SI PRESE CURA, in cammino da Gerico a Gerusalemme

“Pagherò al mio ritorno”

E in mezzo a questo mare
cercherò di scoprire quale stella sei.
Perché mi perderei
se dovessi capire che stanotte non ci sei.

È la notte dei miracoli, fai attenzione.”

(LA SERA DEI MIRACOLI, Lucio Dalla)

Non solo il samaritano paga di tasca sua e ci rimette, non recriminando e non lamentandosi, ma garantisce all’oste che ciò che spenderà di più per quell’uomo, glielo rimborserà al suo ritorno. Dunque due verbi sono racchiusi in quest’espressione: pagare e ritornare. Pagare nel tempo e ritornare nello spazio. Rispetto all’uomo, è Dio che paga ininterrottamente, declinando il tempo all’infinito: quello dell’amore. E’ Dio che abita il futuro nel presente, un Dio che è sempre in perdita.

Assumere lo sguardo gratuito di Dio significa ritornare su quelle ferite, su quelle piaghe sociali. Perché l’amore ci dimostra che i gesti verso l’altro non possono e non devono essere a tempo determinato. Il samaritano, il giorno dopo, parte con la promessa di ritornare. Perchè prendersi cura di qualcuno non è un qualcosa di superficiale e momentaneo, ma è attenzione che dura nel tempo. Ecco perché si prende cura di quell’uomo prima, durante e lo farà anche dopo averlo incontrato, conosciuto, visto e amato. Come sta provando a fare il vescovo Mimmo, che questa mattina ha accarezzato e benedetto tutti gli ammalati dell’ospedale “Sant’Alfonso Maria de’ Liguori”. E’ ritornato da loro dopo la via Crucis foraniale della scorsa settimana, che è tenuta proprio nello spazio esterno dell’ospedale. Così com’è ritornato ad Amorosi ad incontrare la famiglia di Carmen, la 21enne che perse la vita 10 anni durante il terremoto a L’Aquila.

Al tempo di Gesù, l’ostilità fra giudei e samaritani era ancora viva. Tanto che i samaritani non erano considerati né connazionali, né prossimi, né tantomeno affidabili, ma pagani. Eppure, a discapito di sacerdoti e leviti, è proprio uno di loro, un samaritano, che ci mostra l’amore vero e incondizionato. Gesù non parte dal ruolo, dalla condizione sociale, dalle etichette che attribuiamo agli altri, ma guarda al cuore e ci chiede la conversione dello sguardo.

La parabola del buon samaritano da questo punto di vista non è una tra le parabole ma è quella che, secondo Gesù, meglio esprime cosa significa rimanere umani. Il samaritano è una persona che incontra, vede e dona tutto sé stesso perché è innanzitutto colui che, nella propria emarginazione, ha sperimentato la sofferenza e l’esclusione. Quindi la compassione è davvero il fondamento dell’azione di Dio ed è il senso dell’andare verso Gerusalemme. E’ ritornare per poter ripartire. Insieme.