Meditazione sul tempo presente – Avvento 2023

02-12-2023

Cari fratelli e sorelle con l’Avvento ci prepariamo ad accogliere  il Signore che nasce tra gli uomini. Vegliate, è l’invito del Vangelo per non restare concentrati in noi stessi e nelle nostre cose e non rischiare di non accorgerci del Natale. Non del Natale del calendario, ma di quello del cuore. Senza il Natale restiamo come siamo, nulla cambia, continuiamo a girare attorno a noi stessi. Vogliamo fare nostra la preghiera del profeta Isaia: “Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi… Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is 63,17.19). E ancora: “Ritorna per amore dei tuoi servi!”.

C’è bisogno del Natale. Ne ha bisogno il mondo intero: i paesi schiacciati dalla guerra, i poveri, i deboli, i bambini, i profughi, i carcerati, i malati, gli anziani soli. Ne hanno bisogno le nostre città divenuti veri deserti di amore e di vita.

“Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento”. È facile addormentarsi nel sonno un po’ triste del pessimismo, per cui non vale la pena fare nulla.

La Parola di Dio ci sveglia perché possiamo aprire la porta – quella del cuore ma non solo – quando il Signore bussa: può essere una sorella, un fratello, uno straniero, un amico che ha bisogno. Ogni volta è il Signore stesso che bussa. La Parola di Dio, l’amicizia e la fraternità con tutti ci preparano ad accogliere il Verbo di Dio che si fa  carne e chiede che gli uomini e le donne siano Fratelli tutti.

Il Natale è un evento, non una ripetizione. Deve accadere ancora, di nuovo. Gesù è colui che viene. Natale non è una consuetudine, ma un mistero di salvezza! Con Gesù che nasce inizia un tempo nuovo.

Attendono un tempo nuovo i profughi palestinesi, i siriani, gli afghani, gli ucraini… Verrà mai questa pace, si chiedono i poveri senza nulla, le famiglie senza più casa, i bambini senza più giochi o scuola? I nostri bambini delle V elementari hanno pregato per loro e hanno chiesto pace e cura dell’ambiente e della casa comune.

Attendono un giorno nuovo i malati negli ospedali, soprattutto i più anziani, i disabili, testimoni del bisogno di amicizia e fraternità.

Attendono un tempo nuovo le tante bambine e ragazze che in molti paesi del nostro mondo non possono andare a scuola perché considerate utili solo per i lavori manuali e non degne di istruzione.

Attendono un tempo nuovo le numerose donne vittime della tratta o che subiscono violenza perché considerate un oggetto da sfruttare, costrette a lavorare fin da piccole, obbligate a prostituirsi o tenute segregate senza rispetto né umanità.

Aspettano un tempo nuovo le donne che non trovano nell’uomo un compagno ma un nemico, un padrone che ne schiaccia la dignità e la  libertà, che spegne la vita.

Attendono un tempo nuovo le madri, le mogli, le sorelle, le figlie di tanti uomini che vanno a morire in guerra: il loro silenzioso dolore e le loro lacrime noi raccogliamo quando preghiamo per la pace.

Attendono un tempo nuovo i milioni di carcerati e le migliaia di condannati a morte nelle prigioni del mondo, i luoghi più dimenticati della terra.

Attende un tempo nuovo la nostra casa comune, la nostra Madre terra, stanca di essere sfruttata, con i suoi mari inquinati, le sue foreste bruciate o tagliate, la sua aria inquinata.

Attendono un tempo nuovo i nostri giovani, a volte sfiduciati per un presente troppo ricco di precarietà e tanto povero di certezze.

Attende un tempo nuovo chi è solo, chi è senza tenerezza e senza affetto.

Aspetta un tempo nuovo chi ha pensieri buoni, chi cerca il cambiamento, chi si lascia toccare dal bisogno dei poveri ma non trova le strade per aiutare o per cambiare. Vogliamo essere una Chiesa, una casa con le porte e il cuore aperto per sostenere il cammino di chi cerca il bene, la pace, l’amicizia e la fraternità.

 

 

Tanti attendono qualcuno con cui camminare insieme nel cammino della vita. Gesù viene a portare amicizia e fraternità. Tutti ne abbiamo bisogno e tutti possono donarla.

Ognuno di noi può raggiungere e toccare chi attende. Si sforzi di cercarlo e di conoscerlo perché non lontano da ciascuno di noi ci sono quelli che hanno “diritto a prenderci l’anima e il cuore” come scrive papa Francesco (FT 194).

Sì, i poveri attendono, non hanno null’altro che la speranza di una vita migliore e di un mondo migliore. I migranti partono dalle loro terre non perché spinti dalla disperazione, ma perché attirati dalla speranza di un futuro diverso.

Vieni Signore Gesù, atteso da tanti, che mai deludi chi confida in Te; abbiamo bisogno di Te.

† Giuseppe, vescovo