Meditazione sul tempo presente del vescovo Giuseppe – Quaresima 2025

Gv 3, 1-16
30-03-2025

Si può rinascere?”. È una domanda da porsi e porre al Signore.

Nicodemo è tra i molti attratti da Gesù per i segni che compie e che gli aprono il cuore e la mente a un’inquietudine: chi è questo Gesù che compie tali segni? Cosa ha da dirmi?

Inquieto, va da Gesù di notte per interrogarlo: un orario insolito per un incontro: la notte indica una situazione di conflittualità, il tempo in cui non c’è chiarezza , l’ora del tradimento  e della paura . La notte è proprio questo tempo che ci appare, per tanti versi, oscuro e segnato dal male, pieno di incertezze riguardo al futuro. Ma la notte è nel cuore di Nicodemo. Un uomo che si trova nel buio dei dubbi, tante domande ma non c’è chiarezza nel suo cuore. È quello che viviamo quando siamo disorientati, quando non capiamo più quello che sta avvenendo nella nostra vita e non vediamo bene la strada da seguire.

Chi è al buio, cerca la luce! E Giovanni, all’inizio del suo Vangelo, scrive così: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo”. Nicodemo cerca Gesù perché ha intuito che lui può illuminare il buio del suo cuore e forse quello del suo tempo. È un uomo che ha le sue certezze fondate sul sapere e sulla sua religiosità e parte da queste parte per interrogare Gesù: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno, infatti, può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui».

Tuttavia, il Vangelo ci racconta che Nicodemo non riesce a comprendere subito ciò che Gesù gli dice. Gesù gli parla di una nuova nascita, che è non solo possibile, ma addirittura necessaria in alcuni momenti della vita: “Se uno non nasce dall’alto, non può vedere il Regno di Dio”. Nicodemo chiede: “Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?”.

Nicodemo ironizza sull’affermazione di Gesù: non è esagerato dire che un uomo possa rinascere dall’alto? Alla fine ci si difende da queste “esagerazioni”.

Nicodemo non capisce quello che Gesù gli dice perché continua a pensare con la sua logica e le sue categorie. È un uomo con una personalità ben definita, ha un ruolo pubblico, ha dottrina, è uno dei capi dei giudei. Non può ribaltare tutto…

Ma probabilmente i conti non gli tornano più. Se si vive facendo calcoli davanti a Gesù, è facile che i conti non tornino: l’amore e l’attenzione che riceviamo da lui è sempre sproporzionata rispetto a chi siamo o a ciò che crediamo sia sufficiente dare. L’orizzonte, che si apre con la parola del Maestro, non è certo quello del nostro sguardo limitato. Quella notte a Nicodemo, mentre era davanti a Gesù e alla sua proposta di rinascere, i conti sulla sua vita non tornavano. Così sente che qualcosa non funziona più nelle sue certezze. Avverte il bisogno di cambiare, ma da dove cominciare?

In ogni età della nostra vita, da giovani, adulti, anziani: se non accettiamo di cambiare, se ci chiudiamo nella nostra rigidità, nelle abitudini o nei nostri modi soliti di pensare, restiamo fermi e chiusi alla vita e alla storia che passano.

C’è un modo di essere anche “giovani invecchiati”, quando ci si piega al conformismo, e ci si rinchiude in modelli di vita e di pensiero da cui non ci si libera (come il “giovane ricco” che incontra Gesù vorrebbe seguirlo, ma non riesce ad abbandonare le sue ricchezze, cioè il suo modo di pensare, il suo sistema di vita rassicurante cui il mondo lo aveva destinato).

Nicodemo è vecchio (come convinzioni) e non crede che possa rinascere : è troppo, non si è mai visto, e poi la vita va così. Magari non si dice no, ma si rinvia. Il discepolo non è un autosufficiente che decide, ma un umile chiamato. Per il discepolo capire è seguire.  Rinascere è possibile in un altro modo: ascoltando Gesù e rispondendo sì al suo amore.

Oggi, ringraziamo di aver ricevuto la chiamata a seguirlo, ad essere suoi discepoli: questa chiamata rende uomini e donne diversi, sensibili, amabili, gioiosi, e fedeli. Gesù ricorda a tutti noi che la chiamata è mettersi a servizio del Vangelo e del mondo, non smettendo di offrire tutto se stessi per questo mondo che ha tanto bisogno del dono che è ognuno.

Gesù parla infatti a Nicodemo di una nuova nascita, che è addirittura necessaria. Piano piano, Nicodemo capisce che rinascere dall’alto e rinascere di nuovo stanno insieme: se lasciamo che lo Spirito Santo generi in noi una vita nuova, nasceremo un’altra volta. Nicodemo è un uomo che, con la sua stessa vita, dimostra che il cambiamento è possibile: alla fine sarà tra coloro che vanno da Pilato per chiedere il corpo di Gesù.

I cambiamenti a volte ci spaventano. Da una parte ci attraggono, a volte li desideriamo, ma dall’altra preferiremmo rimanere nelle nostre abitudini.

“Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non si sa da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito”. Lo Spirito soffia dove vuole e noi dobbiamo lasciarci travolgere dal suo vento.

Gesù spinge Nicodemo ad uscire dalle proprie povere certezze per aprirsi alla “novità” di Dio, che “soffia” e porta non dove vuole andare l’uomo, ma dove vuole andare Dio.

Nicodemo pone allora la domanda che conta: «Come può accadere questo?». Gesù  ironizza sulle parole  di Nicodemo: «Tu sei maestro d’Israele e non conosci queste cose?».

La novità è “l’innalzamento del Figlio”, la risposta paradossale di Dio alla domanda di salvezza dell’umanità: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. Gesù ricorda a Nicodemo –maestro in Israele– che gli israeliti ebbero paura mentre, camminavano nel deserto, paura del cambiamento per aver lasciato l’Egitto per una terra “promessa” che non vedevano e non raggiungevano ancora. E si fissarono così tanto sulle loro preoccupazioni che a un certo punto quelle paure presero la forma di serpenti velenosi (Nm. 21,4-9). Per essere liberati, dovevano guardare il serpente di rame che Mosè aveva messo su un’asta, dovevano cioè alzare lo sguardo e stare davanti all’oggetto che rappresentava le loro paure. Nicodemo, come tutti noi, potrà guardare il Crocifisso, colui che ha sconfitto la morte, la radice di tutte le nostre paure.

“Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.”

Alziamo anche noi lo sguardo verso colui che hanno trafitto, lasciamoci anche noi incontrare da Gesù. In lui troviamo la speranza per affrontare i cambiamenti della nostra vita, nascere di nuovo.

La croce, cui Gesù si riferisce, è l’amore più grande. “Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine”. Gesù incontra il Nicodemo che vive in noi e lo aiuta ad alzare lo sguardo e a vedere quell’amore più grande: dare la vita per i suoi amici.

Fratelli e sorelle,

lo Spirito ci dà la libertà di rispondere sì al Signore, cioè la libertà dal nostro egoismo, dalle nostre chiusure e avarizie. E poi c’è la libertà di sperare. Non abbiamo paura del domani, ma vogliamo vivere perché il domani sia riempito della buona notizia del Vangelo e della realizzazione dei segni del Regno: la guarigione, la moltiplicazione dei pani…. e poi c’è la libertà di amare, che è la più importante perché è il grande comandamento che Gesù ci ha lasciato, quello dell’amore.

La parola del Vangelo di Giovanni ci aiuta in questa Quaresima a cominciare a dire “sì” al cambiamento del cuore, alla rinascita di parole e gesti di apertura e di generosità verso i poveri e i fratelli, all’impegno per la pace. La libertà di amare è sconfinata, come il vento dello Spirito che non conosce confini.

Preghiamo il Signore perché siano suscitati nuovi operai nella messe del Signore e preghiamo con insistenza per la pace in Ucraina, in Siria, a Gaza e per il Myanmar colpito dal terremoto. Preghiamo per Papa Francesco.

+ Giuseppe, vescovo