Maria, Madre del Coraggio e della Speranza

Cerreto Sannita statua Madonna delle Grazie
02-07-2019

Preghiera in onore di Maria SS. delle Grazie

Cerreto Sannita, Santuario Madonna delle Grazie, 2 luglio 2019

 

Santa Maria, mediatrice della grazia,

intercedi per noi il dono del coraggio.

Non l’eroismo che ci rende invulnerabili,

ma quella umanissima e insieme divina grandezza

che ci fa affrontare il quotidiano come lo hai vissuto tu.

Donaci il coraggio di credere in Dio, nel suo amore certo ed eterno,

che vuole per noi e che per noi sempre fa grandi cose,

che i superbi li abbatte dai troni e gli li umili innalza,

che non è spettatore della storia, ma la intesse con noi nella trama della libertà e dei piccoli gesti compiuti in nome Suo per amore.

Aiutaci a fidarci dell’Altissimo, anche e soprattutto quando sperimentiamo il bassissimo in noi, la nostra miseria, la melma nella quale a volte ci invischiamo, l’avvilimento, il non senso, la voglia di farla finita…

Attiraci nel tuo cuore di Madre e, con dolcezza, facci rialzare la testa per scorgere ancora e sempre l’azzurro del cielo, il sole che viene a visitarci dall’alto, la bontà di un Padre che è sempre e solo Provvidenza ed amore.

Raccontaci la tua fatica, Madre, quando anche per te il passo si faceva più incerto e pesante nelle preoccupazioni che mai ti sono mancate… anch’esse provvidenza di Dio per renderti davvero per noi Madre del coraggio e della speranza…

Prova a confidarci il tuo timore dopo quel Si affidato all’Angelo,

quando la tua mente ancora bambina si sentiva stordita dalla grandezza della rivelazione e dalla follia dell’Annuncio,

quando il tuo corpo vergine diveniva casa per il Figlio di Dio che cieli e terra non possono contenere…

Com’è possibile?

Mille e mille volte questa parola segnò il tuo credere, pellegrina anche tu nel cammino della fede.

E di questa domanda, che è pure la nostra, ne hai disegnato e vissuto tutte le sfumature.

Com’è possibile?

Intriso dei colori dell’alba della tua giovinezza, sotto lo sguardo amante del Dio della vita che in te tesseva una vita e la Vita in modo inspiegabile, oltre ogni logica umana.

Com’è possibile che la Vita voglia irrompere in noi sempre e comunque malgrado i nostri tentativi malsani di metterla a tacere …?

E allora Madre,

ricolmaci della tua fiducia e del tuo coraggio per scegliere la Vita sempre e comunque.

Donaci la follia di essere madri anche di figli scartati, incompresi, abbandonati, come alla fine lo fu il tuo… e in quel travaglio incomprensibile ai piedi della croce, dinanzi alla delusione di ogni promessa divina, ricordaci che il tuo dolore non era solo quello della madre che vede morire il figlio, ma quello della Donna nuova che partorisce i Figli redenti e attende lei stessa la Risurrezione… travaglio non di morte ma di Risurrezione…

Aiutaci, Madre dolcissima, ad entrare dentro le nostre ferite, a volte davvero spade che trafiggono l’anima, e ad attraversarle con umiltà, trasformandole in feritoie.

Aiutaci ad andare oltre ogni delusione, oltre ogni rifiuto stesso dell’amore, oltre ogni tradimento. Amare è accogliere anche l’ostilità dell’altro, il rifiuto dell’altro. Perché l’amore non si scoraggia.

Allenaci il cuore a riaccogliere noi stessi ogni volta che cadiamo, che sbagliamo, che tradiamo l’amore e ad accogliere chi ci ha ferito… trasmettici i tuoi sentimenti e il tuo sguardo mentre riaccoglievi gli amici di tuo Figlio uno ad uno, tutti sommersi dal peso del rinnegamento, seguaci entusiasti e paurosi, incapaci di reggere l’Amore dell’amato che per loro e per tutti dava la vita.

Com’è possibile che una madre riaccolga come suo Pietro che aveva detto di non conoscere Gesù, e tutti gli altri che anche senza dirlo a parole lo avevano tradito nei fatti …?

Com’è stato possibile per te continuare a sentirli gli amici più cari di tuo Figlio e ancora farli sedere alla tua tavola?

Com’è stato possibile per te guardarli ancora negli occhi e sentire sciogliersi il dolore e restare solo l’amore?

Ricordacelo, Madre, ogni volta che le diatribe ci fanno chiudere la porta del cuore, quando da una banale lite si alzano muri altissimi con il fratello o il vicino di casa e, pur accendendo ancora la candela davanti alla tua bella immagine in chiesa, ci dimentichiamo di quanto coraggio hai avuto nel perdonare, e di quanto vorresti che anche noi ne avessimo, perché il Regno dell’amore continui a diffondersi tra noi, nell’impossibile perdono che diviene realtà e profezia di tempi nuovi… Impossibile sempre possibile per chi crede!

Madre attenta e provvida, affina il nostro sentire e il nostro vedere perché, come ci hai mostrato a Cana, anche noi possiamo avere occhi e cuore… la mancanza del vino che tu denunciasti era affare degli sposi, colpa di chi non era stato in grado di amministrare correttamente gli affari di casa e di quella festa; eppure tu, dinanzi ad una gioia che rischiava di andare in frantumi, non ti voltasti dall’altra parte dicendo, come spesso facciamo noi: “sono affari loro, è un problema loro, che c’entro?”

Ti facesti occhi e cuore e facesti la tua parte, quella che noi solitamente giustifichiamo e deleghiamo, ignari di essere così complici di ogni mancanza della società, di alimentare con il nostro silenzio circuiti di povertà, di ingiustizie e di morte.

Facesti la tua parte con delicatezza ed umiltà, senza ricercare nulla per te, ma solo il bene dell’altro… denunciasti la mancanza di vino… parlasti… “non hanno più vino”, e quella parola divenne così foriera di ogni vera preghiera di intercessione… cioè, chiedere sì a Dio, ma impegnando noi stessi, senza lavarcene le mani…

Madre dell’impossibile che diviene possibile, se di miracoli ne vediamo così pochi non è certo perché Dio non intervenga, ma perché noi non interveniamo laddove Lui ci chiede di essere presenti perché ancora possa realizzarsi la Sua Parola in noi, come in te… perché Lui si affida a noi e ci affida gli uni agli altri…

Tu, Maria, che hai reagito difronte alle difficoltà, hai affrontato gli ostacoli a viso aperto, tu che ti sei ribellata dinanzi alle ingiustizie sociali del tuo tempo scendendo sulla strada e affrontando i pericoli, liberaci da ogni paura, aiutaci a vincere ogni forma di rassegnazione, a lottare contro l’indifferenza, a non cedere dinanzi alla stanchezza e alla tentazione di chi vuole farci credere che sia tutto inutile, che tanto non cambierà mai niente, che vince sempre il più forte, chi grida di più. Non è così. Vogliono solo anestetizzare e rendere innocua la nostra coscienza. E lo fanno in tanti modi.

Madre nostra, aiutaci ad entrare nella follia amante di Dio per l’uomo, per ogni uomo, aiutaci a fare e farci l’unica vera domanda capace di abbattere la nostra superbia e quella del mondo: com’è possibile che Dio ancora si fidi di noi, che povero e mendicante bussi alla porta del nostro cuore per chiedere ospitalità, accoglienza, che chieda un bicchiere d’acqua, un pezzo di pane, un tempo di ascolto, un sorriso, una carezza, uno sguardo capace di bontà e misericordia?

Aiutaci, Maria, a capire che sarà proprio la speranza del povero che non rimane delusa perché Dio è dalla sua parte, a costringere la fede cristiana ad uscire dalla comodità dei riti sacri che non toccano la vita e non trasformano la storia, per andare a guardare da vicino e con le lacrime agli occhi le molteplici schiavitù a cui oggi sono sottoposti milioni di uomini, donne, giovani e bambini… intere famiglie costrette a scappare dalla loro terra natia per elemosinare una vita più dignitosa, alla ricerca di briciole di umanità; orfani che vengono sfruttati dai massimi sistemi che ognuno di noi favorisce ogni volta che ci voltiamo dall’altra parte; giovani che cercano una realizzazione ma che si vedono costantemente tarpare le ali da chi è più forte di loro; uomini e donne vittime di ogni forma di violenza, dalla prostituzione alla droga all’emarginazione, sfruttati ed umiliati; i tanti immigrati ingannati e strumentalizzati per uso politico a cui sono negati la solidarietà e l’uguaglianza, a cui spesso neghiamo la vita annebbiati dalle nostre paure e dal nostro egoismo; i senzatetto e i senza lavoro che percorrono le nostre strade con il cuore ferito e le mani tese senza riuscire ad incrociare il nostro sguardo, senza riuscire ad attirare la nostra attenzione.

Davanti a questo scenario, intriso di tristezza e di amarezza, insegnaci Maria che possiamo dirci davvero cristiani soltanto se riusciamo ad allargare il cuore, ad essere artigiani di speranza, compagni di strada ad immagine di Gesù Cristo che trasforma la vita dal di dentro e la orienta all’amore verso il prossimo, verso ogni uomo e ogni donna, senza preferenze.

Insegna a tutti noi, che ci diciamo credenti, a prendere posizione davanti al dolore del mondo, a provare compassione per l’altro, ad essere strumento della liberazione operata dal Figlio tuo.

Insegnaci che l’invito di Gesù a portare la Croce trova la sua realizzazione nell’alleviare il dolore del fratello che ci è accanto, condividendone il peso con lui fino a cadere insieme a lui per poi, insieme, rialzarsi. Proprio come ha fatto Lui.

È solo così che possiamo davvero essere generatori di vita e di speranza.

Rendici capaci di saper intercettare il bisogno di Dio che hanno i poveri, offrendo loro le nostre mani, il nostro cuore, i nostri occhi, consapevoli che: «A volte, basta poco per restituire speranza: basta fermarsi, sorridere, ascoltare».

Rendici capaci di saper scorgere nella loro vita i segni della grazia divina, nel loro volto i tratti del volto di Cristo.

Com’è possibile che l’Altissimo ancora scenda sulla terra e dalla terra faccia sentire il Suo grido appassionato: “ho sete!” dentro la fame e la sete di amore di ogni cuore?

Com’è possibile che ognuno di noi, con la piccolezza di una vita messa al servizio del regno possa essere strumento per le grandi cose che Dio vuole ancora realizzare oggi?

Maria, donna audace e coraggiosa, aiutaci ad affrontare le nostre paure, perché il contrario della fede non è l’incredulità… ma la paura… e la paura è anche il contrario della speranza, perché impariamo ad affidarci al Dio dell’amore e della vita, al Dio che è vivo e ci vuole vivi, profeti dei tempi nuovi, testimoni dell’incredibile.

Mentre scrivo, la foto di un papà abbracciato alla sua figlioletta sulle sponde del Rio Grande dice che cosa siamo diventati. Provo una immensa tristezza. Così come immensa tristezza è quella che si prova dinanzi alle navi cariche di migranti. Una tristezza che indigna, ma anche un’indignazione che diventa germe di un cristianesimo dagli occhi aperti, capace di fare la differenza e di trafiggere, con coraggio, il muro dell’indifferenza, della paura e dell’odio.

E allora coraggio, porzione di Chiesa Amata da Dio, si incarni in te il mistero di Maria, e da questa terra germogli ancora il Salvatore portando pace e gioia, giustizia e santità. Umanità vera.

Amen!