Sant’Antonio di Padova, Patrono della Città di Cerreto Sannita e della Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti

Chiesa Cattedrale, Cerreto Sannita (BN)
13-06-2023

Care sorelle e fratelli,

con gioia celebriamo oggi la solennità del nostro santo patrono, Sant’Antonio di Padova; la gioia di riconoscerci come popolo attorno a lui, la gioia di essere insieme, un cuor solo e un’anima sola. Ognuno di noi sente di avere con Antonio un legame personale molto forte, ma sentiamo molto forte anche il legame con lui di questa nostra Comunità che nel suo nome oggi si raccoglie. Oggi siamo qui non per una tradizione che si ripete come le tante abitudini di cui è piena la nostra vita, ma per il desiderio di rinnovare la nostra fiducia in lui, patrono, padre, intercessore, amico di Dio, fratello nostro. Siamo qui dopo tanti secoli, dopo 8 secoli, a venerare un uomo che si è spento a 36 anni. È incredibile, si è spento a 36 anni, più di 8 secoli fa però continua a vivere nel cuore di tanti. E come uomo di Dio ci aiuta oggi a rispondere alle domande del nostro cuore e ci spinge, nel buio di questo tempo, a cercare e camminare verso la luce. Di fronte ai tanti mali che ogni giorno sono sotto i nostri occhi e che spingono tanti a chiudere la porta del cuore preoccupandosi solo di se stessi, Sant’Antonio continua a mostrarci con tenerezza il Signore Gesù, il bambino nel quale contempliamo la grandezza della scelta di Dio, perché possiamo anche noi prenderlo in braccio, stringerlo a noi e sentire la sua presenza, accoglierlo nel nostro cuore. Sant’Antonio ci mostra Gesù posto sul libro delle Sacre Scritture, Verbo di Dio che si è fatto carne. Nell’altra mano un giglio a simboleggiare la purezza del corpo e dell’anima, la purezza che viene dall’ascolto della Parola.

Cari amici, viviamo un tempo di Babele dove ognuno parla la lingua dei suoi interessi e tornaconti. E le guerre sono la manifestazione tragica della ricerca del proprio interesse a discapito degli altri. Contrapporsi sembra più naturale che incontrarsi e dialogare. Cresce una aggressività anche nel quotidiano, nelle cose semplici della vita, quella di tutti i giorni. Quasi come se vivere insieme fosse diventata una grande competizione.

Quando gli uomini non si comprendono tra loro, facilmente crescono la violenza e la guerra, perché il male è un istinto che approfitta dell’assenza dell’amore, rende dure le parole, cupi gli sguardi, fa vedere il prossimo come un concorrente o un nemico, nasconde i sentimenti più umani, tanto che si fa fatica a pensarsi con gli altri.

Nella tragedia della guerra in Ucraina, a circa 500 giorni dall’inizio, riviviamo oggi tutti i frutti del male, di tanti semi che abbiamo fatto crescere, come tanti pezzi dell’unica guerra mondiale. A noi, che abbiamo sete di speranza, di vita, di futuro, Antonio ci porge l’acqua buona dell’amore di Dio che sgorga dalla sua Parola. La Parola di Dio è sempre come la fontana del villaggio, offerta a tutti, specialmente a chi ha sete. Non è tempo di profeti, di eroi, non è nemmeno tempo di grandi leader. Non è un tempo di grandi pensieri, ma di piccoli pensieri che spingono a guardare solo il presente e non il futuro. La Parola di Dio invece ci spinge a grandi ambizioni. Ecco il segreto di Sant’Antonio, che in realtà è quello dei cristiani: prendere sul serio la Parola che dona la vita, prendere in mano il libro (venerarlo come facevano San Francesco e Sant’Antonio) perché così si genera la presenza di Cristo nei nostri cuori. Ci ha detto il Libro della Sapienza, parlando della Sapienza che viene dal Signore: Pregai e mi fu elargita la prudenza Implorai e venne in me lo spirito di Sapienza la preferii a scettri e troni. Ella è un tesoro inesauribile per gli uomini, chi lo possiede ottiene l’amicizia con Dio . Ieri sera, commentando la lettura breve dei primi vespri, don Antonio Abbatiello ricordava che per i cristiani la Sapienza è Gesù, quel bambino che Antonio ci mostra.

Cari amici, Antonio , di fronte ad un mondo complesso non ci chiede di avere mezzi, forze, beni, non propone strategie, ci propone Gesù, la sua parola, la sua compassione. Ci chiede di rinnovare la nostra fiducia nell’invito che Gesù fa ai suoi discepoli, a quelli di ogni generazione, a noi: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. C’è bisogno di parole umane, buone, di vicinanza, di affetto, fraterne, di speranza. C’è bisogno di più compassione per scacciare i demoni della rassegnazione e del pessimismo, per liberare la vita di tanti dai tanti veleni che rendono la vita impossibile. C’è bisogno di imporre le mani sui malati, sugli anziani, sui i deboli, sui piccoli. Imporre le mani per benedirli con l’amicizia personale e gratuita. La tentazione di tornare a Emmaus tristi e delusi dalla vita è molto forte nella vita di tutti, ma oggi Antonio come fece Gesù con i due discepoli, si avvicina a noi e chiede di cercare sempre la parte migliore, quella dell’ascolto delle parole di Gesù.

Chi vive la sua parola diventa un testimone, un segno dell’amore di Dio per gli uomini e tutti possono perché come ci ha detto l’apostolo Paolo: A ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Ad alcuni è dato di essere apostoli ad altri profeti ad altri evangelisti, pastori e maestriCosì non saremo più fanciulli in balia delle onde trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina ingannati dagli uomini con quello astuzia che trascina all’errore.

A ciascuno di noi è data, non a qualcuno, ma a ciascuno.

Cari amici, non siamo destinati a vivere come fanciulli in balia delle onde trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina ingannati dagli uomini. Questa nostra generazione cerca con affanno il benessere individuale, piega tutto all’io, fa girare tutto intorno a sé, nell’inganno, così, di trovare se stesso e con questo la felicità. Lo Spirito di Dio apre, non chiude; unisce, non divide; distingue, non confonde. Che grande inganno pensare che l’uomo è un’isola, facendo credere che è padrone della sua vita da solo! O pensare alla pace solo per sé. Diceva S. Antonio: “La prima pace devi averla con il prossimo, la seconda con te stesso e così avrai anche la terza pace, quella con Dio”.

Sant’Antonio poi aggiunge: “La predica è efficace, ha una sua eloquenza, quando parlano le opere. Cessino, ve ne prego, le parole, parlino le opere. Purtroppo siamo ricchi di parole e vuoti di opere”. E per questo Sant’Antonio, commentando questo brano, afferma: “Beato chi parla secondo lo Spirito e non secondo l’inclinazione del proprio animo”.

Facciamo nostre le parole di Sant’Antonio: Tacciano le parole, parlino le opere! Diventiamo uomini e donne spirituali, cioè pieni della fiducia, attenti e protettivi con i poveri ed i deboli, capaci di essere in comunione con tutti. “Il parlare è vivo quando parlano le opere”. Siamo pieni di parole ma vuoti di opere. La legge nostra, ricorda sempre S. Antonio, è mettere in pratica quello che chiediamo. Parliamo dunque come lo Spirito ci dà di parlare, dice S. Antonio, e “il suo Spirito ci faccia ardere di amore di Dio e con la parola illuminiamo il prossimo”. Se è l’amore del Signore che ci spinge, che ci sollecita, tutta la nostra esistenza viene sconvolta. Lasciamoci sconvolgere dal Signore. Non resistiamo a questo amore. Impariamo a gustare il bello e il buono che il Signore ci fa vivere. Scrive papa Francesco: «Non favoriamo la costruzione di personalità chiuse a doppia mandata nell’angustia delle proprie convinzioni ma aiutiamo a scoprire che “vi è più gioia nel dare che nel ricevere”» (Atti 20,35). E noi, con parole semplici oggi diciamo: “Ti preghiamo Signore, rendici sempre come Antonio, pronti ad ascoltarti e a lasciarci condurre da te, e per sua intercessione benedici con frutti copiosi di grazia, di pace e di amore la nostra bella diocesi”.

E così sia.

† Giuseppe, vescovo