I Cantieri del Coraggio. Tra Devozione e Commozione, piegare le ginocchia del Cuore

Santuario "Santa Maria Assunta" in Guardia Sanframondi (BN)
30-05-2023

Care sorelle e fratelli, saluto don Giustino che ci ha accolto, saluto don Josif e gli altri sacerdoti presenti, saluto le comunità di Moiano e di Guardia Sanframondi che oggi si ritrovano unite in un unico canto a Maria, in una unica preghiera a Lei, in un unico sentire, un cuor solo e una anima sola; concordi nel guardare al suo volto e nel chiamarla con il titolo essenziale dato da Gesù: quello di Madre.

Saluto e ringrazio il Sindaco, i nostri amici del Servizio Diocesano per il progetto Culturale che hanno curato questo bel momento che ci raccoglie come figli di Maria in questo santuario a Lei dedicato. Saluto gli amici dei Rioni Croce, Portella, Fontanella, Piazza; saluto Giovannina.

La maternità di Maria diventa chiara  sotto la croce, quando Gesù stesso dice a Maria: “Donna, ecco tuo figlio” e al discepolo: “Ecco tua madre”. Maria, forse, così come la lancia aveva trafitto il costato di Gesù, in quel giorno, ai piedi della croce, comprese la verità delle parole che le aveva rivolto Simeone: “Anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc 2,35). Si potrebbe dire che dovunque si forma una comunità di discepoli sotto la croce, segno di ogni sofferenza umana, lì c’è una madre e la Chiesa. “E da quell’ora – dice il Vangelo – il discepolo l’accolse con sé”. Prendere nella propria casa, nel proprio cuore, la madre di Gesù significa essere con lei sotto le tante croci del mondo come un segno di speranza e inizio di una vita nuova, di una nuova famiglia che si forma e che fa della misericordia, della compassione per i crocifissi dalla vita un segno della presenza di Dio nella sua vita vivendo il pentimento per una sofferenza frutto non del destino, ma della cattiveria umana.

Uno dei titoli che don Tonino Bello, quest’anno sono 30 anni dalla sua morte, dedicò a Maria fu quello molto attuale di “Maria: Donna coraggiosa”. Ma non si comprende il coraggio di Maria se non si prendono sul serio prima di tutto le sue paure. Si! Maria ha avuto paura. Dice don Tonino: “Paura di non essere capita. Paura per la cattiveria degli uomini. Paura di non farcela. Paura per la salute di Giuseppe. Paura per la sorte di Gesù. Paura di rimanere sola… Quante paure!Ma tutti, come Maria, siamo attraversati da quell’umanissimo sentimento che è il segno più chiaro del nostro limite. Paura del domani. Paura che possa finire all’improvviso un amore coltivato tanti anni. Paura per il figlio che non trova lavoro e ha già superato la trentina. Paura per la sorte della più piccola di casa che si ritira sempre dopo mezzanotte, anche d’inverno, e non le si può dire niente perché risponde male. Paura per la salute che declina. Paura della vecchiaia. Paura della notte. Paura della morte...”.

Di fronte a tali paure – continua don Tonino – Maria però ha trovato coraggio, come solo le donne, le madri sanno fare, Maria ha affrontato la vita con una incredibile forza d’animo, ed è divenuta il simbolo delle “madri-coraggio” di tutti i tempi e quelle donne che sono con lei sotto la croce: la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala sono immagine di tutte le donne che come Maria e con Maria affrontano la vita senza paura. Maria è Madonna del coraggio perché è “Madonna della fiducia”, colei che si fida di Dio, nonostante tutto. E c’è un salmo che rispecchia la fede di Maria, il salmo 23: «Anche se andassi per valle oscura, non avrò a temere alcun male, perché Tu sei con me… il tuo bastone ed il tuo vincastro mi danno sicurezza».

Maria non ha avuto una vita facile, una vita difficile, la sua. Contrassegnata, come per il figlio morente sulla croce, dal silenzio di Dio. Nella liturgia del Venerdì santo, e questo ci riporta ai riti settennali che l’anno prossimo vivremo si legge: «O voi tutti che passate per via, fermatevi e vedete se c’è un dolore simile al mio».

Maria è stata donna coraggiosa, perché non si è rassegnata, ha combattuto. Ha affrontato gli ostacoli a viso aperto. Ha reagito di fronte alle difficoltà e si è ribellata dinanzi alle ingiustizie sociali del suo tempo. Non è stata quella donna tutta casa e chiesa che certe immagini devozionali vorrebbero farci passare. E’ scesa sulla strada e ne ha affrontato i pericoli, con la consapevolezza che i suoi privilegi di Madre di Dio non l’avrebbero preservata dal male della vita.

Cari fratelli e sorelle, dobbiamo imparare da Maria a piegare le ginocchia del cuore e chiedere al Signore forza, coraggio, speranza, per guardare alla vita con più fiducia e speranza. C’è una forza che viene da Dio, ed è quella dello Spirito santo di cui Lei stessa era piena: piena di grazia, l’aveva salutata l’angelo all’annunciazione Non dimentichiamolo. A Pentecoste abbiamo visto i discepoli che stavano a porte chiuse per timore dei giudei, spalancare le porte del cenacolo ed uscire in piazza a parlare di Gesù. Non avevano più paura. Pietro che aveva negato di conoscerlo riceve dall’alto una forza nuova, quella che viene da Dio, la potenza dello Spirito Santo. Una forza interiore, la forza delle fede. Piegare le ginocchia del cuore è l’atteggiamento di chi sa fare silenzio e si ferma a pregare. La preghiera apre la strada al dono dello Spirito. Maria ci invita a far crescere l’uomo e la donna spirituali, ad avere cura del cuore. L’anziano Nicodemo, rassegnato ad una vita invecchiata, non crede possibile essere nuovi. Non ha capito cosa vuol dire rinascere, pensa di dover tornare nel grembo della madre, cosa impossibile. Pentecoste è la risposta di Gesù a Nicodemo, tristemente realista. A Pentecoste l’uomo vecchio rinasce a vita nuova, è possibile nascere di nuovo anche se già vecchi, le porte chiuse della rassegnazione si aprono, riceviamo la forza dell’amore di Dio.

Piegare le ginocchia del cuore è imparare a fare silenzio nel cuore perché il cuore possa ascoltare la parola mite e dolce del Signore. Quanto rumore attorno a noi e dentro di noi. C’è rumore profondo da vincere, il rumore del ritmo della vita, il rumore dei nostri pensieri, delle nostre ansie, il rumore dell’insoddisfazione. E il segreto non è andare in un posto dove non c’è nessuno, perché se il rumore ce l’abbiamo dentro, anche se andiamo in cima a una montagna o nel deserto quel rumore ce lo portiamo perché viene da dentro, non viene da fuori. Poi c’è pure quello che viene da fuori, figuriamoci. E la Parola di Dio aiuta a fare silenzio perché è autorevole.

Ma piegare le ginocchia del cuore significa anche chinarsi sulla vita dei piccoli e dei poveri consapevoli che il bene non va mai perduto, anzi. Ci ha detto la prima lettura: chi pratica l’elemosina fa sacrifici di lode. Cosa gradita al Signore è tenersi lontano dalla malvagità, sacrificio di espiazione è tenersi lontano dall’ingiustizia. Non presentarti a mani vuote davanti al Signore, perché tutto questo è comandato. …Da’ all’Altissimo secondo il dono da lui ricevuto, e con occhio contento, secondo la tua possibilità, perché il Signore è uno che ripaga e ti restituirà sette volte tanto.

Cari amici rivolgiamo allora la nostra preghiera a Maria perché sappiamo chinarci con il cuore davanti a Dio e davanti ai fratelli, e chiediamo a lei la sua benedizione con la preghiera che è la più antica mai scritta:

«Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio; non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta».

Così sia.

† Giuseppe, vescovo