Quaresima, tempo di ascolto

“Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica”
28-02-2023

 

Care sorelle e fratelli, mercoledì scorso, con la liturgia delle ceneri, siamo entrati nel tempo di quaresima, 40 giorni fino alla Pasqua. Un tempo diverso dal nostro solito, non ci sono segni esteriori come per l’avvento e tanti non se ne accorgono. Eppure è un tempo preziosissimo. Mercoledì abbiamo ricevuto dal profeta Gioele un invito: “Ritornate a me con tutto il cuore, laceratevi il cuore e non le vesti”. Ritornate; forse ci siamo allontanati, il mondo si è allontanato, la guerra infatti è un allontanarsi da Dio, io mi sono forse allontanato lasciando prevalere nel cuore abitudini, pesantezze, pessimismo, sfiducia. Quaresima è un tempo prezioso perché ci chiede di fermarci per un confronto serio, con noi stessi e con Dio, Colui che vede nel segreto. Scendiamo in quella stanza del nostro cuore che è la vita interiore, e gli altri se ne accorgeranno vedendo il nostro volto cambiare e i nostri gesti esprimere più amore. La Quaresima è un cammino e richiede umile perseveranza. Non cambiamo per una grande scelta, ma con lo sforzo quotidiano. E’ una lotta. Conosciamo lo sforzo che richiede il liberarci per davvero dalle abitudini che ci comandano. Non siamo soli: lasciamoci guidare dalla Parola di Dio. La Parola ci cambierà molto più della nostra debole volontà. Dobbiamo combattere contro un ascolto superficiale, scontato, vecchio, impersonale che porta a non credere all’efficacia della Parola. Tanti l’ascoltano solo la domenica. Lasciamo spazio alla Parola nelle nostre giornate, perché il seme della parola possa cadere sulla terra buona del nostro cuore e dare frutto. Il titolo che ho voluto dare a questa riflessione  è infatti: “Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica”. Sono le parole dal  Vangelo di Luca, al capitolo 11 versetto 28, che Gesù rivolge a una donna che voleva esaltare Maria, sua madre: Beato il grembo che ti ha portato e le mammelle che ti hanno allattato, come se la beatitudine fosse solo per qualcuno, beatitudine per dei predestinati, ma  Gesù risponde: Beati piuttosto coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica. Gesù parla di una beatitudine possibile a tutti

Beati. Ma che cos’è beatitudine? Beatitudine è una felicità profonda, non una felicità di superficie, passeggera.

Ma perché Gesù dice: Beati piuttosto coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica? Gesù indica l’ascolto come fonte di felicità, in contrasto con chi dice: voglio esaltare tua madre, la tua vita, quello da cui provieni.

Gesù, come sempre, cerca di indicare a quelli che ascoltano la via migliore, quella che può rendere più liberi, più felici, può aiutare a vivere una vita più piena. E questa beatitudine si realizza in un modo molto semplice, talmente semplice che viene trascurato: ascoltare e mettere in pratica la Parola di Dio. Forse avremmo preferito soffermarci sul mettere in pratica la parola di Dio; per noi è più semplice fare le cose che ascoltare.  Fermarsi, ascoltare, riflettere, sembra impossibile. La vita travolge. Tutto, nella vita, è dominato dalla fretta e dagli impegni. Il Signore lo sa e ci vuole aiutare a cambiare anzitutto noi stessi. La Quaresima ci ricorda con forza che il cambiamento del mondo comincia con il cambiamento di noi stessi. E che chi non si ferma è perduto, perduto dietro se stesso. Cambia non chi fa le cose ma chi ascolta.

E questa parola è luce anche oggi di fronte agli scenari difficili del nostro tempo. È una Quaresima infatti piena di tristezza e di angoscia per la tempesta terribile della violenza e della guerra con la quale siamo costretti a fare i conti. Siamo a un anno dall’invasione, dall’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia, di una guerra che ha fatto centinaia di migliaia di morti. Non sappiamo il numero, nessuno lo dice, forse nemmeno si sa. Una tragedia epocale dentro il nostro mondo, l’Europa. Ma non siamo rassegnati. La parola di Dio mantiene viva la speranza di pace. Giovedì a Telese Terme abbiamo vissuto un momento di  riflessione sulla pace. Venerdì mattina, anniversario dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, in collegamento con tutti gli istituti superiori della Diocesi abbiamo comunicato con tanti giovani per parlare della pace. Abbiamo ascoltato, dal Donbass, le parole molto toccanti di un giornalista italiano che ha chiesto ai giovani di essere testimoni di un presente che rifiuta la guerra, semi di un futuro  liberato dalla guerra.

“Ritornate”, è l’invito della quaresima: Ritorniamo al Signore per essere artigiani di pace. C’è fretta. C’è bisogno. Tutti dobbiamo esserlo e possiamo farlo, anche quando pensiamo di poter fare poco. Se cambio io inizia a cambiare il mondo. Il male che vediamo ci spinge a non tollerare in noi nessun seme di discordia, di intolleranza, di pregiudizio. Il Signore ci ha “fatto” cristiani perché portiamo al mondo la pace, la pace sempre minacciata da un clima umano pieno di ignoranza, di incomprensione, di aggressività.

Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio . Beati perché non rassegnati.

Gesù ha compiuto una scelta fondamentale che ha cambiato la visione della società: quando ha messo i bambini al centro, quando ha messo al centro i malati, quando ha messo al centro quelli che erano disprezzati, quando ha messo al centro, cioè, quelli che la società scartava, ha messo le premesse per un mondo diverso, nel quale l’ingiustizia, la disuguaglianza, la violenza lasciavano spazio, invece, all’umanità, alla mitezza e preparavano la strada alla pace. Aiutare gli altri, chi è nel bisogno, è una via di pace. Per aiutare bisogna ascoltare la domanda che viene da chi è nel bisogno.

Cari amici, dunque l’ascolto è l’inizio di ogni cosa nuova. Le società, le persone  invecchiano quando non sanno più ascoltare, quando non sanno più fermarsi, quando voltano la testa dall’altra parte. O quando fanno finta di ascoltare, annuiscono ma poi hanno il pensiero altrove, potremmo dire anche la testa da un’altra parte. La vita cambia quando ci si ferma ad ascoltare e si prendono seriamente le domande della gente.

Oggi, in questo tempo, le parole si moltiplicano e le stesse parole uno le intende in un modo e un altro in un altro. E diventa così tutto soggettivo, non c’è più un linguaggio comune che permette di intendersi, di superare le incomprensioni, le contrapposizioni.

Ma se riflettiamo bene, nella vita quotidiana, notiamo anche che le parole sembrano aver perso il loro valore tanto che c’è un involgarimento del linguaggio, si preferisce insultare, essere aggressivi e anzi, la parola sembra valida quando colpisce. È l’opposto del valore della parola che deve unire, non colpire. Non può essere un’arma, eppure quanto il linguaggio viene usato come un’arma e come strumento di conflitto, per sopraffare, per prevalere, per vincere. Lo vediamo nella vita quotidiana, nel mondo della economia, della politica, dove il linguaggio si è fatto più aggressivo e più volgare.

C’è un cambiamento da operare;  coloro che si fanno ascoltatori della Parola di Dio sono anche portatori di una cultura diversa, portatori di un linguaggio comune.

Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica. Ce lo dobbiamo riconoscere: c’è una difficoltà ad ascoltare, c’è una difficoltà fisica. Infatti sembra che fermarsi ad ascoltare sia un sacrificio inutile. Perché fermarsi? Meglio muoversi, la vita è muoversi.

In realtà c’è una grande difficoltà ad ascoltare perché si ha paura del silenzio. E si ha paura di abbandonare il rumore che continuamente, fuori e dentro di noi, accompagna le nostre giornate. Siamo una società del rumore che non sa apprezzare il silenzio, anzi lo teme. Paura di interrompere il rumore dei nostri pensieri.

Perché è difficile ascoltare?

Gesù lo spiega a quella folla che è davanti a lui raccontando la parabola del seminatore c’è nei vari Vangeli, in Luca è nel capitolo 8, 4-15 – Il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’atra parte cadde sulla pietra e seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi cresciuti con essa la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto. Detto questo esclamò in conclusione: Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!

Gesù rivolge queste parole a persone che sono abituate ad ascoltare, ma in superficie. E poi spiega la parabola: Il seme è la Parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dal loro cuore, perché non avvenga che credendo siano salvati. Ci chiediamo: come mai la Parola di Dio non viene accolta? Perché i semi sono caduti lungo la strada, immagine di una vita che corre, di chi non ha tempo, quindi lungo la strada. E anche noi lungo la strada, nella vita, lasciamo che i semi della parola cadano. E poi viene lo spirito di divisione e porta via la parola dal  cuore, perché non avvenga che credendo siano salvati.

La parola di Dio è nemica della divisione e lo spirito di divisione è nemico della parola, perché la parola unisce e la Parola di Dio unisce i più diversi e i più lontani. E per questo lungo la strada della vita cadono i semi, ma lo spirito di divisione li porta via e ci si allontana o si creano i nemici.

I semi caduti sulla pietra sono coloro che quando ascoltano ricevono la parola di Dio con gioia, ma non hanno radici, credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Si accoglie con gioia: che bello, che novità, come mi fa piacere, che esperienza nuova, non ho mai sentito dire delle cose così belle! Ma non hanno radici, credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno.

Ed è questa una domanda alla nostra generazione che ha paura della fedeltà, che ha paura della costanza, che non si vuole impegnare. Che pensa che  va bene un’esperienza, ma poi bisogna voltar pagina, perché se non si cambia scenario ci si sente prigionieri di qualcosa. Come se la fedeltà fosse il contrario della libertà.

Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. I rovi ci sono, le difficoltà, le spine della vita ci sono sempre e non si capisce che la Parola di Dio è fatta non per chi è senza problemi, ma proprio per coloro che soffrono e che hanno difficoltà. Ci si fa prendere dall’ansia e ci si fa soffocare, dice l’evangelista, dalle preoccupazioni, da altro. Oppure dal senso che invece bisogna godersi la vita, che uno non si deve impegnare, che uno deve pensare a se stesso, che nella vita bisogna distrarsi. Tutto questo non fa giungere a maturazione, c’è un entusiasmo iniziale che poi col tempo di spegne.

Quello sul terreno buono sono coloro che dopo aver ascoltato la Parola di Dio con cuore integro e buono, la custodiscono e producano frutto con perseveranza. È impressionante perché solo una minoranza accoglie la Parola di Dio e la fa crescere.

Gesù non vuole dare giudizi, Gesù non è venuto per giudicare il mondo, ma per salvare il mondo. Forse nella nostra vita ci sono tutti questi terreni, quello sassoso, ci sono i rovi, ci sono le cose che germogliano e poi appassiscono e c’è anche una piccola parte che invece lascia maturare la Parola di Dio. Forse, una piccola parte perché viviamo solo una piccola parte di tempo dedicata a questo. In ognuno ci può essere un po’ tutto.

Allora valorizziamo quella parte buona del cuore che custodisce e produce frutto con perseveranza. Se noi cominciamo a perseverare nell’ascolto della Parola di Dio scopriremo frutti abbondanti.

Come conclude la parabola Gesù? Fate attenzione dunque a come ascoltate, perché a chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto anche quello che crede di avere. Perché insiste tanto Gesù sull’ascolto? Primo perché sa che l’ascolto è bassissimo, anche da parte dei discepoli. Infatti  tante volte si verifica che i discepoli credono di aver ascoltato e poi contraddicono l’insegnamento che avevano ricevuto da Gesù. Gesù è consapevole, che l’ascolto o si coltiva o si chiude e l’aver ascoltato una volta non basta, perché è necessario ascoltare ogni giorno. Ma nel nostro modo di pensare, non si può sempre stare ad ascoltare, bisogna fare pure qualche altra cosa! Invece il Vangelo ci dice che bisogna ascoltare sempre comunque, dovunque, anche quando si fanno altre cose. Perché l’ascolto è la porta della vita. Perché l’ascolto è la porta con l’esterno. Noi vediamo, ma non basta vedere. Vedere è molto importante, perché il samaritano vide l’uomo mezzo morto, ma vedere senza ascoltare non basta per vivere appieno. E allora Gesù insiste: Fate dunque attenzione a come ascoltate, perché a chi ha sarà dato. Noi sentiamo tantissimo, ma ascoltiamo pochissimo. Come dire, non credete di essere saggi; sarà dato molto di più a chi ha ascoltato veramente, a quelli che sono fedeli nell’ascolto.

Gesù, tra l’altro, vede che spesso i discepoli discutono tra di loro , ed effettivamente avveniva allora e avviene oggi. Oggi più che ascoltare si ama discutere. Perché? Perché nella discussione si vive  un protagonismo. Come se l’ascolto fosse un atteggiamento di passività che non ci rende protagonisti,  ma chi ascolta è protagonista della vita, di un mondo più largo. Chi non ascolta è dentro, è protagonista di un piccolo circuito.

Chi ascolta vince l’ignoranza, scopre il mondo, capisce gli altri, guarda orizzonti larghi. In qualche modo Gesù fa l’elogio dell’ascolto e quindi del silenzio, in un mondo rumoroso, confuso, diviso e anche per questo violento. Impariamo da Gesù che, è vero, parla molto, ma Gesù ascolta anche molto, e lui stesso ascolta la Parola di Dio. Di notte si ritirava in preghiera per ascoltare la Parola di Dio e per parlare con il Padre.

E Gesù dice ai discepoli: Perché discutete? Non capite ancora e non comprendete? Avete occhi e non vedete, orecchi e non ascoltate? Noi viviamo in una società che ha tanti occhi, grandi orecchie , ma vede poco e ascolta ancora meno. E noi non possiamo accettarlo, perché è una società infelice, o quanto meno che rende infelici tanti. Lo vediamo con i poveri, i profughi, gli anziani, i giovani, perché l’ascolto e la vicinanza  cambia la loro vita.

Chi ascolta la Parola di Dio sa ascoltare tutti.

Cari amici, nel libro del profeta Geremia  leggiamo: Ascoltate la mia voce, io sarò il vostro Dio e voi sarete mio popolo, camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici.

Dice il profeta: perché siate felici. Vogliamo vivere e comunicare un cristianesimo felice, che parte dall’ascolto e che, seminando amore, cerca di portare la pace. Con pazienza e perseveranza perché non si cambia in un momento.

Siamo irrilevanti in un mondo troppo complesso? Siamo irrilevanti in un mondo globalizzato? Ritorniamo al Signore in questa quaresima per essere artigiani di pace. Tutti dobbiamo esserlo e possiamo farlo, anche quando pensiamo di poter fare poco. Il vangelo ci nutre perché portiamo al mondo la pace per liberare il mondo dalla  cultura della  rassegnazione e della guerra.

C’è grande bisogno di parole e gesti nuovi. È una grande responsabilità che vogliamo prenderci: non vogliamo far prevalere la rassegnazione o, peggio, l’indifferenza.  Quaresima sia tempo per ritornare ad ascoltare con attenzione e fiducia. Vogliamo piantare dei semi di pace ed i semi di pace sono le parole del Vangelo che vogliamo ascoltare e mettere in pratica.

La parola ascoltata e la preghiera ci mettono nelle mani potere del Bene, e noi, ognuno, possiamo contribuire a cambiare il mondo.

28 febbraio 2023

+ Giuseppe, vostro vescovo