Comunicato circa le disposizioni relative al Coronavirus

Carissimi,

quello che stiamo vivendo è sicuramente un tempo di incertezza, abitato dalla paura e dalla prova.

Il nuovo virus che si sta diffondendo nel nostro Paese e in tutto il mondo desta molta preoccupazione ma dobbiamo stare attenti: un clima di paura e di panico non salva dalla possibilità del contagio, ma ci rende sospettosi, inquina lo sguardo del cuore, facendoci vedere nell’altro che abbiamo accanto una minaccia piuttosto che un fratello. Sono convinto, oggi più che mai, che siamo chiamati a riscoprire il valore del nostro essere comunità, ad intensificare gesti concreti di speranza e di comunione piuttosto che di chiusura e separazione; come l’errore di ciascuno si ripercuote su tutti così il comportamento virtuoso di ciascuno aiuta tutti.

La paura, che sembra essere l’unica fonte di ossigeno che respiriamo in questi giorni, può e deve diventare un punto da cui far ripartire la vita. Siamo messi di fronte alla nostra vulnerabilità, alla nostra fragilità ma, come più volte ci siamo ripetuti, la vulnerabilità è luce e ogni fragilità può diventare opportunità. Il nemico da sconfiggere è il Coronavirus, ma dobbiamo impedire che vinca un altro nemico, ancora più subdolo, l’isolamento.

Da più parti ci viene suggerito di tenere le dovute distanze, di limitare abbracci e strette di mano ma non possiamo fare a meno del cuore. Alle misure di distanza possiamo rispondere con la vicinanza relazionale; qualcosa che si faccia premura, cura, accompagnamento. Non sconfiggeremo il virus se saremo più soli, ma se saremo più vicini, seppur in una distanza a prova di contagio. Non usciremo da questa prova isolando noi stessi e gli altri, ma creando ponti capaci di non far andare alla deriva nessuno, cominciando dai più deboli, da chi fa più fatica.

Attenzione: l’ansia non solo è inutile, ma potrebbe persino abbassare le nostre difese.

Abbiamo due alternative tra cui scegliere: il nulla o la vita. Il cedere alla paura o l’accogliere la precarietà di questi giorni sentendoci coinvolti e responsabili di noi stessi e degli altri. Noi vogliamo scegliere la vita, senza cedere alla paura, lasciandoci toccare ed abbracciare da Dio senza temere contagi, senza chiuderci in noi stessi ma provando a coltivare semi di speranza. Abbiamo il dovere della speranza, la responsabilità della speranza.

Siamo chiamati a vivere questo tempo rinnovando la nostra fede, nella certezza che il Signore non ci abbandona. Questa è la speranza di cui dobbiamo dare ragione. Abbiamo perciò bisogno dell’Eucarestia. Nell’Eucaristia si afferra il “qui e ora” per farne già “l’aldilà”. L’Eucarestia è la forza che trasforma la notte in giorno, il tradimento in dono d’amore, Giuda in Giovanni. L’Eucarestia non è dolciastra, ma è vera quanto più è drammatica: non è quella celebrata con il pane degli angeli ed astrattamente incensata, ma l’Eucarestia più vera è quella che coinvolge le tue lacrime, le tue fatiche, i tuoi dolori, i tuoi drammi.

Solo nutrendoci di questa verità possiamo davvero incarnare il Cristo e lasciarci abitare, possiamo dare un senso alla nostra vita e alle nostre opere, dare un senso a questo momento. Per andare oltre ogni paura.

Pertanto, in comunione con quanto già espresso nel comunicato della Conferenza Episcopale Italiana e in quello della Conferenza Episcopale Campana, fino al 15 marzo p.v., per accrescere lo spirito comunitario del nostro essere Chiesa attenta alla vita del mondo, vi esorto a tenere aperte le chiese per favorire la preghiera o l’adorazione personale dei singoli fedeli o di piccoli gruppi. Viene, quindi, confermata la possibilità di celebrare l’Eucarestia avendo cura di applicare le indicazioni comunicate in precedenza. Sono sospese tutte le attività, le manifestazioni e le iniziative a livello foraniale e diocesano.

Per l’attenzione richiesta in queste circostanze e per il tempo indicato, sono sospese le attività di catechesi a bambini o giovani e quelle iniziative che potrebbero non garantire l’osservanza delle indicazioni sanitarie.

Per i matrimoni e i funerali si incoraggi solo la partecipazione dei familiari più stretti. Non si neghi la comunione agli anziani o agli ammalati che la richiedono a casa.

Si auspica che queste limitazioni siano osservate con senso di partecipazione e di corresponsabilità per la vita della comunità, accogliendo con disponibilità le mediazioni che potranno essere suggerite dai parroci, che nel discernimento troveranno le modalità di applicazione più opportune.

In conclusione, invito tutti ad intensificare la preghiera. La preghiera non è un amuleto-portafortuna ma la forza nella nostra vita. Pregate per chi soffre, per gli ammalati, per chi non crede, per chi non trova le parole giuste, per chi è schiacciato, per chi è solo… pregare ci aiuta a non dimenticare che Dio è dalla nostra parte. Pregare è abbandonarsi nell’abbraccio di Dio Padre.

Questo è il tempo del coraggio, della fiducia e della cura. E’ il tempo delle responsabilità e della speranza.

Maria, salute degli infermi, custodisca e accompagni il nostro cammino.

don Mimmo, vostro Vescovo