Solennità di Sant’Antonio di Padova, Patrono della città di Cerreto Sannita e della Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti

Chiesa Cattedrale, Cerreto Sannita (BN)
13-06-2022

Care sorelle e cari fratelli, con grande gioia celebriamo la Solennità del nostro Patrono, Sant’Antonio di Padova, uomo di Dio, che ci aiuta oggi a sollevare lo sguardo da noi stessi, ci aiuta oggi a rispondere alle domande del nostro cuore e ci spinge a convertirci, cioè a cercare la luce per camminare nel buio di questo mondo. Dopo i due anni della pandemia, finalmente quest’anno potremo portare Sant’Antonio in processione per il nostro paese e cantare, pregare per lui e con lui; in particolare chiederemo, per intercessione di S. Antonio, il dono della pace. Cammineremo insieme perché nessuno è un’isola, il nostro essere insieme fa di noi un popolo. Vogliamo imparare a camminare insieme anche nella vita perché quando la strada si fa tortuosa ed in salita vogliamo che nessuno resti indietro. La vita stessa è un cammino, un pellegrinaggio a volte bello, altre volte tragico in cui però non siamo mai soli, ma il pastore buono è con noi e questa è la nostra forza. Dice il salmo 23: “Se dovessi camminare in una valle oscura non temerei alcun amale perché tu sei con me”. Sant’Antonio, lo vediamo, continua a mostrarci con tenerezza il Signore Gesù, il bambino nel quale contempliamo la grandezza della scelta di Dio, perché possiamo anche noi prenderlo in braccio, stringerlo a noi e sentire la sua presenza, accoglierlo nel nostro cuore per imparare da Lui a vivere un cristianesimo felice. Sant’Antonio è raffigurato con in mano anche il giglio, segno di purezza, quella del cuore: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”. Saluto i sacerdoti presenti, il caro vicario don Antonio, il Sindaco e l’Amministrazione comunale…

Viviamo in un mondo che è una Babele. Sembra così difficile, impossibile capirsi! Nel mondo globalizzato vediamo sorgere muri dettati dalla diffidenza, arroganza, discriminazione. Quando gli uomini non si riconoscono fratelli tra loro facilmente crescono discordia, la violenza e la guerra, perché il male è un istinto che approfitta dell’assenza dell’amore, arma i pensieri e le mani, fa vedere il prossimo come un concorrente pericoloso o un nemico, nasconde i sentimenti più umani e viene fuori il peggio di sé stessi. Nella tragedia della guerra in Ucraina riviviamo oggi tutti i frutti del male, di tanti semi che abbiamo fatto crescere, come i tanti pezzi dell’unica guerra mondiale. È una sofferenza terribile, che noi capiamo solo in parte ma che dobbiamo combattere con le armi della ragione, della fede e della pace. A noi, che abbiamo sete di speranza, di vita, di futuro, viene offerta liberamente l’acqua buona dell’amore di Dio. Ecco il segreto di Sant’Antonio, che in realtà è quello dei cristiani: prendere sul serio la Parola che dona la vita, prendere in mano il libro (venerarlo come facevano San Francesco e Sant’Antonio) perché cresca la presenza di Cristo nei nostri cuori. Non si capisce la Parola senza viverla perché non è una lezione, e l’amore vissuto ci aiuta a comprendere il Vangelo. Antonio è una fonte di acqua viva. Chi beve la sua parola diventa una sorgente, perché dalla sua vita sgorgheranno fiumi di acqua viva.

Il cristiano non consuma l’acqua per sé. Anzi. Chi beve darà da bere, chi trova amore lo regala, chi lo regala lo riceve. Il cristianesimo felice non è prendere, ma regalare, non è possedere ma condividere, non è chiudersi ma aprirsi alla vita ed agli altri. Il Cristianesimo felice di S. Antonio di Padova è stato radicato in due cose: la Parola di Dio e la vita nella famiglia francescana. Il nostro tempo è malato perché pone come modello una felicità senza gli altri, piega tutto all’io, fa girare tutto intorno a sé, nell’inganno, così, di trovare la felicità. Lo Spirito di Dio invece apre, non chiude; unisce senza confusione; non divide, distingue, non confonde. L’amore di Dio è un fuoco, riscalda e illumina, brucia la paura e l’orgoglio, scalda ciò che è freddo e piega ciò che è rigido. Che grande inganno ridurre l’uomo ad un’isola, facendo credere che è padrone della sua vita da solo! È l’amore che ci fa tirare fuori la parte migliore mettendola a servizio del Signore e della sua Chiesa.

Ogni dono è importante e non c’è nessuno che non sia un dono e non abbia un dono! Essere tutti in relazione gli uni con gli altri e lo Spirito permette di pensarci insieme, ma lo possiamo capire solo amando e lasciandoci amare dal Signore.  Disse S. Antonio in uno dei suoi Discorsi: Chi è pieno di Spirito Santo parla in diverse lingue – cioè parla con tutti – le diverse lingue sono le varie testimonianze su Cristo: così parliamo agli altri di umiltà, di povertà, di pazienza e obbedienza, quando le mostriamo presenti in noi stessi. La predica è efficace, ha una sua eloquenza, quando parlano le opere. Cessino, ve ne prego, le parole, parlino le opere. Purtroppo siamo ricchi di parole e vuoti di opere ……., così diceva Antonio. Gesù parlando dei discepoli diceva: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno. È proprio vero. Senza le opere la fede è morta! Per questo ci ha detto il Vangelo che il Signore agiva insieme ai discepoli e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. La Parola senza i segni si svuota.  “Il parlare è vivo quando parlano le opere” e poi ancora: “Siamo pieni di parole ma vuoti di opere” diceva Sant’Antonio. La legge nostra, ricorda sempre S. Antonio, è mettere in pratica quello che ascoltiamo e diciamo. Parliamo dunque come lo Spirito ci dà di parlare, dice S. Antonio, e il “suo Spirito ci faccia ardere di amore di Dio e con la parola illuminiamo il prossimo”, soprattutto con la luce della pace. Diceva sempre S. Antonio: “La prima pace devi averla con il prossimo, la seconda con te stesso e così avrai anche la terza pace, quella con Dio”.

I discepoli di Gesù ricevettero un mandato: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura”. Siamo chiamati a comunicare il Vangelo del Signore risorto. La Pentecoste ci dona la forza di farlo. Il Vangelo cambia i cuori! La via, per provocare un cambiamento in bene di questo mondo, è cambiare i cuori con il Vangelo. Non ci sono ricette facili o vincenti.

Vivere da cristiani è cosa seria. Vivere da cristiani è cosa gioiosa e seria allo stesso tempo. Serio non è triste. Facciamo cose serie e siamo nella gioia. È la gioia di chi non vive più per il proprio interesse, ma per quelli di Gesù Cristo, come dice l’apostolo Paolo. È la gioia e la serietà di chi ha cercato di liberarsi dalla vanità, dal possesso delle cose e delle persone e soprattutto dalla paura, dal peso di sé stesso. Vivere da cristiani è una cosa seria e felice. È possibile infatti un cristianesimo felice. Oggi, con S. Antonio ci diciamo che è il tempo in cui entrare nella via del cristianesimo felice, vivendo il Vangelo e rendendo felici gli altri. Il cristianesimo felice è fatto di persone che non si pensano da soli ma vivono, camminano e operano insieme in una comunione, fatta di parole e segni comuni, con legami personali amichevoli e affettuosi. E che vogliono rendere felici gli altri.

Ognuno può cambiare di più questo mondo, ed essere un gran segno di amore! Come affrontare la vita di ogni giorno? Come andare contro corrente? Come non dissipare il dono dello Spirito e la sua forza di amore? Dobbiamo crescere interiormente, legarci di più a Gesù, credere di più alla Parola di Dio.  S. Antonio ci doni la sua passione per Gesù e per la sua Parola.

E così sia.

† Giuseppe, vescovo