Rifiuti, è anche colpa nostra: verità semplice, non scontata, sempre sottovalutata (articolo pubblicato sul n. 5 del mensile della Diocesi “Voci e Volti”)

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Sarà capitato di riuscire a cogliere quei pochi fatti di cronaca recente che sono in grado di dare almeno uno spunto di riflessione sui temi legati al senso della vita; i fatti di cronaca veri, quelli che si possono scrivere perché l’inchiostro è il vissuto concreto dei loro protagonisti, quelli che ci interrogano con la loro complessità, che ci costringono a guardare in faccia le situazioni di più grave disagio e dolore, e che ci chiedono risposte che non siano solo qualche rumorosa bordata televisiva “applauso e a casa”, pronti al confronto di domani sul tema del momento, ma risposte serie, che possano essere toccate con mano da coloro che vivono certe situazioni, almeno tanto quanto possono toccare e sentire sulla pelle le situazioni stesse.

Ci sono tanti casi davvero degni di veder speso del tempo per una riflessione, e chi vuole gliene dedichi quando può, perché ci premono più delle domande di fede, e non c’è nessuna risposta dommatica per salvarsi con una breve e nozionistica definizione imparata a memoria. Sono casi che ci fanno il terzo grado sulla vita, e arrivano ad interrogarci, ecco la parte avvilente, con le storie e le Voci di tanti Volti.

C’è un killer silenzioso che continua a mietere vittime in una terra che è da tempo, per tristi motivi, sotto i riflettori. I numeri dei morti a causa del cancro nella nostra amata “Terra Campana” aumentano, costantemente. E il sospetto che queste morti siano in qualche modo legate allo smaltimento illegale dei rifiuti è ora una certezza, dopo il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità che afferma con forza che nella “Terra dei Fuochi” si muore di più e soprattutto per patologie che potrebbero essere collegate alla combustione dei rifiuti urbani e ospedalieri, dell’amianto, degli scarti industriali. L’I.S.S. (Istituto Superiore di Sanità) denuncia inoltre il numero superiore rispetto alla media regionale di casi di leucemia in età pediatrica – soprattutto all’interno di famiglie che vivono in condizioni disagiate – sottolineando che non possono più essere rimandate misure volte a tutelare bambini e donne in gravidanza.

La denuncia dell’I.S.S. non è che l’ultima delle tante, sinora sempre ignorate da parte delle istituzioni. I cittadini della Terra dei Fuochi continuano a lamentarsi, inascoltati.

Ricorda, infatti, Mario Fusci, Responsabile del Registro Tumori dell’Asl di Napoli, che ci sono molti altri comuni campani in cui questi dati sono simili. Ma l’aumento dei ricoveri tra i bambini di 1 anno non può rimanere un semplice dato statistico: l’allarme è urgente più che mai. Esiste, dunque, un’emergenza bambini.

Da novembre c’è una nuova emergenza mortalità di bambini. I dati sono simili agli anni 2012-2014. Il dato è che in Campania muoiono un sacco di bambini e tanti ragazzi/adolescenti sono ammalati.

Il dato è contenuto nell’ultimo aggiornamento del Progetto Sentieri (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento), risalente al 2016, redatto dall’I.S.S.

Il Rapporto conferma che in queste zone – tristemente note per lo smaltimento illegale dei rifiuti – si muore di più, si registrano più ricoveri e ci si ammala molto di più di tumore. E l’allarme riguarda in primo luogo proprio i bambini: già nel primo anno di vita vengono colpiti da vari tipi di cancro molto più frequentemente rispetto alla media. Le patologie oggetto dello studio sono state indagate utilizzando tre indicatori: la mortalità, i ricoveri ospedalieri e l’incidenza dei tumori. La mortalità generale “è in eccesso – si legge nel Rapporto – rispetto alla media regionale, sia tra gli uomini che tra le donne”.

«Eccesso di bambini ricoverati nel primo anno di vita per tutti i tumori ed eccessi di tumori del Sistema nervoso centrale nel primo anno di vita e nella fascia di età 0-14 anni – afferma l’I.S.S. parlando di “quadro critico”. Ed ancora: si rileva pure “un’elevata prevalenza alla nascita di malformazioni congenite” in aree caratterizzate anche dalla presenza di siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi». Una situazione critica che impone di correre ai ripari. I risultati del piano di sorveglianza epidemiologica hanno infatti evidenziato un “carico di patologie per il quale le esposizioni a emissioni e rilasci dei siti di smaltimento e combustione illegale dei rifiuti possono avere svolto un ruolo causale o concausale”.

Ancora una volta, le “mamme degli innocenti”, con estrema dignità e compostezza, manifestano la loro disperazione di fronte a quella che va assumendo le proporzioni di una vera e propria strage di bambini, colpiti da patologie tumorali che hanno una stretta correlazione con le sostanze tossiche interrate. Il loro lutto, la passione, l’affanno, costituiscono un inesorabile atto d’accusa per chi sta facendo troppo poco per quelle aree martoriate. Queste donne, affrante e nello spasimo più trepidante per la sorte che ha riguardato i propri figli, chiedono, nel decoro di un dolore metabolizzato, una maggiore attenzione, da parte delle istituzioni, sulle tragiche condizioni in cui versano le zone distrutte dai roghi e rifiuti tossici.

Ed ora vorremmo tentare l’impresa di dare una risposta, attenzione “una” risposta non sta per “la” risposta, è solo una delle tante possibili. La nostra risposta al “perché” è: perché è anche e soprattutto colpa nostra. Sì, è anche colpa nostra perché non ci siamo opposti con tutte le forze, a fare il contrario di chi le forze le ha trovate per soffiare sulla candela della vita, invece che andarne a ravvivare la fiamma.

Delle “mamme degli innocenti” resta il segno femminile di una protesta concreta, civile, spettante. Spesso sono le donne a sapere interpretare le tragedie in cui l’umanità è immersa e a pretendere che un senso di giustezza ponga rimedio alle brutture del mondo. Esse conoscono la sofferenza e sanno alimentare la speranza. Disattenderle, sarebbe “peccato grave”. E’ tanto difficile? Non abbandonate chi chiede aiuto e forse smetteremo di vedere questi orrori.

don Saverio Goglia