“Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena” (Gv 16,24). Meditazione sul tempo presente

13-03-2023

 

“Il Signore disse ad Abram:
«Vattene dal tuo paese, dalla tua patria
e dalla casa di tuo padre,
verso il paese che io ti indicherò.
Farò di te un grande popolo
e ti benedirò,
renderò grande il tuo nome
e diventerai una benedizione.
Benedirò coloro che ti benediranno
e coloro che ti malediranno maledirò
e in te si diranno benedette
tutte le famiglie della terra».
Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore… aveva settantacinque anni quando lasciò Carran…  Arrivarono al paese di Canaan e Abram attraversò il paese fino alla località di Sichem, presso la Quercia di More. Nel paese si trovavano allora i Cananei.
Il Signore apparve ad Abram e gli disse: «Alla tua discendenza io darò questo paese». Allora Abram costruì in quel posto un altare al Signore che gli era apparso.” (Gen, 12, 1-7)

Abramo è anche l’uomo della Quaresima: il credente che si fida di Dio e cammina illuminato dall’ascolto della sua Parola: “verso il paese che io ti indicherò”. Anche il Vangelo della Quaresima ci chiede di uscire dal recinto dell’io per andare avanti ascoltando la parola del Signore. I discepoli sono chiamati ad essere fonti di benedizione, come il padre Abramo: “in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra». In ogni famiglia della terra- e la famiglia è i genitori, i figli, un popolo, la famiglia è un noi e in ogni angolo della città, in ogni luogo del mondo, la comunità cristiana è fonte di benedizione.

E il mondo ne ha bisogno. Il mondo ha bisogno di donne e uomini di Dio, non di gente che si conforma a una mentalità priva di una visione di bene, di pace, di felicità per le famiglie dei popoli, perché le famiglie e i popoli vogliono essere felici.

Proprio oggi 13 marzo, si compiono dieci anni dall’elezione di Francesco a vescovo di Roma. In un momento di difficoltà, anche per le dimissioni di Benedetto XVI, l’elezione di un papa dalla fine del mondo, fu una sorpresa che ci dette la gioia di ritrovarci nelle sue parole e nelle sue preoccupazioni. Certo, in questo tempo capriccioso e soggettivo, niente dura. La fedeltà non è un valore. Il tempo che passa stanca. Francesco appare, nonostante tutto, un profeta. Sì, Francesco è un profeta, non come quelli che abitano nei palazzi dei re con morbide vesti. Noi ringraziamo il Signore del dono di questo profeta e preghiamo che resti tra noi come papa a lungo. Dieci anni di pontificato non sono l’occasione di un bilancio, ma di uno sguardo avanti. Fin dall’inizio, dall’Evangelii Gaudium, ci ha comunicato una visione, in un tempo in cui mancano i profeti e le visioni, come un profeta.

Francesco è il futuro, non il passato, sfida per gente che si stanca presto, che ama chiudersi,  discutere tra sè, fare gli anticonformista in un piccolo mondo. Il futuro – non dovremmo mai dimenticarcene- è guardare con tenerezza la gente e scoprire che nel cuore di tanti c’è sete di Dio e desiderio di fare il bene. Non costruire muri attorno alla comunità cristiana, ma comunicare che la vita vale e non può essere sprecata. Francesco ha messo il povero al centro della Chiesa, come mai. Non l’assistenza o le organizzazioni umanitarie, ma il povero da toccare, di cui essere amico. E’ la Chiesa dei poveri di Giovanni XXIII.

In questo mondo di guerra, fatto di contraddizioni, molti sono indotti al pessimismo e a chiudersi. Francesco ha una visione, di pace e di felicità: lotta contro la guerra. Fratelli tutti è un messaggio contro la guerra: la proposta di colmare i vuoti del mondo con la fraternità. Rendere fraterno il mondo a mani nude, senza dominare, senza combattere ma essendo fonti di benedizione: fratelli tutti! E’ una grande visione, visione di pace.

Eppure non siamo in un mondo di pace, per le guerre, per un’indifferenza diffusa e arrabbiata. Come essere indifferenti di fronte al dramma di Cutro in Calabria, in Italia meridionale? 76 morti, tra cui 30 bambini. Gente partita dalla Turchia, facendo la rotta delle famiglie, quella del Mediterraneo, perché i bambini non ce la fanno a fare quella dei Balcani. Questi genitori hanno sbagliato a rischiare la vita loro e dei figli? Erano principalmente profughi afgani, pakistani, siriani… ma anche un po’ meno iracheni, somali, palestinesi, iraniani. Ma che scelta hanno gli afgani sbattuti nei campi tra Pakistan e Iran? E’ forse una colpa fuggire dai paesi in guerra?

Una missione nella Siria, ha preso contatto con la realtà: una realtà distrutta prima dalla guerra, poi dal terremoto, con campagne vuote e rovine dovunque e la possibilità di vita solo nelle città, peraltro ridotte alla miseria. Una situazione terribile. Quali altre scelte avevano se non emigrare?

Potente è il grido di Francesco contro la globalizzazione dell’indifferenza. E dobbiamo essergliene grati. Questa è, con buona pace dei timorosi dell’invasione, la posizione della Chiesa. Pio XII, già nel 1952, parlava di “diritto naturale all’emigrazione e al pacifico insediamento”. La guerra distrugge, uccide l’anima. Che mondo si costruisce? La guerra lascia in eredità un seguito di violenza e un ambiente brutto, che non parla di bene e di bello.

Abramo partì da quella terra e andò lontano, divenendo benedizione per tanti. La Quaresima ci trasformi in fonti di benedizioni, affamati dal desiderio di rendere fraterna la terra degli uomini. Le nostra Comunità formino  una tela di amicizia, di parole, di legami, che unisce e trattiene nella pace. Mostrino che è possibile nel mondo essere amici e fratelli! Preghiamo per la protezione della Chiesa, perché il potere del male vuole dividere e dividerci. Preghiamo per questo con fede e insistenza. Preghiamo per la pace perché l’opera peggiore del male è la guerra. Credo che dai poveri migranti sulle barche nel Mediterraneo, dove si trovano Bibbie, Corani, rosari, dai pellegrini, dalle preghiere dei fedeli di tutte le religioni, salga un oceano di preghiere verso Dio. E’ l’oceano che protegge il mondo per la misericordia di Dio, in cui crescono le opere di bene e di pace. Anche se i tempi, per alcuni aspetti, sembrano difficili, quest’oceano, le parole di pace, la volontà di bene scritta nel cuore di molti, potranno affermare un mondo di pace e di felicità. Perché questo è sicuro: il nostro Dio non vuole il dolore e l’infelicità. Egli ha inviato il Figlio suo per salvare e guarire. I bambini, le donne, gli anziani, gli uomini, i sofferenti, non vogliono essere infelici. E l’infelicità non è il cruccio del ricco signore e della ricca signora. L’infelicità è il dolore di tanti nella mancanza di tutto.  Sete di Dio e sete di felicità s’intrecciano. Così Gesù, nostro Signore, ci ha detto: “Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena” (Gv 16,24).

13 marzo 2023

+ Giuseppe, vostro vescovo