L’AMORE HA SACRIFICATO SE STESSO PER NON MORIRE – Lettera del Vescovo Mimmo per la V Domenica di Quaresima, 7 aprile 2019

05-04-2019

“Già mi vedevo ricoperta di pietre, già sentivo il fiato sul collo della morte tra quegli sguardi colmi di odio… un dolore atroce al braccio illividito… uno di quegli uomini mi aveva scoperto e subito strappata all’uomo con cui stavo… mi tirò il braccio con una tale violenza da farmi mancare il fiato… cominciò a trascinarmi per strada, e pian piano sbucavano altri uomini rabbiosi che raccoglievano pietre e si univano al corteo improvvisato…

Mi sentivo stordita, confusa… avevo cercato l’amore tra le braccia di quell’uomo e d’improvviso, senza capire come e perché, mi ritrovavo preda di una moltitudine furiosa che inveiva contro di me.

Un gesto intimo, il più intimo, spiattellato sulla bocca di tutti, tirata sulla strada perché tutti sapessero e vedessero… non erano i miei vestiti strappati a rendermi nuda, ma il fatto che quegli uomini pii avevano violato la mia intimità per un senso di giustizia… può la giustizia di Dio umiliare una donna così?

Colta in flagrante adulterio… la mia sorte ormai era segnata… eppure non riuscivo a capacitarmi da dove fossero sbucati quegli uomini per stanarmi dal mio nascondiglio…

Di certo mi avevano seguita… si erano appostati per scorgere il momento propizio…

Io, sempre in cerca d’amore, oggetto di tanta cura e premura… che cura e premura!

Il corteo trionfante avanzava verso il tempio per assicurare che la legge di Mosè fosse fedelmente eseguita. Tutti contenti che un peccatore in meno avrebbe abitato nella terra d’Israele. Una peccatrice in meno, scusate… perché da noi solo le donne peccano!

Del resto appartenevo a quel popolo e quelle leggi seppur vagamente le conoscevo… avrebbe dovuto saperlo! Doveva pensarci prima di farlo! Ora paga la pena per il suo peccato! Ben gli sta! Gli è piaciuto… quelle pietre nelle mani parlavano e una dietro l’altra prima di esser lanciata diceva le sue ragioni…

È vero… ho miserabilmente tradito il mio uomo, e non una volta sola… chi stava sulle mie tracce sapeva dove trovarmi perché c’era già stato lui!

Eppure non riuscivo a rendermi conto di quello che mi stava accadendo. Dov’erano finiti i miei amanti? Avevo forse peccato da sola? E quell’uomo che mi stringeva tra le braccia godendo del mio corpo ora dov’era? Possibile che mi amasse e mi lasciasse al mio infame destino? Nemmeno una briciola di pietà!

La processione arrivò al suo capolino, fui buttata in mezzo alla sala, tutti ben pronti intorno con le loro pietre… bisognava però che qualcuno desse il placet ed era finita! La paura mi assalì terribilmente la mente si annebbiava, sudavo freddo… sentivo che quegli uomini discutevano animatamente con qualcuno e che quelle voci pian piano si affievolivano, avevo gli occhi chiusi aspettando la prima pietra… ma non arrivava.

Cominciai a riconquistare lucidità e avevo l’impressione che intorno a me ci fosse vuoto, che fossero spariti tutti. Dov’erano?

Donna, dove sono? Una voce all’improvviso mi raggiunse toccandomi il cuore, tremante ed incredula alzai un pochino la testa per capire chi fosse a parlarmi… frazione di secondi ancora una domanda: nessuno ti ha condannata? Lo guardai diritto negli occhi quell’Uomo e risposi meravigliata di poter ancora ascoltare la mia voce: nessuno, signore.

Cosa accadde in quel momento non si può raccontare… può capirlo solo chi quello Sguardo l’ha incontrato…

In quel momento e per la prima volta sentii il dolore del mio peccato. Sotto quello Sguardo capii che non avevo tradito soltanto il mio uomo, ma avevo tradito l’Amore.

E l’Amore non mi condannava… nemmeno io ti condanno mi disse quell’Uomo! Va in pace e non peccare più.

Quella parola “donna” pronunciata con tanta dolcezza e passione da un Uomo completamente diverso da ogni altro che avevo incontrato guarì la mia sete d’amore e le tante ferite procuratemi negli anni per colmare quel vuoto.

Quello Sguardo amante e vergine mi ridonò la verginità perduta e venduta, e quella pace mai prima sperimentata mi restituiva la libertà di poter fare del mio corpo un dono e non una svendita al miglior offerente.

Fu come un battesimo, entrata come peccatrice ne uscii perdonata, entrata ferita ne uscii guarita, entrata ormai destinata alla morte ne uscii danzando la vita.”

***

Ho pensato di iniziare così la mia riflessione per questa ultima domenica di Quaresima: ho provato a dare a lei la parola e a lasciare che ci raccontasse quello che ha vissuto e che ci parlasse del Maestro. Molti desiderano ascoltare Gesù e lo raggiungono al tempio ma a nessuno di quelli è capitato di essere esposto al suo sguardo, davanti a tutti, come è capitato a questa donna. Forse donne come lei hanno provato tante volte a parlare e continuano a farlo ma non sono ascoltate. Chi è davvero questa donna che mentre viene trascinata dagli uomini nel mezzo è scelta da Dio per conoscere il suo cuore di Padre? Non sappiamo le cose che la donna farà dopo questo episodio, sappiamo solo che la sua vita sembrava finita, fallita, mentre le viene ridonata tra le mani, nuova. Volevano annientarla, ma Dio risorge nel cuore e negli occhi di chi è prostrato dall’ipocrisia e dall’odio, dall’egoismo del fratello. Dio risorge sempre perché è morto davvero su quella croce, ha attraversato davvero il buio della coscienza insidiata dal dubbio, dal peccato del fratello, dalla violenza del forte sul debole e sull’innocente. Conosce quel momento. L’ha attraversato perché non vi restassimo da soli e la disperazione non fosse l’ultima parola sulla realtà ma lo fosse l’amore, il suo. L’amore ha sacrificato se stesso per non morire, per lasciarsi riconoscere come dono e in ogni dono, in ogni vita.

Dio si lascia incontrare e conoscere attraverso parole e gesti umani. Lo fa anche con questa donna, lo fa anche con i farisei e gli scribi che vogliono solo metterlo alla prova. Non è il Dio dalla facile carezza, non è il Dio che condanna gli accusatori. È il Dio dei processi interiori, del travaglio, della trasparenza del cuore, della cura della verità; è Dio perché desidera incontrarci nella parte più profonda di noi, dove noi siamo capaci di farci amare e di amare. È il Dio che non guarda l’uomo da fuori, lo guarda da dentro. Non invade la sua interiorità ma la ama.

Gesù si china e scrive per terra. Non fa altro. La giustizia di Dio non fa altro. Condivide il silenzio della donna. Come può Gesù spiegare quello che sanno e non comprendono, che l’uomo è chiamato a riconoscere l’altro in quanto persona? Dovrebbe essere scontato ma non lo è. Come può spiegare che la parola sull’altro nasce dalle radici del cuore, dalle ferite che lo hanno segnato ma che lo hanno anche nutrito? Come può spiegare che la vita dell’altro vale almeno quanto la nostra?

Un momento umiliante. L’intimità della vita di una donna è esposta a parole offensive e sprezzanti, a una luce che pietrifica, raffredda, annienta, svuota. Quell’intimità è raccolta da chi si china sul suo silenzio di donna, di debole, di sfruttata, di peccatrice, e lo sposa, lo porta con sé, se ne fa carico. Gesù non parla, si china e scrive per terra. Gesù è sempre in silenzio di fronte all’accusa dell’altro, di fronte alle accuse che intavoliamo noi stessi dentro di noi. Gesù è in silenzio e anche il Padre attende da lontano. Lo dimentichiamo sempre, ogni volta che sorprendiamo la nostra libertà piegata ai nostri egoismi, a desideri nascosti, a tradimenti, a illazioni, a pretesti, a pensieri maliziosi. È in silenzio di fronte a ogni tipo di accusa e in ogni tribunale. Egli parla nel vento leggero che è ancora vivo nel cuore. Parla nel nostro spirito capace di cogliere il confine tra verità e menzogna. Egli è in silenzio perché ha fiducia in quei passi a noi possibili.

I farisei incalzano per farlo parlare. Violano il silenzio di Dio. La legge può ferire il volto del fratello già segnato. Persone che si credono corrette secondo una giustizia legalistica non sono capaci di discernere secondo il cuore di Dio, non sono capaci di dare volto all’umano, non sono capaci di vedere il bene per farlo.

Dio è in silenzio anche con noi. La nostra fragilità è la via aperta a comprendere le ragioni dell’altro ma anche a capire le chiusure dovute all’incapacità di assumere pienamente la propria storia personale.

Un silenzio che ridona dignità alla donna e agli altri. Chi sei tu veramente? Dove dimora il tuo cuore? Dove tieni nascosta la tua storia? E tu, donna, chi ha potuto sfiorarti con quella pietra dura che ferisce anche le mani che la stringono?

Con te, donna, come ti chiama Gesù, noi ci riconosciamo figli amati e perdonati sulla croce del silenzio, di parole centellinate, di occhi sempre capaci di rispetto. Noi, figli esposti con Lui, nella sua ora più dura, raccolti nel suo sacrificio. Noi, diventati in Lui fratelli perché figli. Noi, perdonati perché l’amore è morto ed è risorto. Noi, fratelli affidati gli uni agli altri perché l’odio non è ancora placato, il peccato è ancora efficace. “Donna, nessuno ti ha condannata? Neppure io!”

Sovrabbondanza della grazia! Gesù aspetta di poter parlare mentre il suo sguardo già parla con le parole del tuo dolore, della tua vergogna, del tuo fallimento, con il cadere delle pietre dalle mani di quelli che volevano toglierti la vita. La sua misericordia conduce nel tempo del perdono. Tu puoi andare, puoi vivere in modo diverso, nuovo, tu puoi vivere chinandoti su chi scopri di vedere, comprendere, sentire, su chi soffre, su chi spera nel bene, in una parola di vita. Tu puoi chinarti e non aver paura di perdere la vita amando. Tu puoi chinarti pur sapendo a cosa stai andando incontro. Il tuo peccato si allontanerà da te e il tuo cuore sarà casa ospitale per tutti. Tu conosci le forze che ti mancano, la debolezza che emerge di fronte al tradimento, alla dipendenza, al bisogno di approvazione; tu conosci l’asprezza delle parole verso l’altro, verso Dio, conosci il tuo dubbio. Chi può restituirti all’altro, alla tua storia amata e perdonata? Lasciati riconciliare con Dio, non gli interessa altro, gli interessi tu, che tu viva, che tu gioisca profondamente, sempre.

Tu puoi amare come ama Lui! Tu puoi guardare l’uomo come lo guarda Lui!

Ho letto qualche giorno fa (dagli Atti del XXV Convegno ecumenico internazionale): «Quando l’uomo ha pietà del suo prossimo che ha peccato, la giustizia di Dio si fa misericordia».

Chi ha incontrato il volto dell’altro nella gratuità, ha visto la giustizia di Dio che è misericordia, ha visto l’amore rinascere nel vuoto interiore, nella solitudine, nel deserto, nelle contraddizioni. Sono ancora i sofferenti, i dimenticati, i deboli, che ci annunciano il vero cambiamento! Gesù continua a scrivere col dito per terra… sta scrivendo che ci affida gli uni alla cura degli altri. Lo scrive per terra, lo scrive nel silenzio, per ricordarci che è scritto nei nostri cuori e che tutta la nostra esistenza è un’opportunità per scoprirlo e viverlo. Possa davvero germogliare questo seme nel nostro cuore, seme di speranza, di fraternità, di futuro e beati noi, perché «chi desidera vivere con dignità e pienezza non ha altra strada che riconoscere l’altro e cercare il suo bene» (Evangelii gaudium, 9)!

† don Mimmo, vostro Vescovo