Sorelle e fratelli,
sono molto felice di essere con voi a celebrare questa Santa Eucarestia. Saluto e ringrazio Padre Emanuele dei Padri Passionisti che mi ha dato questa opportunità, saluto tutti i confratelli dell’ordine, saluto i sacerdoti presenti, i religiosi, saluto tutto il popolo santo di Dio.
Subito dopo la festa dell’Esaltazione della Croce, la liturgia celebra la memoria di sua Madre che ricordiamo con il titolo della “Madonna addolorata”. Il Vangelo di Giovanni, in poche righe, ci racconta il mistero della presenza di Maria che resta accanto al Figlio al momento della sua morte in croce e che riceve da lui – proprio dalla croce – una nuova missione. La passione di Gesù è senza dubbio segnata dalla violenza e dal tradimento, ma non solo da questo. Dalla passione e dalla croce sgorga un canto alla vita che rinasce. Dall’alto della croce, infatti, Gesù non chiede consolazione per sé, come più che legittimamente avremmo fatto noi, e neppure di essere liberato da quel supplizio nonostante quel grido drammatico sull’abbandono del Padre: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato”. Gesù, inchiodato sulla croce e morente, si preoccupa di quel piccolo gruppetto che vede radunato sotto la sua croce: in particolare la madre e il giovane discepolo che dopo essere fuggito lo aveva raggiunto sotto la croce.
Maria Addolorata che viene rappresentata con 7 pugnali nel cuore, è immagine di tutte le donne a cui la vita ha portato via un figlio e noi sappiamo che non c’è un dolore più grande. I Sette Dolori di Maria, corrispondono ad altrettanti episodi narrati nel Vangelo: 1) La profezia dell’anziano Simeone, che disse a Maria: “E anche a te una spada trafiggerà l’anima”; 2) La Sacra Famiglia costretta a fuggire in Egitto; 3) Il ritrovamento di Gesù dodicenne nel Tempio a Gerusalemme “Tuo padre ed io angosciati ti cercavamo”; 4) Maria addolorata, incontra Gesù che porta la croce sulla via del Calvario; 5) La Madonna che ai piedi della Croce partecipa alle sofferenze del Figlio crocifisso e morente; 6) Maria che accoglie tra le sue braccia il Figlio morto deposto dalla Croce; 7) Maria che affida al sepolcro il corpo di Gesù, in attesa della risurrezione.
7 dolori per dire quanti dolori ci sono nella vita di una madre o nella vita di tante madri e donne. Quante donne, come Maria, hanno il cuore trafitto dal dolore e vogliamo pensare alle donne che attraversano il mediterraneo e vedono nel naufragio i figli sfuggirgli dalle mani ed inabissarsi; le donne dell’Afghanistan che hanno lanciato i figli oltre le reti dove c’erano gli europei perché li prendessero con loro per farli venire in Europa; le mamme che sono vicino ai figli nei reparti di ospedale e che vedono i figli spegnersi lentamente per malattie a volte incurabili; vediamo le mamme che vedono i loro figli perdersi in vite senza senso perché ingannati dal male; vediamo le mamme di figli che si drogano e non sanno più distinguere il bene dal male.
Le nostre donne forse non saranno famose, non diventeranno mai potenti o ricche ma tante sono come Maria Addolorata perché seguono i figli nei cammini tortuosi della vita. Ma non è il dolore l’ultima parola sulla nostra vita. Addolorata non vuol dire disperata cioè senza speranza. È possibile ricominciare sempre, perché c’è una vita nuova che Dio è capace di far ripartire in noi al di là di tutti i nostri fallimenti”. Dice Papa Francesco: “Anche dalle macerie del nostro cuore Dio può costruire un’opera d’arte, anche dai frammenti rovinosi della nostra umanità Dio prepara una storia nuova”. Il Papa continua dicendo che “Dio ci precede sempre: nella croce della sofferenza, della desolazione e della morte, così come una storia che cambia, di una speranza che rinasce. E in questi mesi bui di pandemia sentiamo il Signore risorto che ci invita a ricominciare, a non perdere mai la speranza”.
Gesù, attraverso quel discepolo che sta anche lui sotto la croce, ci affida tutti alla Madre, a Maria; a Lei affida la Chiesa, la Comunità dei credenti. E, viceversa, dona Maria, sua Madre, alla Chiesa e a ciascuno di noi. Dalla croce nasce una nuova famiglia. Non siamo abbandonati a una società tanto spesso simile a una matrigna. Gesù chiede a Maria di essere anche nostra madre. Mentre sta morendo le affida un nuovo compito, una nuova missione, quella di essere la madre di tutti. Maria è la prima dei credenti, la prima ad avere un cuore come quello del Figlio. E le tante immagini dell’Addolorata diffuse ovunque nel popolo dei credenti mostrano il bisogno che tutti abbiamo di una madre come Maria. E Gesù ce l’ha donata. E oggi ci stringiamo attorno a lei perché ci sia accanto come lo fu con Gesù e ci protegga. Quanti titoli ha Maria, ed ogni titolo mostra come Lei ci è vicina in ogni situazione della nostra vita.
Maria esprime, attraverso le parole di suo Figlio Gesù, anche la bellezza ed il dono della maternità sulla Chiesa e sulla comunità dei credenti. «Donna, ecco il tuo figlio». Sarebbe a dire la maternità di Maria che continua, non cessa con la morte del Figlio, ma abbraccia la Chiesa. Come una parola dell’Angelo aveva annunciato a Maria la sua maternità di Gesù, allo stesso modo con una parola, questa volta di Gesù, Maria viene chiamata Madre della Chiesa e Madre nostra. Dal giorno della croce, la Chiesa ha una madre e noi con Lei. Questa sera, nell’immagine dell’Addolorata noi vogliamo vedere Maria questa sera anche come una donna che non viene lasciata sola; come una donna che ha bisogno di sostegno nel momento in cui è messo a morte il suo figlio; una donna a cui la preghiera dona una speranza di vita nuova. È una donna – per l’epoca di cui ci parla il Vangelo – anziana e questa scena del Vangelo ci dice anche qualcosa sul mondo degli anziani oggi. La solitudine di molti anziani è considerata un fatto normale. Il fatto che non vivano a casa gli ultimi anni della loro vita diventa – sappiamo bene – sempre più consueto. Gli anziani sono allontanati o si allontanano dalla famiglia, dalla loro casa, dal loro territorio, ma sono allontanati dalla società più in generale. E così questo dialogo tra Maria anziana e il giovane discepolo è un dialogo che ci può dire tanto su come le nostre società stanno perdendo la loro fecondità, lasciando gli anziani da soli.
Il Vangelo ci mostra Maria, che addolorata per la perdita del Figlio, quasi condannata in un certo senso a rimanere sola, trova una persona che la prende con sé e da quell’ora il discepolo l’accolse con sé, e possiamo anche immaginare Maria che si sarebbe presa cura di quel giovane. Due generazioni chiamate a prendersi cura l’uno dell’altro e soprattutto il discepolo chiamato a prendersi cura di quella donna che il Signore gli affida dalla Croce.
Il Vangelo ci dice con chiarezza che per il Signore Gesù, chi è addolorato non va lasciato solo. È la grande domanda che sale questa sera dal Vangelo: non separarsi da coloro che sono addolorati a causa della durezza della vita; non lasciare mai solo chi è addolorato. Siamo toccati dal fatto che una delle ultime preoccupazioni di Gesù prima di morire sia quella che sua madre non sia lasciata sola, che le generazioni non vivano separarle, che non ci siano destini e futuro separati. Quale grande messaggio, sorelle e fratelli, al mondo quello che ci viene dal Vangelo di questa sera. Facciamolo nostro, lasciamo che questo messaggio continui a interrogare la nostra vita, interroghiamo il mondo e apriamo nuove strade perché nessuno nel dolore o anziano sia lasciato solo.
‘Donna’, le dice il Figlio, ‘ecco i tuoi figli’. Non dice ‘madre’; dice ‘donna’. Perché in Maria Addolorata si contempla ogni donna forte, coraggiosa, che era lì per dire: “Questo è mio Figlio” resto sempre madre, l’amore di madre che mi porto dentro non si spegne, ma continua nella vita di chi il Signore mi affida. Care sorelle e fratelli, che sia la preghiera il fondamento della nostra vita; la preghiera, la fiducia in Dio che ti fa restare sotto la croce senza fuggire. Dice il salmo 39: “Ho sperato, ho sperato nel Signore ed egli su di me si è chinato”. Mentre il salmo 11 dice; “Quando sono scosse le fondamenta, il giusto che cosa può fare?”. Il salmista stesso risponde e dice “Nel Signore mi sono rifugiato”.
Care sorelle e fratelli grati al Signore per averci amato anche in un momento di dolore, guardiamo a Maria ed a Lei chiediamo questa sera forza, consolazione e speranza per la nostra vita, per ogni mamma di questo mondo e di ogni tempo. E così sia.
† Giuseppe, vescovo