Conflitto Israele-Striscia di Gaza, presentato a Telese Terme il libro-testimonianza “J’Accuse” della Relatrice speciale dell’Onu Francesca Albanese

La delegata delle Nazioni Unite Albanese: “Per affrontare il presente è determinante capire cosa viene prima, cosa c’è dietro”.

Fare chiarezza attraverso i fatti, gli accordi internazionali e la documentazione ufficiale. E’ questo l’obiettivo dal quale parte il libro-testimonianza “J’Accuse” della Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, presentato dalla Diocesi di Cerreto Sannita, insieme alla Scuola diocesana d’Impegno Socio-Politico, alla Caritas diocesana, alla Pastorale Sociale e del Lavoro, all’Ufficio Migrantes, al Progetto Policoro, all’Azione Cattolica diocesana e alla cooperativa sociale di comunità iCare, nella Sala Goccioloni delle Terme di Telese. Quella di Francesca Albanese è una denuncia, documentata con oggettività attraverso tre Rapporti internazionali (presentati rispettivamente nell’ottobre 2022, nel luglio e nell’ottobre 2023), sulla gestione israeliana dei rapporti col popolo palestinese, che ha portato all’affermarsi di una condizione di apartheid e di oppressione attraverso un’occupazione illegale. Ecco perché è importante fare riferimento al diritto internazionale per poter immaginare una risoluzione duratura e giusta. Dopo il brutale e disumano attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre, e dopo la conseguente rappresaglia violenta e drammatica su Gaza (tuttora in corso), l’attenzione mediatica su Israele e Palestina è diventata massima, eppure resta impantanata in contrapposizioni fuorvianti (“se critichi Israele stai con i terroristi; se porti l’attenzione sull’occupazione stai giustificando Hamas…”), che impediscono la comprensione di una storia che, di certo, purtroppo non comincia il 7 ottobre. “Per affrontare il presente – ha affermato la rappresentante dell’Onu – è determinante capire cosa viene prima, cosa c’è dietro. Questo non significa in nessun modo giustificare o minimizzare gli atroci cri­mini contro i civili israeliani del 7 ottobre 2023, e non mi stancherò mai di asserirlo in modo fermo e inconfutabile. Se vogliamo, però, capire quello che sta succedendo dobbiamo affrontare quell’orrore nel contesto di ciò che lo ha preceduto”. Partendo, quindi, dal racconto (e dalla ferma condanna) dell’attacco di Hamas del 7 ottobre, Albanese ha aiutato i presenti a comprendere come si sia arrivati all’ennesima escalation di violenza tra israeliani e palestinesi, analizzando la storia del conflitto, degli accordi mancati e delle loro violazioni, e di un’occupazione illegale delle terre palestinesi che va avanti da oltre mezzo secolo sotto la reticenza di gran parte della stampa europea. Secondo le autorità di Hamas, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza ha causato finora la morte di 22.438 persone, circa l’1 per cento della popolazione del territorio. Mentre l’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre ha causato circa 1.140 vittime in Israele, secondo un conteggio dell’Afp basato sugli ultimi dati israeliani disponibili. Centotrentadue sono gli ostaggi ancora in mano ad Hamas, secondo le autorità israeliane. E per quanto quell’attentato terroristico sia stato terribile e doloroso, il dubbio che abbia fornito una giustificazione ad Israele per le violenze successive perpetrate nella Striscia di Gaza è forte nella Relatrice Speciale dell’Onu.

“Nell’attuale invasione e strage di Israele a Gaza – prosegue Albanese – Hamas c’entra molto poco in realtà. Il punto non è quello. Parliamo di 56 anni di occupazione, ingiustizie e abusi perpetrati ai danni del popolo palestinese. Il 7 ottobre, data orribile in cui Hamas s’è macchiata dell’ennesimo ingiustificabile massacro, è diventato, col passare del tempo, un pretesto per Israele per bombardare, uccidere, sterminare una popolazione, fare una pulizia etnica: un crimine contro l’umanità. Il problema è che nessuno Stato e nessun organismo internazionale riesce o vuole a dire ad Israele, per interessi di vario tipo: basta bombe, basta guerra, basta con questi crimini, basta con questo genocidio! L’Europa è assolutamente spaccata su tutto questo, sul condannare fermamente questo massacro di persone innocenti e di famiglie trucidate oppure la disumanità più sconcertante di bambini amputati senza anestesia. Storie agghiaccianti emergono giorno per giorno da Gaza, nonostante l’assenza di stampa internazionale e il suo silenzio connivente”.

«La verità prima di tutto» è l’incipit del più famoso “J’Accuse” della storia moderna, quella lettera aperta di Émile Zola al presidente della Repubblica francese Félix Faure sul caso Dreyfus, pubblicata il 13 gennaio 1898 in prima pagina sul quotidiano di Parigi «L’Aurore». La verità prima di tutto è anche ciò che ispira questo nuovo “J’Accuse”, costruito a partire da fatti accertati, documentati e incontestabili, affinché la forza del diritto internazionale e i valori della fraternità e dell’umanità possano prevalere sull’uso indiscriminato della forza. E con in testa la pace. La pace, infatti – come sottolineato dal vescovo diocesano mons. Giuseppe Mazzafaro nel suo saluto iniziale – non può essere un pensiero tra gli altri o una possibilità tra le tante, ma il primo punto della lista, il più urgente, la priorità più importante rispetto ai tanti, troppi, conflitti ancora presenti in tutto il mondo. Prima che sia troppo tardi per un’escalation ancora peggiore. Perché, purtroppo, i rischi di un allargamento del conflitto sono aumentati, e quindi di un’ulteriore degenerazione che potrebbe portare non solo ad altri focolai di guerra ma anche a relazioni internazionali delle nazioni diversi da come le conosciamo oggi (anche dal punto di vista economico-commerciale). Per questo motivo, il contributo della Relatrice speciale dell’Onu sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi, Francesca Albanese, in questo preciso momento storico è ancora più particolarmente prezioso.