Tra il rifiuto e l’attesa, in viaggio “on the road” con il vescovo Mimmo

GIORNO 3: Di frontiera e dell’ardore

Essere donne e uomini di frontiera significa avere il dono di andare oltre, di varcare, al di là del proprio credo religioso, le soglie del proprio ambito, delle proprie esperienze, conoscenze, competenze, di sorpassare le porte di quello che crediamo di conoscere. Essere donne e uomini di frontiera significa avere il coraggio di porsi continuamente in ricerca. Con ardore e passione. Senza sentirsi mai arrivati. Transitare in questo stato presuppone oltrepassare barriere mentali, attraversare pregiudizi e stereotipi e superare modi di pensare e prospettive abitudinarie, e quindi per questo avariate. E’ il coraggio di sognare. E, nel farlo, il tempo di Avvento ci ricorda di avere pazienza. Pazienza nel lottare nonostante il dolore. Pazienza nel non scappare, rifiutandole, dalle nostre responsabilità del prenderci cura delle vite di tutti. Pazienza come quella degli operatori della casa-famiglia per disabili “Il Castagno”, ad Arpaia, nel rimettere in piedi e accarezzare Simone e Angelo. Pazienza come quella delle famiglie di Imma, morta in un incidente stradale, e Sophie, “condannata” ad una malattia degenerativa. Pazienza nel non cedere come quella della famiglia di Ciro e Chiara che hanno messo sotto l’albero un regalo del nostro vescovo don Mimmo che era andato a trovarli. Pazienza nel non arrendersi come quella delle famiglie di Raffaele, Giulia, Alfonso e Fabrizio e di tutti i bambini del Centro Medico Erre di Sant’Agata de’ Goti.

Quando incontriamo ognuno di questi volti dovremmo ringraziarli per il loro vivo r-esistere. Sono volti di disturbo alla nostra quiete, che proprio per questo non sempre riusciamo a riconoscere, perché ci mettono davanti ad uno specchio. Pazienza come quella dei tanti invisibili del nostro territorio rifiutati e ripudiati. Quello che non fece Giuseppe verso Maria, ascoltando la voce di Dio durante il sonno Pazienza per continuare a credere che la vita è sempre bella. A volte consideriamo il dono della vita come un fatto scontato e dovuto. Se solo potessimo rallentare le cose, ci accorgeremmo sempre di più della bellezza unica ed irripetibile di ogni persona, della bellezza assoluta delle piccole cose e dei particolari. Pazienza perché ognuno di noi è il frutto dell’infinita pazienza di Dio. L’amore fa venire fuori il meglio di noi: il coraggio di non arrendersi, la fiducia di andare avanti, la forza di continuare a sperare.

“Il Signore ti chiede di farti dono lì dove sei, così come sei, con chi ti sta vicino; di non subire la vita, ma di donarla; di non piangerti addosso, ma di lasciarti scavare dalle lacrime di chi soffre.” (PAPA FRANCESCO)