Offerta dell’olio per la lampada votiva dinanzi all’icona di San Gennaro, Patrono della Regione Campania

Celebrazione dei Primi Vespri e offerta dell’olio alla lampada di San Gennaro - Chiesa Cattedrale di Napoli
18-09-2021

Care sorelle e cari fratelli,

ci ritroviamo questa sera a celebrare i primi vespri di San Gennaro, Santo martire del IV secolo che nacque, anche se non ci sono fonti sicure, a Napoli o a Benevento e che fu vescovo a Benevento, patrono della nostra Regione Campania.

Saluto con affetto e stima Mons. Battaglia, il nostro caro don Mimmo che ringrazio sempre per quanto bene ha fatto nella nostra diocesi; saluto con spirito filiale e sempre grato Sua Eminenza, il Cardinale Sepe, saluto con affetto e stima Mons. Lemmo e Mons. Acampa, vescovi ausiliari; saluto il Presidente Esposito e gli amici tutti del Comitato S. Gennaro; saluto tutti i sacerdoti napoletani e tutti gli amici qui presenti e saluto il popolo santo di Dio. Lo faccio a nome della Chiesa di Cerreto Sannita–Telese–Sant’Agata de’ Goti, qui rappresentata da un gruppo di sacerdoti, da alcuni sindaci dei nostri comuni, da un gruppo di fedeli laici tra cui i membri dell’associazione A.M.A.S.I.T. che don Mimmo conosce bene e che tante volte ha incontrato nel suo servizio episcopale precedente.

Con particolare gioia abbiamo accolto come Diocesi l’invito ad offrire l’olio per la lampada che arde nella cripta di San Gennaro. Una luce sempre accesa, un legame sempre vivo, una fede sempre da rinnovare nell’ascolto della Parola di Dio, nell’amore verso i poveri, nella fraternità. Un atto di amore verso il Santo Patrono che evidenzia la comunione tra le varie chiese della Regione di cui è Patrono e che si alternano anno dopo anno nell’offerta dell’olio. Che sia stato vescovo di Benevento o addirittura nato a Benevento ce lo fa sentire ancora più vicino alle nostre terre.

Così come ci fa sentire ancora più vicini a San Gennaro la possibilità di offrire proprio dell’olio, l’oro giallo delle nostre terre, il frutto del lavoro dei nostri contadini e dei nostri agricoltori, frutto di una terra che non smette di essere rigogliosa per le nostre vite.

È inoltre particolarmente significativo per noi compiere questo rito dell’offerta dell’olio proprio quest’anno in cui S.E. Mons. Domenico Battaglia, mio predecessore è stato chiamato a guidare l’Arcidiocesi partenopea e io, sacerdote di Napoli, sono stato chiamato ad essere, come suo successore, il Vescovo della Diocesi di Cerreto Sannita–Telese–Sant’Agata de’ Goti. Questo esprime allora il senso di un legame profondo e di un’amicizia che ci unisce.

Cari amici abbiamo ascoltato dalla lettera di S. Paolo apostolo ai Romani; parole impegnative per ogni credente perché chiedono di non dubitare mai dell’amore di Dio per la propria vita; chiedono di vivere sempre la certezza di essere amati, accompagnati, perdonati, salvati. Parole impegnative, queste di Paolo, soprattutto se le misuriamo con i nostri dubbi, con le nostre difficoltà a riconoscere la presenza del Signore vicino alla nostra vita e in questo mondo. Durante la pandemia la fede di tanti ha vacillato. Quanti si sono chiesti: dove è il Signore? Si è forse dimenticato di noi?

Lo abbiamo detto in varie occasioni, alcuni hanno addirittura pensato che Dio stesse punendo il mondo per i troppi peccati. È stato veramente, ed è, un tempo difficile, di smarrimento, di paura, di incertezza. La pandemia oltretutto ci ha fatto toccare con mano la fragilità di una società individualista e fondata solo sulla legge dell’economia e ci ha quasi costretto a sperimentare che siamo uniti tra noi come parte dell’unica famiglia umana, al di là delle divisioni e delle differenze che ci caratterizzano. “Siamo tutti sulla stessa barca” ci ha ricordato Papa Francesco. Non ci salviamo da soli. La fraternità, l’essere famiglia ci salva.

Cari amici, fare memoria nella Bibbia e nella fede cristiana è condividere, rivivere, unire la propria vita alla memoria che si celebra, perché sia per noi motivo e forza di cambiamento. Siamo qui non solo per ripetere un rito, ma anche per capire meglio la forza che ha aiutato Gennaro a non avere paura, a non fuggire, a non essere smarrito e confuso, a non dubitare dell’amore di Dio, che lo ha aiutato a vivere con Gesù quella Parola che oltrepassa i confini e rende servitori di tutti, soprattutto dei poveri e dei deboli. Il mondo è pieno di dolore e di violenza, di guerre e di brutalità. Il mondo è pieno di donne e uomini che pur di difendere sé stessi e i loro interessi sfruttano o uccidono gli altri. Al contrario Gennaro muore per amore dell’amicizia, per non lasciare soli i suoi amici. Muore per amore dell’Amore di Dio.

Quanto è facile fuggire per paura davanti al dolore! Quanto è istintivo chiudersi nelle proprie sicurezze e nel proprio benessere! Quanto è facile pensare a salvare solo se stessi! Quanto è facile pensare di dover contare solo su sé stessi tenendo il Signore fuori dalla propria vita. Eppure dice l’apostolo Paolo “nessuna tribolazione, angoscia, persecuzione, fame, nudità, pericolo, spada” che possiamo incontrare, in noi e fuori di noi, è un ostacolo insormontabile per l’amore di Dio. Anzi, dice Paolo: Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati”.

«Allora è proprio vero che Dio mi ama?». Paolo ci dice che non dobbiamo dubitare. Dobbiamo superare il buio ed il vuoto che possiamo provare, abbracciando la croce.

Il teologo protestante Bonhoeffer, martire nel campo nazista di Flossenburg, pregava così prima di essere messo a morte per impiccagione: «C’è buio in me, in te invece c’è luce; sono solo, ma tu non mi abbandoni. Non ho coraggio ma tu mi sei d’aiuto; sono inquieto ma in te c’è pace. C’è amarezza in me, in te pazienza; non capisco le tue vie, ma tu sai qual è la mia strada».

Werner Sylten, pastore luterano di origine ebraica, nel campo di Dachau divenne riferimento per i compagni di prigionia, consolando, pacificando gli altri. In quanto pastore fu oggetto di grandi maltrattamenti da parte delle SS.

Venne portato nell’infermeria, dove lo attendeva una morte sicura. Ci è rimasta una delle sue preghiere nel lager: “O Dio mio, anche nelle tenebre della nostra vita presente, possano la miseria e la solitudine non essere invano. Strappaci all’angoscia e alla paura. Fatti trovare sulla croce. Vieni vicino a noi e salvaci”.

Il male, troppe volte cerca di sfigurare l’immagine dell’uomo, cerca di abbrutirlo, negandogli la dignità, annientandone la fede, spezzando il suo rapporto ed allontanandolo e separandolo da Dio.

Eppure, Paolo con forza afferma: “chi ci separerà dall’amore di Cristo?”. Anche nel profondo dell’abisso del male sono rimaste sempre accese delle luci di speranza, si sono levate delle voci che non hanno smesso di parlare con Dio, di rivolgersi a Lui: uomini, donne, che hanno provato angoscia e paura, ma che resi forti dall’amore di Dio non hanno salvato la propria vita a costo di perderla. “Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna”.

Con loro infatti, ripetiamo fiduciosi: “Fatti trovare sulla croce. Vieni vicino a noi e salvaci”.

Non siamo soli. Niente ci potrà mai separare dall’amore di Cristo. Si legge nel Vangelo di Giovanni: “Di nuovo Gesù parlò loro: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita»”. La luce c’è sempre. Ognuno può essere luce. Noi siamo più che vincitori. È possibile! Questo dà senso alla vita: illuminare. Illuminare gli altri è anche ricevere tanta luce dall’incontro con loro. La luce è uno spiraglio di liberazione. Racconta Edith Bruck, deportata ad Auschwitz a tredici anni: “…quei piccoli gesti di umanità che incrociai ad Auschwitz. Io li chiamo i cinque punti di luce nel campo: un cuoco che mi chiese come mi chiamavo, un soldato che mi diede un guanto bucato, uno che non mi sparò, un altro che mi fornì un’indicazione sulla fila dove salvarmi, uno che mi diede la marmellata. Ricominciai a vivere pensando a queste piccole luci nel buio. Non tutto era finito: anche in quell’orrore c’era stato un briciolo di umanità. Non potevo disperderla.”

La luce è possibile anche nell’inferno. Anche lì l’amore ci viene a cercare. Le montagne possono essere spostate. Anche con gesti di umanità, piccoli e grandi. Il mondo può cambiare e l’amore, non il male è l’ultima parola sulla vita degli uomini. Le donne e gli uomini non sono condannati al male, ma il nostro destino è l’amore di Dio che mai è lontano, che sempre è vicino.

Oggi in questi Primi Vespri che ci introducono nella passione di questo nostro fratello maggiore nella fede, Gennaro stesso ci ricorda che è il tempo della scelta! Non si può sempre rimandare a tempi migliori. L’amore bussa e chiede di essere accolto e vissuto. Preghiamo il Signore perché ci preservi da una vita mediocre, abitudinaria, comoda, perché ci renda attenti al bisogno di chi soffre, dei malati, dei poveri, degli anziani sempre più soli, dei profughi, delle donne che subiscono violenza, dei ragazzi e dei giovani spaesati e dimenticati, delle famiglie che faticano. Con Gennaro lasciamo da parte noi stessi e affidiamo la nostra vita al Signore. Sarà lui a indicarci la via della vita e della felicità. Lasciamoci guidare dal suo amore che non viene mai meno e preghiamo che guarisca il mondo dal flagello che lo affligge e protegga tutti coloro che si adoperano per la guarigione e il bene degli altri

Care sorelle e fratelli, che sia la preghiera il fondamento della nostra vita; la preghiera nutre l’amore, la preghiera nutre la fiducia in Dio.

Dice il Salmo 39: “Ho sperato, ho sperato nel Signore ed egli su di me si è chinato”.

Mentre il Salmo 11 dice: “Quando sono scosse le fondamenta, il giusto che cosa può fare?. Il salmista stesso risponde e dice “Nel Signore mi sono rifugiato”.

Cari amici, l’olio donato manterrà accesa per quest’anno la lampada davanti alle reliquie di San Gennaro, luce della nostra preghiera perché quest’olio possa anche essere simbolo di rinascita e rinnovamento per la nostra terra e per la nostra vita… olio che arde, che dona luce e che ridona speranza.

Possano le Parole del Vangelo essere per la nostra vita come l’olio della lampada, perché resti sempre accesa nel nostro cuore la luce dell’amore e della misericordia di Dio.

Grati al Signore per questo spazio di preghiera, di incontro e di amicizia con il martire Gennaro, guardiamo a Maria, Madre dell’Amore e a Lei chiediamo questa sera forza, consolazione e speranza per la nostra vita, per ogni uomo o donna di questo mondo e di ogni tempo.

E così sia.

† Giuseppe, vescovo