Care sorelle e cari fratelli,
in questa solenne liturgia del Te Deum di fine anno, mentre celebriamo la divina maternità di Maria, siamo anzitutto chiamati a lodare Dio e a rendere grazie a Lui, perché non ci ha mai lasciati soli, per tutto quello che ci ha donato, perché ci ha amati e protetti durante quest’anno. Rendiamo grazie soprattutto per il dono della sua Parola con la quale, generosamente, in quest’anno, ha parlato alla nostra vita. Mettiamo da parte l’abitudine al lamento e al pessimismo e lasciamoci toccare dalla grazia di Dio che ci sostiene e ci accompagna. Il Signore infatti è grazia, misericordia, amore per noi e per tutti. Nel dono del suo Figlio Gesù a Natale abbiamo gustato la gioia della sua presenza e abbiamo ricevuto la luce di Betlemme che illumina le tenebre degli egoismi, delle ingiustizie, della violenza del mondo, dell’inimicizia che separa e ostacola il vivere insieme.
Con il Natale di Gesù inizia un nuovo tempo, tanto che il mondo ha preso a contare gli anni dalla sua nascita. È dal Natale che bisogna ripartire per questo nuovo anno che si apre davanti a noi. È in quel Bambino che vogliamo trovare forza e speranza per camminare nell’anno nuovo. È questo il nostro Te Deum: dire grazie per il dono del Bambino Gesù alla nostra vita, al mondo intero. Il Natale chiede ad ognuno di accogliere questo Bambino che chiede aiuto e protezione. Sì, il Natale è una domanda di amore per i deboli, una domanda d’amore per il mondo intero.
Con la nascita di Gesù, tutto è possibile, soprattutto tutto può cambiare. Abbiamo questa grazia: con il Vangelo tutto può cambiare! Tutto, cari amici, possiamo in lui che ci dà forza. È per questo che ringraziamo. È con questa fiducia che vogliamo entrare nell’anno nuovo.
Questo Natale ha una particolarità: quello di essere Natale nelle nebbie del Covid-19 e nella luce della liberazione. Ci siamo fatti gli auguri per il Natale, ci faremo gli auguri per l’anno nuovo. Perché sia un anno buono per noi oltre che per gli altri dobbiamo vincere i tanti distanziamenti quelli del cuore, quelli che ci tengono lontani, il pregiudizio, l’indifferenza, l’amore per noi stessi che non ci fanno dare valore alla vita degli altri. Betlemme non è soltanto nella Giudea, ma è nella mia città e nel mio paese. C’è Betlemme in ogni città, perché lì nasce il Signore. Il Signore nasce nei luoghi, nelle case, nelle istituzioni che nessuno visita. Gesù ha il suo Natale nelle periferie, tra soli, poveri e gli umili. Lì, la sua presenza dona tanta gioia, come ai pastori che si stupirono quando videro Maria, Giuseppe e il bambino. Ci ha detto l’apostolo Paolo: “quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli.”
Il Figlio di Dio nasce in mezzo a noi: non siamo più orfani, ma figli, parte della sua famiglia, fratelli dei poveri, amici in una fraternità benedetta dal Signore. Con Gesù, noi rinasciamo, aprendoci alla Parola e alla sua presenza: siamo “fratelli tutti” con i vicini e i lontani, chi ci è noto e chi non conosciamo. Il Figlio di Dio è con noi, chi sarà contro di noi?
“Maria – dice il Vangelo – custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Vogliamo difendere il dono del Natale? Custodiamo nel cuore, nelle parole e nei gesti quello che abbiamo ascoltato e vissuto. Chiediamoci con speranza: che cosa possiamo cambiare nella nostra vita con il Natale?
Cari amici, il Natale possa davvero essere un nuovo inizio per tutti noi nell’anno che aspettiamo. Chiediamoci con umiltà che cosa cambiare in noi, per poter contribuire al cambiamento del mondo, ancora troppo segnato dalla violenza e dall’odio, dalla contrapposizione, dall’insulto, dal disprezzo verso la vita più debole.
Maria, Madre di Dio, ci insegni a vivere non intorno al nostro “io”, ma a Gesù, parola di Dio fatta carne, che ci rende un “noi”, un popolo, una comunità. Maria ha avuto da Dio il Dono di Gesù ed ora lei lo dona a noi. Accogliamolo scegliendo l’umiltà e iniziando da chi è più povero e solo. È questa la via della gioia per tutti gli uomini che Egli ama e che scoprono come sono amati. Il Signore lo sa e ci vuole dare speranza. I grandi cercano la gioia nelle cose grandi, nell’affermazione di sé, nei palazzi del potere di Gerusalemme dove pensano di diventare importanti e si vendono per un po’ di considerazione. Ma lì non nasce nulla. Dio si fa umile, piccolo, si regala e lo trovano gli umili. I pastori sono gli umili che si lasciano guidare dalla Parola di Dio.
Noi crediamo sia possibile un mondo migliore di quello che lasciamo alle spalle. Ognuno scelga con responsabilità di contribuire alla sua nascita e alla sua costruzione con la preghiera, la fiducia nel Signore, la pace e l’amore che oggi riceviamo. Torniamo nelle nostre case “glorificando e lodando Dio per tutto quello che abbiamo visto e udito”, come fecero i pastori; e come Maria, Madre santissima e Regina della pace, custodiamo queste cose nel nostro cuore, senza perderle per strada o soffocarle nell’affanno della vita. Il mondo ha bisogno della luce di Betlemme e il Signore ci chiede di esserne portatori, perché l’anno che inizia sia di speranza, di guarigione, di pace, di salvezza per tutti. Affidiamo al Signore i malati, gli anziani, coloro che se ne prendono cura, i bambini e i giovani, le famiglie, tutti i bisognosi della nostra terra e del mondo intero. Nelle tue mani, Signore, nostra luce e nostra pace, poniamo la nostra vita.
Gli angeli resero gloria a Dio sulla grotta di Betlemme, noi lo possiamo glorificare accogliendo Gesù nella pace che costruiamo sulla terra, come cantiamo nel Gloria: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”.
Signore, fa che nell’anno che si apre possiamo unirci al canto degli angeli davanti a te bambino, e, mentre ti rendiamo gloria, edifichiamo un mondo dove ci sia finalmente la pace e si possa vivere da fratelli.
Cari amici, la pace si costruisce a partire dal cuore di ognuno, quando incontra l’altro, quando lo si ascolta senza fretta, quando si va a trovare un anziano solo o malato, quando ci si avvicina a persone in difficoltà con simpatia e senza giudicare. La pace si costruisce con la pazienza dell’amore, la stesso che Dio ha per noi.
Il desiderio di pace è iscritto nel cuore di ognuno di noi. Non rassegniamoci perciò a una società conflittuale, che fatica a dialogare, in cui si è tentati di affermare se stessi con arroganza. Ascoltiamo la benedizione di Aronne perché segni l’inizio del nuovo anno scendendo su noi tutti, sulle nostre famiglie, sui poveri e sui ricchi, sui giovani e sui vecchi, sui deboli e sui forti, su questa città e sulla nostra terra, sul mondo intero: “Vi benedica il Signore e vi custodisca! Il Signore faccia risplendere su di voi il suo volto e vi faccia grazia. Il Signore rivolga a voi il suo volto e vi conceda pace!”.
E così sia per sempre!
† Giuseppe, vescovo