Dalle periferie al centro, on the road con il vescovo Mimmo – GIORNO 5: ALLA FINE DI UN VIAGGIO C’E’ SEMPRE UN VIAGGIO DA RICOMINCIARE…

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A chi non è mai capitato di essere stato prigioniero qualche volta? Prigioniero delle proprie incertezze e delle proprie paure, delle proprie certezze e delle proprie consuetudini, delle proprie chiusure e delle proprie inquietudini, delle proprie convinzioni e dei propri opportunismi, dei propri scoraggiamenti e del proprio ego, dei propri formalismi e delle proprie apparenze. Ed invece siamo sempre chiamati, tutti, a vivere in libertà e in pienezza, a provare ad essere semplicemente noi stessi. Strappando queste catene, tagliando questi cordoni, smontando pezzo per pezzo questi retaggi. E osare sempre, senza arrenderci, rialzare la testa perchè non siamo nati per accontentarci ed assuefarci nell’abitudine , ma per provare a volare sempre più in alto.

“Siamo nati per essere grandi!”, ha detto il vescovo Mimmo questa mattina, presso il Seminario 26175104 10214918922036239 1623326241 ndi Cerreto Sannita, all’incontro con i 200 giovani di Azione Cattolica della nostra Diocesi e dell’Arcidiocesi di Capua, impegnati in un gemellaggio intitolato “Giovani in uscita!” (una giornata che, annualmente, i giovani dell’Ac diocesana di Capua trascorrono, incontrando altri giovani e visitando luoghi della Campania). “Siate semplici e vi ritroverete grandi! Dio ci ha creato per essere felici. Ogni giorno, anche se non ce ne accorgiamo, c’è un Dio innamorato di noi che ci accoglie così come siamo, con i nostri pregi e i nostri limiti, con i nostri talenti e le nostre fragilità”. In un clima festoso, gelido fuori (con la neve a coprire, simbolicamente, le spalle sulle confinanti montagne) ma caldo di gioia dentro, don Mimmo ha parlato ai giovani a cuore aperto di un Dio che ci mette al centro e che è sempre dalla nostra parte. Per donare forza a chi ha perso la speranza, per schiudere e far uscire fuori le potenzialità di ognuno di noi e per darci l’opportunità di aprire i cassetti dove custodiamo i nostri sogni.
Poi don Mimmo ha raccontato alcune esperienze che ha vissuto nel suo percorso di vita. Racconti che hanno profondamente toccato e commosso i ragazzi e le ragazze presenti. Dopo di che, c’è stato un momento d’interazione e di dialogo con loro, dove i giovani di Capua hanno ringraziato don Mimmo per la sua testimonianza del Vangelo, affermando che nella nostra Diocesi siamo molto fortunati ad averlo tra noi. In particolare un giovane ha sottolineato il fatto di come si faccia fatica a testimoniare il Vangelo. “Dio non abita il cielo – ha ricordato il vescovo – ma negli occhi, nei volti, nelle fatiche e nelle fragilità di ognuno di noi. Ed è sempre Lui che ci fissa gli appuntamenti!”. Per darci nuove opportunità e nuove occasioni di cambiamento e di riscatto. Che non sono semplicemente un percorso da imboccare casualmente ad occhi bendati alla “o la va o la spacca”, ma una scelta ben precisa che si può compiere o che si può decidere di non compiere.
Ed è proprio sulla scelta di riscattarsi che il vescovo ha incentrato il colloquio del pomeriggio con i ragazzi dell’Istituto Penale per Minorenni di Airola. Hanno chiesto di Dio, i ragazzi, del perché Dio consente che il mondo si divida in estrema povertà e in tracotante e smisurata ricchezza, dell’esistenza o meno del destino nel nostro percorso. E il comune denominatore, su cui don Mimmo è riuscito a toccare con delicatezza le corde giuste ed ha molto insistito, è stato proprio sul concetto di scelta. Che deve essere desiderata e voluta con determinazione per poi arrivare ad una piena consapevolezza. Incamminandosi in un percorso che porti al proprio cambiamento interiore e a guardare in faccia le proprie ferite per attraversarle, per ripartire e per provare a fasciare così le ferite degli altri. Il vescovo, durante il dialogo con loro, faceva ai ragazzi l’esempio di due cisterne, una grossa ed appariscente, resa imponente da una base massiccia di cemento, ed un’altra rovinata dalla vistosa presenza di crepe, dalla quale fuoriesce dell’acqua. Ma da quell’acqua, fuoriuscita da quelle crepe, può crescerci la vegetazione e possono abbeverarsi gli uccelli del cielo. Insomma, tramite quella crepa può nascere una nuova vita, può essere possibile ricominciare. Ed è proprio così infatti. Ci dice Cohen che: “C’è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che entra la luce”.
Ferite profonde come l’oceano dove si perdono e si dimenticano sogni meravigliosi, dove vengono sommersi nell’abisso viaggi che si stavano iniziando o che si volevano cominciare, dove si rischia di scivolare sempre più giù fino a capire che, in realtà, l’abisso che vediamo là in fondo e che ci terrorizza è proprio dentro di noi. In quel preciso istante non è qualcun altro quello che sta affogando, ma siamo noi a stare lentamente morendo. In quell’esatto momento abbiamo due strade davanti a noi: bere il carburante della speranza o affogare definitivamente. Perchè per essere liberi bisogna anzitutto volerlo e volerlo fortemente, per poi forzare tutti quei lacci che ci impediscono di nuotare, di proseguire la navigazione verso nuovi lidi, attraverso nuove prospettive di speranza e di amore gli uni verso gli altri da comprendere e da contagiare, da darsi e da dare. “Voi – ha concluso don Mimmo – non siete i vostri sbagli ed i vostri errori! Provate a ripartire da essi, a darvi una nuova possibilità”. Insomma alla fine di un viaggio c’è sempre un viaggio da ricominciare. Per i giovani di Ac della nostra Diocesi e dell’Arcidiocesi di Capua come per i ragazzi ospiti dell’Ipm di Airola.

Giovanni Pio Marenna