Si viaggia sempre. Anche di Natale. E non sempre le tappe di un viaggio sono piacevoli, non sempre si percorrono tutte volentieri. Il giorno di Natale la strada ha portato il vescovo Mimmo dapprima a celebrare l’Eucarestia di Natale nella Concattedrale di Sant’Agata de’ Goti per poi pranzare a Melizzano al ristorante “Le Case Gialle” (che aveva dato la sua piena e gratuita disponibilità ad offrirlo) con le famiglie e le persone in difficoltà, ed infine recarsi a Telese Terme per partecipare al funerale del giovane ingegnere Luca, morto a Genova. Ma andiamo con ordine.
A Sant’Agata de’ Goti il vescovo Mimmo, dopo aver accarezzato e baciato ogni bimbo ed ogni anziano e salutato ognuno prima e dopo la celebrazione, nell’omelia ha incitato i presenti a ritrovare la dimensione della speranza. “Riscopri con forza la tua dignità, rimettiti in piedi, lotta, datti la possibilità di ricominciare. Dio abita nelle tue debolezze, nelle tue difficoltà, nelle tue fragilità”. Un incoraggiamento che, se vogliamo, racchiude anche gli altri due momenti della giornata: il pranzo di Natale con i poveri e le esequie di Luca. Il pranzo, al quale hanno partecipato 92 persone, è stato pensato per venire incontro non solo a chi è in difficoltà, ma anche a chi avrebbe trascorso in perfetta solitudine questa giornata di festa. Un segno tangibile per guardare ed accompagnare quanti si sentono soli, o chiusi nella loro “fatica”, perché “gli occhi arrivano sempre prima delle mani”. Un segno concreto per fermarsi ad aspettare i passi di tutti ed i tempi di tutti. Che non significa dover restare fermi, ma camminare ognuno con il proprio ritmo, con uno sguardo sempre attento nell’attendere sempre tutti, avendo cura ed interessandosi ad essi. Alla gioia di una tavolata condivisa, sempre nel giorno di Natale, come detto, s’è vissuto un momento segnato dal dolore, dalla rabbia, dalle lacrime, dallo sconforto, dalla tristezza: quello della morte di un giovane di Telese Terme. Difficile, come ci ricordava don Mimmo, vivere in poche ore due momenti così opposti, quello della gioia e quello del dolore, quello della vita e quello della morte. In un silenzio così duro da raccontare e che fa male, il vescovo ha sicuramente toccato i cuori di familiari ed amici, sia confortandoli teneramente, sia scuotendoli a seguire il sentiero della notte per raggiungere l’alba. Con gli occhi guardiamo la strada e facciamo strada, ci dicevamo qualche giorno fa e la meta non è la destinazione del nostro viaggio, ma il viaggio stesso. Un viaggio di ricerca che, dovunque ci possa portare, non consiste tanto nel cercare spasmodicamente nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi per vedere anzitutto quelli che già conosciamo. Dolori da alleviare, difficoltà da attraversare, visi da accarezzare, mani da stringere, ingiustizie da denunciare. Urlare tutto questo da credenti significare annunciare e testimoniare il Vangelo dell’amore e della tenerezza. “Bisogna ritornare sui passi già fatti – scrive Saramago – per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre”. E, tra poche ore, ci aspettano i giovani dell’Azione Cattolica di Capua la mattina e il carcere di Airola il pomeriggio!
Giovanni Pio Marenna