Il giorno 28 ottobre 2022 le ragazze e i ragazzi dell’istituto “Luigi Sodo” hanno avuto l’opportunità di incontrare e dialogare con padre Alejandro Solalinde, il quale ha donato ad ognuno una ricchezza che va ben oltre il materiale: quella culturale. Lo ha fatto condividendo il suo grande bagaglio di esperienze, di consapevolezze e di storie. Ad intervenire insieme al sacerdote sono stati il vescovo, mons. Giuseppe Mazzafaro, che con impegno e dedizione ha permesso questo meraviglioso momento, il dirigente, don Alfonso Luigi Salomone, il quale anche quest’anno, ancor di più permette agli alunni di prendere parte a prestigiosi incontri, di una scuola che come obiettivo non ha solo quello di informare, ma di formare e il rappresentante degli studenti Antonio Filadelfio Cappello, che ha moderato l’incontro, portando la voce di tutti i ragazzi su una tematica che è particolarmente sentita dai sodini. Padre Solalinde, ministro della Mobilità Umana del Pacifico meridionale del vescovado messicano, candidato al Nobel per la Pace, è una figura di spicco a livello mondiale, che si batte per la salvaguardia di milioni di migranti diretti dal Messico agli Stati Uniti, soggetti a rapimento e a commerci inimmaginabili e combatte i soprusi dei narcos, a volte purtroppo aiutati dalle autorità locali. Fa tutto ciò rischiando giornalmente la vita. Tuttavia il motivo del momento non è stato solo raccontare l’impegno di padre Solalinde, abile nell’esplicare la sua missione, la sua grande fiducia nella figura di Gesù e le debolezze dell’umanità intera, ma far sì che si andasse oltre il semplice e futile concetto di convegno in cui l’interlocutore parla e il resto ascolta passivamente; far sì che s’iniziasse ad essere parte attiva e rilevante della nostra società, continuando a seminare ciò che l’anno scorso è stato promosso dalla stesura del “Patto della Pace”. A farlo, come ha sottolineato il portavoce degli studenti, <<Dobbiamo essere soprattutto noi giovani, che saremo anche il futuro, ma siamo soprattutto il presente>>. Ovviamente, però, la domanda sorge spontanea: cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, a migliaia di km di distanza? E perché dovremmo farlo? I soprusi, le ingiustizie, il male non sono lontani da noi; li ritroviamo nel bullismo, in quei ragazzi che la sera escono per il solo sfizio di delinquere, in quel personaggio del proprio contesto sociale che sceglie di dettare legge, perché più forte. Da questi granelli si arriva alle mafie. Si può far finta di niente, ma prima o poi ognuno di noi si troverà costretto a misurarsi con queste realtà e lì due saranno le strade percorribili: farsi sottomettere, o far valere i propri diritti, quei diritti per cui generazioni prima di noi hanno combattuto. È per questa ragione che dobbiamo opporre alle risse lo stare bene insieme; all’etichettare le persone l’uguaglianza, alla violenza il dialogo, al razzismo momenti di condivisione e di amicizia, rispettandoci gli uni con gli altri nelle nostre diversità, consapevoli che non possiamo o dobbiamo cambiare nessun sistema o nessun fondamento, ma che possiamo migliorare, credendoci, impegnandoci. Noi abitanti del mondo di oggi, poi, abbiamo armi molto potenti: la tecnologia e i social. Usiamole con senno, puntando alla creazione di una rete per un nobile scopo comune, quella che nel “Patto della Pace” è stata chiamata “Inclusive zone”, che combatte con umiltà quei sentimenti di superiorità, di presunzione, di sentirsi migliori, che portano a tante discordie. Solo così, costruendo dal piccolo, saremo pronti un domani a disprezzare con fermezza le mafie e, ancor di più, le guerre, fondate sull’innalzamento di enormi muri e barriere, ma non solo materiali, ma nei cuori della gente. Un male che porta migliaia di Ucraini e Russi in questo momento a soffrire, a versare lacrime, a morire; un male che porta milioni di migranti venduti, sfruttati o uccisi, per portare avanti un disumano commercio di organi. Bisogna avere il coraggio di dire “No” a tutto questo e di “Fare no”, costruendo invece grandi ponti innanzitutto nelle nostre coscienze. Non si può realizzare la pace se interiormente si coltiva l’odio. Cicerone diceva: <<Non nobis solum nati sumus>>, ossia <<Non siamo nati solo per noi stessi>>. L’uomo nasce per essere un soggetto sociale e ognuno di noi, ogni giorno, ogni qual volta si relaziona, dà un contributo sociale, positivo o negativo. Oggi viviamo in una società che ha grandi potenzialità, progresso, possibilità di maggiore benessere, ma nonostante ciò una società insicura, agitata. Ciò che bisogna evitare è l’appiattimento delle personalità e soprattutto che qualcuno possa condizionare il bene supremo di ognuno, per cui ci sono state guerra, è scorso sangue: la libertà di scelta. Si deve essere promotori non di rivolte, ma di una rivoluzione, costruendo, seminando il bene. Non sempre si può comprendere ciò che è dietro determinate scelte politiche, ma la xenofobia, il razzismo, le violenze vanno riconosciute e condannate; perché non c’è pace senza giustizia. Forti di queste consapevolezze, la preziosa testimonianza di padre Solalinde ha inaugurato le assemblee studentesche per l’A.S 2022-23, a cui hanno preso parte delegazioni di rappresentanza dell’istituto “Telesi@” e dell’istituto “Carafa-Giustiniani” e i ragazzi del servizio civile presso la Caritas diocesana, affinché, continuando ad essere momento di organizzazione e di ascolto delle istanze di tutti, divengano un momento di forte impegno civico, fatto di proposte concrete per il nostro contesto sociale e per il nostro territorio, perché nessuno impedisce di far partire un cambiamento proprio da Cerreto Sannita o dalla Valle Telesina. Padre Solalinde ha avuto il coraggio, da solo, di avviare questa rivoluzione, con forza, perseveranza, umiltà e con amore. Nel ringraziarlo per la sua battaglia di ogni giorno, il nostro semplice invito di ragazzi fortunati è stato “NUNCA TE RINDAS!” (non si arrenda). <<La battaglia è dura, a volte si è soli, ma continui a trovare la forza: in Dio, negli uomini buoni, nelle donne buone, in quel bimbo che dal filo spinato, con i suoi piedini piccoli, corre veloce. Quel bimbo ha paura, non sa se riuscirà a sopravvivere, non pensa più ai suoi giochi, come dovrebbe, ma a correre, ancora, sempre più forte. I suoi sogni, le sue speranze, sono davanti ai suoi occhi. Corre ancora. In lontananza un uomo gli tende la mano. Il bimbo afferra quella mano con forza, ma con paura, trema. Ora è salvo, crescerà e forse potrà realizzare i suoi sogni, o forse non ci riuscirà, ma ciò che è certo è che dovrà sempre godere del bene supremo: la Libertà>>.
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