, un vento nuovo ed inquietante, ma che può essere contrastato dalle tantissime persone che nell’altro vedono un compagno, un amico, un fratello, con cui è possibile condividere il futuro”. Quasi “irriverente” l’idea di futuro e la provocazione lanciata invece da don Matteo Prodi. Il sacerdote bolognese ha spazzato via l’insana concezione che alcune vite contino meno di altre, un concetto chiave anche rispetto a quello che è il nuovo percorso pastorale – frutto di un processo di condivisione e studio comune – della Diocesi di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de’ Goti che ha scelto tre parole chiave per il 2018: “accoglienza, relazione e prossimità”. Probabilmente tre ingredienti fondamentali per riuscire a lanciare una proposta capace di costruire un mondo ed una umanità nuova, innescare un processo universale capace di comunicare una nuova visione di futuro, di speranza, una solidarietà e senso comune di responsabilità. “Se manca una visione di futuro – ha detto don Matteo Prodi – manca la speranza e senza la speranza l’uomo rischia di morire. La visione nuova del futuro nasce nel momento in cui si critica la realtà esistente oggi”.

Emozionante, invece, la testimonianza di vita di Khalil Ali Akbrazi, giovane odontoiatra siriano scappato dalla sanguinosa guerra che ha trasformato la sua terra in un cumulo di macerie. Un viaggio fatto di migliaia di chilometri e di tanti no, di sacrifici e di stenti, di porte chiuse in faccia. Nonostante ciò Khalil ha ancora il coraggio di sorridere di lanciare un messaggio che ha la stessa potenza di un manifesto dell’umanità: “Alcuni credono che siamo venuti in Italia per prendere soldi, alcuni pensano che siamo venuti a prendere i loro diritti. A queste persone io dico: quando cominceremo a pensare correttamente che è possibile vivere insieme ed ottenere tutti pieni diritti, che insieme potremo costruire un futuro meraviglioso per le generazioni future?”.

“Noi abbiamo scelto da che parte stare. La solidarietà non è un reato, ma un dovere a cui tutti siamo chiamati”, le parole del Presidente de L’Agorà Manuela Zuzolo, subito dopo la proiezione di alcuni frammenti del video-documentario realizzato dall’Associazione Culturale di Dugenta sull’accoglienza e l’inclusione. Oltre ai live painting, il sabato sera dopo l’apericena curato, così come il pranzo di comunità della domenica, dal laboratorio di pasticceria sociale Dolcemente (che opera con ragazzi con disabilità per creare le condizioni di una cultura del lavoro di persone con svantaggio) la rap session con Shark Emcee, Live Muretto Crew e Nonverserrorist, i dj set con Biondo 00, Giuan, Grove Compagneros, Dj Vybz.P, Mambakhan, Dj FraMe e Dj Marco Nata.  Oltre 50, invece, i bambini che hanno partecipato ai laboratori artistici e ai laboratori per ragazzi di ricerca emozionale esistenziale e creativa (a cura di Mediterraneo Comune) e di hip hop (a cura di Un Tempo per Ballare).

Da Ortika parte dunque un nuovo messaggio. Un messaggio raccolto dagli oltre 1.000 visitatori. Parte, una nuova idea di vita e concezione di comunità che punta dritto alla rottura di quella indifferenza che rende schiavi, che calpesta la dignità altrui, che spezza la complicità degli eventi. Un festival, Ortika, che grazie alla collaborazione con iCare Cooperativa Sociale di Comunità assume un valore culturale e sociale senza precedenti, che apre uno spaccato anche nella discussione che sia essa politica o esistenziale. Un Festival che si trasforma in esperienza, che lascia al territorio un capitale fatto non di simboli ma di conoscenza e capacità, di educazione e formazione ma anche di ricerca. Un festival che fa una scelta, che prende posizione che si assume di portare avanti una battaglia e di rivolgerla ad un contesto nuovo per liberalo dalle ideologie frenanti dell’io. Ad una comunità che deve sempre più assumere il carattere dell’umanità. “Forse – ricordava mons. Battaglia – il senso del riscatto sta nel riuscire a rompere il ghiaccio che imprigiona il proprio io avvicinandosi alla fonte del calore che solo un noi può emanare. Le lacrime, svelano l’umanità; ma ci deve essere qualcuno che quelle lacrime le raccolga”. Ecco, Ortika ha raccolto una sfida. La Diocesi, che per quest’anno pastorale ha scelto la frase-guida “Si prese cura” (Lc 10, 34) e tre parole, relazione, prossimità ed accoglienza, ha raccolto la sfida. L’hanno raccolta tutte quelle persone che hanno invaso quegli spazi e costruito non solo una comunità, ma la sua anima fatta di tanti noi.