«Per operare in un determinato contesto sociale va costruito quello specifico contesto sociale. Tutti siamo chiamati a fare la nostra parte, nessuno può dirsi esente, perché come diceva don Lorenzo Milani: “il problema dell’altro è uguale al mio, uscirne insieme è fare politica”». Questo il monito che mons. Domenico Battaglia, vescovo della diocesi di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de’ Goti, ha lanciato al termine dell’evento di presentazione del Dossier Regionale Caritas sulle povertà – tenutosi nell’auditorium di Villa Fiorita a Sant’Agata de’ Goti – che ha fatto da corollario alla firma del protocollo d’intesa tra Chiesa locale, Comuni del territorio e Asl.
La volontà di stipulare il protocollo d’intesa nacque a margine di un momento di confronto tra le Istituzioni e la Chiesa Diocesana sulle diverse problematiche che affliggono il territorio. L’obiettivo, però, va ben oltre una semplice firma, ed è quello di avviare un percorso di condivisione e collaborazione ed elaborare un piano comune di azione per dare risposte ai cittadini del territorio. Nel corso dell’incontro, svoltosi in prossimità del Natale, tra le diverse problematiche affrontate, è emersa la piaga del gioco d’azzardo che grava pesantemente su centinaia di famiglie, con conseguenti ripercussioni negative sulle attività personali, familiari e lavorative delle persone che hanno sviluppato una dipendenza patologica da gioco. Insomma, il valore della firma apposta sul protocollo d’intesa ha un valore altissimo ed impegna tutti i soggetti, in maniera integrata e sistemica, ad avviare un’azione di contrasto armonica nei confronti di questo problema, attraverso una regolamentazione dello stesso e un farsi carico da parte della Diocesi e dei comuni. L’opera vedrà non solo la realizzazione di azioni educative e di prevenzione e sensibilizzazione, ma anche l’istituzione di un osservatorio strutturato che possa coordinare tali azioni e monitorare il fenomeno attraverso la raccolta e l’elaborazione dei dati relativi al gioco d’azzardo sul territorio. I risultati emersi dall’analisi dei quotidiani locali Gedi e del Visual Lab, in collaborazione con Dataninja, che hanno incrociato i dati di popolazione (Istat), reddito (Mef) e raccolta gioco (Aams), mostrano un quadro allarmante. In alcuni comuni della Diocesi si gioca più che nelle grandi città e l’incidenza sui redditi, sempre più in diminuzione, raggiunge pericolose vette. Ad aprire i lavori, è stato don Domenico Ruggiano, direttore della Caritas Diocesana, che ha illustrato il nuovo corso della Caritas e le nuove modalità di “accoglienza”, il lavoro dei centri di ascolto foraniali, il sostegno a famiglie ed immigrati, l’attenzione verso quelle particolari situazioni di disagio anche economico. Successivamente, a parlare, è stata Nunzia De Capite, sociologa in forza a Caritas Italiana, che ha illustrato – in una precisa relazione – come il mondo delle povertà (intesa come fenomeno storico e sociale) sia cambiato nel tempo. “L’area della povertà – ha ricordato – si è estesa ulteriormente (dall’inizio della crisi, le persone in povertà assoluta in Italia sono aumentate del 155%: nel 2007 erano 1.8 milioni mentre nel 2016 erano 4.7 milioni, ndr).
Anche la società appare frammentata così come i contesti sociali: prima chi aveva bisogno sapeva che c’era un contesto che lo proteggeva, oggi tutto questo non va dato più per scontato”. Il messaggio lanciato dalla De Capite, è chiaro: non può essere risolta una determinata questione sociale se prima non ci occupiamo dei luoghi dove abitiamo. La soluzione proposta dalla sociologa – in un contesto futuro che ovviamente non sarà scevro da ulteriori mutamenti e vedrà sempre meno risorse economiche per il sociale e l’aumento della tassazione – è quella: “di creare sempre di più sistemi territoriali integrati, ampliare leforme di collaborazione del privato, delle parrocchie e del terzo settore in generale con il pubblico”. Prima delle firme sul protocollo e delle conclusioni del vescovo, i saluti istituzionali del prefetto Paola Galeone, dei vertici dell’Arma dei Carabinieri il col. Puel, della Guardia di Finanza il col. Intelisano e del questore Giuseppe Bellassai, che ha auspicato: “Il protocollo sia solo l’inizio e non il punto di arrivo, affinchè non ci sia distanza tra quella che è la forma della firma del protocollo e quella che è la sostanza dell’applicazione del protocollo firmato”. Trasformare la responsabilità in corresponsabilità“Tutti – ha concluso mons. Battaglia – siamo chiamati a fare la nostra parte per far diventare la responsabilità, corresponsabilità. È chiaro che non basta sottoscrivere i protocolli d’intesa, ma bisogna poi fare i passi successivi. La prevenzione sulla piaga dell’azzardopatia cammina su due gambe, di cui siamo responsabili noi adulti: l’educazione e la politica. Due mondi in crisi: in che misura è in crisi il mondo degli adulti e che esempi dà oggi la politica nei nostri territori?”. Mons. Battaglia ha poi concluso: “Oggi abbiamo intrapreso un percorso e in questo percorso giocano un ruolo fondamentale la testimonianza e la credibilità. Solo partendo da questo potremmo costruire speranza e lottare non solo contro l’azzardopatia, ma anche contro le altre dipendenze, contro le illegalità diffuse, contro la criminalità organizzata e contro il disagio sociale”. Consiste proprio in questa la sfida principale che, come Diocesi, stiamo affrontando. Scommettiamo che possiamo vincerla?
Michele Palmieri