Corpus Domini 2023

Chiesa Concattedrale, Sant’Agata de’ Goti (BN)
11-06-2023

Oggi è la festa del Corpus Domini, la festa del Corpo e del sangue del Signore. È il corpo di Gesù che si dona a noi nel pane e nel vino consacrato, che si fa nostro cibo per nutrire la nostra fame di amore, di misericordia, di tenerezza. Sa che ne hanno bisogno tanti nel mondo, come le donne, i bambini e gli uomini dell’Ucraina, dei molti paesi dove la guerra e la povertà rendono la vita difficile. Sa che tutti ne abbiamo bisogno perché oltre alla fame fisica ogni uomo o donna porta in sé un’altra fame, una fame che non può essere saziata con il cibo ordinario. E’ fame di vita, futuro, pace, speranza. L’Eucaristia è il segno visibile della presenza di Gesù e insieme della nostra unità attorno a lui e in lui, quell’unità per cui Egli stesso aveva pregato prima della sua Passione. Quanto bisogno abbiamo di unità in questo tempo di divisioni! Quanto bisogno ne ha il mondo, così segnato dalla guerra, dalla violenza, che distruggono la fraternità, la comune appartenenza alla famiglia umana.

L’Eucarestia è pane di unità e fraternità. Quel pane a noi donato, quel calice, sangue per noi versato, ci rendono fratelli e sorelle, ci danno la felicità di esserlo sempre, a partire da questa sorgente di vita e di amore. Qui gustiamo la gioia di essere insieme, di essere famiglia di Dio, discepoli di Gesù. La tavola dell’Eucaristia, attorno a cui si radunano donne e uomini di ogni origine, popolo, nazione, esprime anche il dono della pace che viene da Dio e che noi invochiamo nella preghiera, soprattutto in questo tempo in cui la violenza e le guerre sembrano aver ripreso il loro spazio in molte parti del mondo. Non rinunciamo mai a questo dono. Non possiamo perché Cristo è la nostra pace e cibarsi dell’Eucarestia e mangiare pane di pace e desiderarlo anche per gli altri. L’unità della Chiesa perché il mondo veda che è possibile vivere e crescere insieme.

Questa festa così importante ci parla della presenza di Gesù nel mondo. “Non vi lascio orfani” aveva detto Gesù. E Dio è presente nel suo corpo e sangue così come è presente nella sua parola così come è presente nella vita e nel corpo dei poveri, così come è presente lì dove due o tre sono riuniti nel suo nome. Dio è presente non nella forza, nell’arroganza, nel dominio sugli altri, ma il suo è sangue versato e corpo spezzato. Ed infatti Gesù ce lo consegna proprio alla vigilia del suo arresto in quella tragica ultima cena, durante la quale si rivela il tradimento di cui è stato fatto oggetto. Il corpo con cui Gesù rimane con noi è quello di un ferito dalla vita, di un umiliato, di un offeso, di uno sconfitto ma, è anche quello dell’unico che ha vinto la morte risorgendo.

Infatti, per questo  il corpo del Signore è anche il corpo dei poveri, delle persone sole, delle persone che fuggono dai paesi dove c’è la guerra. Gesù stesso  c’è lo ha detto, quando si è identificato con i poveri: «ogni volta che aiutate un povero, un malato, uno straniero, un bisognoso, lo avete fatto a me!» (cfr. Mt 25,31ss)

Gesù ci ripete oggi: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui». Mangiare significa nutrirsi della sua vita perché sia la nostra vita, significa fare proprie le sue scelte, i suoi sentimenti, le sue parole. Chi mangia di me vivrà per me. Essere uomini e donne eucaristici significa vivere non solo per se stessi, ma per il Signore, per gli altri, per i piccoli, per la pace, per la concordia. Dio è in me, si fa cibo per nutrire la mia vita, il mio spirito. E’ infatti cibo di vita eterna. E’ un cibo che nutre il mio cammino di figlio di Dio, nella costruzione del Regno di Dio. Gesù non dice avrà la vita eterna, ma ha la vita eterna, già da oggi, già da ora.

Il brano del Deuteronomio è storia di Israele, ma è anche nostra storia: “Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua.” Sì, il mondo assomiglia ad un deserto, arido e pieno di insidie pericolose di cui siamo come schiavi, servi in Egitto. Chi di noi non ne ha sperimentato la durezza, ma ancor di più, quanti segni ne vediamo nelle vicende che sconvolgono tanti angoli più disgraziati della terra! Eppure attraverso di essi ci guida Dio per condurci verso la liberazione, così dice il brano. Nel deserto pieno di scorpioni e serpenti , in questo nostro mondo pieno di  indifferenza, egoismo, materialismo, odi e antipatie, il Signore continua a darci la forza, a nutrirci, a sostenerci, forse nemmeno ce ne accorgiamo più, assuefatti dal benessere e da un’abitudine scontata. Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto. Quanto facilmente dimentichiamo, quanto facilmente ci nutriamo in modo scontato, affrettato, distratto. Facciamo nostra la forza di Gesù: chi mangia di me vivrà per me: non gloria e sopraffazione, ma mitezza, umiltà, perdono, dono di sé, benevolenza. È quello che Gesù ci dona col suo corpo e sangue: “Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui.

L’Eucarestia è vita ed è  per la vita ma nel cuore di tanti, anche della Chiesa stessa si è creato  un divorzio fra il sacramento dell’altare e la vita stessa, come se fossero due realtà separate tra di loro. Guai a separare eucarestia dalla vita, la comunione dalla vita. Pane e vita, mangiare e vivere. L’uomo non vive di solo pane. Anzi, di solo pane l’uomo muore. Ma  vive di quanto esce dalla bocca di Dio: vive di persone, di relazioni, di incontri e di fraternità, di passioni e di talenti.

Eucarestia è dono gratuità. Questo corpo è uno per tutti, ci rende davvero uguali, non perché identici, ma perché tutti bisognosi. È gratuito e ci insegna a donare. Dobbiamo imparare la gratuità, perché le delusioni, le abitudini, l’egoismo ce l’hanno fatta dimenticare, anzi ci fanno sentire in diritto di pretendere.

Gratuito, verso chi non può darti niente in contraccambio, ma proprio per il gusto di donare e cioè fare contenti, andare incontro agli altri, non chiedere il contraccambio, non fare pesare, “fare bene del bene”. E non perché siamo buoni, ma perché abbiamo ricevuto tutti tanto gratuitamente ed anche perché c’è più gioia nel dare che nel ricevere. E donare è per liberarci dal possedere. Quando ci crediamo qualcuno finiamo per mettere prima i nostri interessi, per imporci invece di servire.  Questo pane è per tutti e ci aiuta a cercare quello che ci unisce a lui. Questo corpo ci aiuta ad amare la nostra vita e quella del prossimo non perché perfetta, ma perché piena di amore. Tutto diventa importante se amato. Lui è il centro, non noi. Lui è la Verità, non le nostre. Lui ci chiede di amare, mai di dividere, giudicare o restare lontani. Eucarestia è vivere da Fratelli tutti, con tutti e per tutti, non solo per qualcuno, per chi è come me o mi appartiene.

Grazie Signore per questo dono così grande a noi piccoli uomini e piccole donne, affamati di vita e di amore, fa che  nutriti diventi una vita rinnovata ripiena del tuo amore che si diffonde ovunque e che costruisce una nuova umanità fraterna e solidale.

† Giuseppe, vescovo