La Parola di Dio e la vita. “L’orizzonte del Vangelo per ricostruire la pace”

7ma Giornata Mondiale dei Poveri
18-11-2023

Abbiamo bisogno di buone notizie, perché ogni giorno riceviamo, invece, notizie drammatiche di guerre, di morti, di feriti, di rapiti, di persone che soffrono e di conflitti che sembrano non solo estendersi, ma anche non finire.

Di fronte a uno scenario di guerra, di dolore, il Vangelo chiama non solo persone che crediamo predisposte, adatte, ma chiama davvero tutti quelli che ascoltano, quelli che sono disponibili a seguire il Vangelo, a diventare donne e uomini di pace. Perché la pace non dipende soltanto dai signori della guerra, non dipende soltanto dai politici, non dipende soltanto dai potenti, ma, soprattutto nella vita quotidiana e dentro le nostre città, dipende anche da noi.

È una domanda che ci inquieta quella della pace, perché spesso non vediamo come sia possibile realizzarla. Ci inquieta o ci lascia rassegnati. In fondo, c’è un messaggio che ogni giorno noi recepiamo direttamente o indirettamente: non possiamo fare nulla! Non è possibile cambiare il mondo, non è possibile affrontare problemi più grandi di sé. Non è possibile, quindi, vedere un futuro di pace o la possibilità di partecipare a un futuro di pace.

Alla vigilia della Domenica dei poveri vogliamo dirci che preoccuparci dei poveri è lavorare per la pace. È lavoro per la pace perché vuol dire liberare dal male persone che sono marginali, che sono ignorate, che sono in condizioni di bisogno o di solitudine diffondendo sentimenti di umanità, di amicizia e fraternità che fanno da argine ai sentimenti di discordia, di divisione, di contrapposizione, che sono sempre alla base di ogni guerra, quella individuale e quella di popoli interi.

Il servizio ai poveri è una premessa di pace, libera dall’individualismo, dal pensare soprattutto a sé, dal pensare in particolare ai propri problemi. Quante persone dicono, dopo un tempo dedicata agli altri: avevo  tanti problemi in testa, torno, invece, più sereno perché ho ritrovato un senso di umanità in quello che faccio, negli incontri, nei volti e anche nell’essere utile agli altri.

La pace si costruisce ogni giorno. Non è qualcosa di distante a cui possono contribuire solo coloro che ne hanno i mezzi. Gesù non crea una associazione, non crea soltanto un gruppo di volontari solitari, crea una comunità, e coglie in ciascuno la parte migliore e permette a ciascuno di esprimere il meglio di sé.

Davanti a noi c’è uno scenario drammatico, compreso quello che è successo in Israele con le sue conseguenze: i rapiti e migliaia di morti. Quanti bambini. Siamo consapevoli che c’è una sofferenza terribile da una parte e dall’altra, al di là di ogni giudizio, di ogni valutazione, di ogni polemica.

È qualcosa che ci sgomenta: una terza guerra vicina, perché c’è l’Ucraina e non dimentichiamo la Siria. Sono guerre le più vicine a noi, poi ci sono quelle che addirittura ignoriamo perché sono lontane eppure sono vicine.

Che cosa fare? La Parola di Dio ci aiuta ad entrare nella realtà, non ci dà le soluzioni. Il Vangelo non offre formule risolutive, insegna a vivere, dà speranza, dà fiducia, parla dentro la realtà. Anzi, il Vangelo parla nella storia. Gesù è vissuto ed ha comunicato il Vangelo in un tempo di conflitti, in un paese oppresso da una occupazione straniera, quindi in condizioni tutt’altro che facili. Il Vangelo non è per chi non ha problemi, al contrario, è la buona notizia per chi cerca una buona notizia.

Nel Vangelo di Giovanni Gesù incontra, presso il pozzo di Giacobbe, nella Samaria, una donna che era andata a prendere l’acqua. La Samaria era un luogo ostile verso i giudei. Nel dialogo con Gesù, quella donna, malvista da tutti per il suo passato difficile, che pensava di valere poco e di non poter essere utile a nessuno, e che era andata a prendere l’acqua a mezzogiorno, l’ora più calda per non incontrare nessuno, riscopre la sua dignità, acquista una nuova fiducia in se stessa e diventa missionaria del Vangelo, portatrice di una buona notizia.

Riferendosi alla sua fatica di dover andare a prendere l’acqua al pozzo, Gesù le dice: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete, ma chi berrà dell’acqua che io gli darò non avrà più sete in eterno. L’acqua che io darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”.

Gesù le dice delle cose bellissime. Dice che in ciascuno può sgorgare una sorgente di acqua viva che non finisce. Perché Gesù ha fiducia nelle persone, negli uomini, nelle donne, anzi, vuole valorizzare in quella donna il fatto che lei non è soltanto una donna di casa, una che è costretta tutti i giorni ad andare al pozzo, magari facendo una lunga strada, e così via. “Sei di più di quello che credi di essere”, questo Gesù cerca di farle capire.

Ma la donna prende Gesù come il risolutore dei piccoli problemi, che è anche la tristezza di tanti che si ritengono cristiani, poi sono delusi del fatto che hanno le difficoltà quotidiane e dicono: “Il Signore non mi ha ascoltato, perché io continuo a dover fare certe cose, perché la guarigione è lenta, ho problemi”.

Gesù non la giudica. Anzi parla proprio con lei perché sa che ha vissuto difficoltà, sofferenze, tradimenti. Non conta quello che ha fatto o quello che ha vissuto, conta la sua vita presente, non un passato difficile.

E la cosa bella è che lei si sente capita e in qualche modo quella piccola vita un po’ rassegnata si apre, si scioglie, perché comincia l’amicizia con Gesù.

Vedete, Gesù non si mette a far critiche, propone. Non dice a quella donna: sei una donna gretta, sei troppo praticona. Le dice: tu puoi diventare sorgente di acqua viva. Non glielo aveva detto nessuno, anzi magari era stata malgiudicata. E lei diventa fonte d’acqua viva, ma ognuno è fonte di acqua viva nella misura in cui non trasmette solo se stesso, ma trasmette la speranza, la solidarietà, la pace, perché come ne abbiamo bisogno noi, ne hanno bisogno gli altri. Soprattutto i poveri.

Per Gesù nessuno nasce cattivo, come nessuno nasce egoista, nessuno nasce con asprezze o durezze, ma nella vita incontriamo piuttosto tante persone indurite, incattivite, sprezzanti perché in vita loro non hanno conosciuto l’amore. E’ questa la ragione di tanta durezza nei cuori. C’è un mondo che ha bisogno di essere voluto bene ed aiutato a volere bene, soprattutto aiutato a liberarsi da un vittimismo che blocca e che spegne ogni desiderio di bene. Questo dono noi lo abbiamo ricevuto, con il Vangelo, con la Chiesa,  anche se dobbiamo sempre capirlo meglio. Quella donna che va al pozzo a mezzogiorno per non incontrare nessuno e diventa missionaria e va ad annunciare di aver incontrato il Signore. Non è più vittima della propria storia, rassegnata e pessimista ma diventa protagonista della propria vita. Ritrova il suo posto nella storia. E tutto questo viene dalla Parola di Dio, dalla preghiera, dall’amicizia, dalla fraternità.

Buona Domenica dei poveri. Buona Pace.

† Giuseppe, vescovo