Il 4 ottobre. I nomi delle vittime del Covid ad Assisi con san Francesco

Celebrazioni per la festa di San Francesco. La CEI offre l’olio per la lampada sulla Tomba del Santo

L'offerta dell'olio per la lampada del Poverello con il pellegrinaggio guidato da Mattarella e Zuppi occasione per ricordare i morti della pandemia. Dai frati una raccolta online dei nominativi

In occasione delle celebrazioni per la festa di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, l’olio che alimenterà la lampada votiva che arde ininterrottamente presso la Tomba del Santo sarà offerto dalla Conferenza Episcopale Italiana, attraverso Caritas Italiana. Il dono – 1.000 litri totali – proviene dalle diocesi di Bari-Bitonto e di Nardò-Gallipoli. “Sarà bello sapere che il nostro olio, frutto del lavoro di tanti, consumandosi nella lampada, diventerà preghiera che il popolo italiano eleverà a Dio affinché nel mondo ci sia la forza per costruire quotidianamente la pace e la convivialità delle nazioni, in modo particolare per quelle duramente segnate dalle guerre, dai disordini sociali, dalle carestie, dalle povertà”, sottolinea don Vito Piccinonna, direttore della Caritas di Bari-Bitonto e presidente della Fondazione Opera Santi Medici.
Da Nardò-Gallipoli arriva invece l’olio prodotto da “Opera Seme”, un progetto di economia civile voluto dalla Caritas Diocesana per la promozione e la valorizzazione del lavoro, del territorio e della persona umana, realizzato grazie ai fondi 8xmille che Caritas Italiana riceve dalla Conferenza Episcopale Italiana e destina alle Caritas locali. Ad oggi, fanno parte della rete “Opera Seme” circa 13 aziende locali (società cooperative, imprese agricole, piccole aziende), enti locali che insistono sul territorio diocesano, scuole (di ogni ordine e grado), Università, parrocchie, associazioni, soggetti del Terzo Settore. “È un progetto che valorizza il lavoro agricolo di qualità, forma le coscienze al rispetto del territorio, promuove il consumo critico, favorisce le alleanze tra produttori, lavoratori e consumatori”, osserva don Giuseppe Venneri, direttore della Caritas di Nardò-Gallipoli. “Avviamo opere e non servizi – precisa – perché le opere generano coinvolgimento del territorio e comprendono i servizi”.
Quale segno di gratitudine e condivisione, la CEI ha provveduto poi al restauro di due opere: il dipinto ad olio su tavola di Niccolò Circignani, detto il Pomarancio, raffigurante Cristo con la Veronica e proveniente dalla chiesa di San Bartolomeo a Foligno; il Paliotto del Santissimo Nome di Gesù, noto anche come “Paliotto di San Bernardino”, una manifattura umbra del secolo XVII.

Il 4 ottobre, festa di san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, quest’anno ha un sapore e un tenore tutto particolare. In effetti, il rito dell’accensione della “Lampada votiva dei comuni d’Italia” – simbolo principale dell’affidamento del nostro Paese al santo – non vedrà protagonista, come di consueto, una delle Regioni, quanto – proprio nella persona del presidente Sergio Mattarella – l’Italia intera. È stata fatta questa scelta per vivere con particolare intensità l’appuntamento, sia civile sia religioso, dopo 2 anni di pandemia, da un lato per ringraziare coloro che come sanitari, forze dell’ordine, volontari, ci hanno aiutato ad attraversare questo tempo difficile ma proprio per questo estremamente prezioso. Allo stesso tempo, si tratterà anche un momento privilegiato di unità per affidare al Signore nella celebrazione della Messa, anche per le mani e la preghiera fedele di san Francesco, tutte le persone che sono venute a mancare a causa del Covid, in particolare proprio coloro che a causa delle restrizioni non hanno potuto ricevere l’ultimo saluto da parte degli affetti più cari. La morte è sempre una frattura dolorosa eppure è diventata ancora più dolorosa per tutte quelle persone che non hanno potuto vivere questo passaggio con chi li amava. E questo è stato ed è tuttora fonte di tanto dolore, di rim-pianti, di sensi di colpa forse…

Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, che presiederà la celebrazione solenne del a ottobre in Assisi, si è rivolto a fra’ Marco Moroni, custode del Sacro Convento, per affidargli il compito di raccogliere i nomi dei defunti e contattare chi desidera ricordare un proprio caro per questa speciale commemorazione. «Sarà un modo concreto – ha detto – per raggiungere nella fede e nella vicinanza dell’amicizia tutti coloro che oggi ancora soffrono per non aver potuto dare l’ultimo saluto ai familiari e alle persone care».

Questa richiesta è stata per noi una missione e abbiamo attivato una raccolta online dei nomi dei defunti di Covid, affinché vengano personalmente affidati al Signore per l’intercessione di san Francesco. Sulla pagina web www.sanfrancesco.org a partire da ieri, 24 settembre (inizio della novena in onore del santo), è possibile accendere una candela virtuale e lasciare il nome dei propri cari defunti. Crediamo infatti che Gesù Cristo è colui che nel suo Spirito sempre riallaccia, cura e rafforza i legami di bene che ci uniscono gli uni agli altri. Di fronte a Marta, provata per la morte di suo fratello Lazzaro, egli ha detto: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà” (Gv 11,25). Per questo si è stabilita nella Chiesa la prassi di fare memoria dei defunti al cuore della celebrazione eucaristica. Il sacerdote si rivolge a Dio dicendo: «Ricordati dei nostri cari fratelli e sorelle che si sono addormentati nella speranza della risurrezione». Dicendo «ricordati », perché fa leva su una doppia consapevolezza: anzitutto che il Padre ascolta sempre le preghiere dei suoi figli ma soprattutto che se egli ri-corda (porta nel cuore) qualcuno, questi è davvero al sicuro e la morte è il passaggio verso un altro modo di essere vivi. Un po’ come il parto è la morte all’esistenza nel grembo materno e l’inizio della vita individuale. Per questo, il 4 ottobre, al termine della prima Messa del mattino, come comunità francescana, deporremo i biglietti con i nomi di queste persone, davanti alla tomba di san Francesco, colui che ha osato chiamare sorella la morte, proprio perché è il passaggio, la soglia dell’incontro con il Padre.