Avvento 2024
“Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (Luca 3,4)
Con il Vangelo verso il Natale
Care sorelle, cari fratelli, cari amici,
entriamo nel Tempo liturgico dell’Avvento, un tempo importante che ci chiede di camminare insieme, per andare insieme a Betlemme. Ci prepariamo ad accogliere un Dio che sceglie la via della fragilità, quella di un bambino, per venire in un mondo complesso e difficile. Egli ci chiede di camminare insieme in un mondo frammentato e disperso dove sembra così naturale pensare a sé, vivere ognuno per conto suo, ma il Signore ci raccoglie e ci raduna: “Noi tutti come pecore eravamo erranti, ognuno di noi seguiva la propria via” (Is 53,6). L’Avvento chiama ad alzare lo sguardo, nell’attesa del Signore che viene a liberarci. Dice il Salmo 121,1: “Alzo gli occhi verso i monti e mi chiedo: da dove mi verrà l’aiuto?”. Nelle quattro settimane il Signore ci conduce al Natale: “Un bambino è nato per noi… dirà Isaia”. Quel bambino -dice il profeta- è il “Principe della pace, grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine” (Is 9,5-6). L’Avvento ci invita ad un’attesa grande e forte.
Non si può andare a Betlemme con un cuore da adulto deluso, rassegnato e pessimista, carico dei tanti problemi che la vita pone davanti. Il Natale viene non per chi non ha problemi, per chi ha una vita garantita dalle tante cose che fa e che ha. Gesù viene per tutti e chiede la conversione del cuore, un vero cambiamento: dovremmo essere tutti pronti ad accogliere il Signore con il cuore libero come quello dei bambini.
Gesù dice: “Se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli”.
Diventare bambini è, dunque, possibile. Gesù ci farà capaci di diventare bambini bisognosi di compagnia, di essere guidati, di non pensarsi soli, di essere presi per mano, di aver bisogno di amore, di affetto, di amicizia. Diventare bambini per vivere sul serio l’amicizia e la fraternità con il desiderio profondo di unirci in un unico abbraccio per condividere la gioia di essere famiglia, di volersi bene e costruire insieme un futuro di pace.
È vero, viviamo un tempo nel quale ci sentiamo disorientati, persi e agitati. E qual è la reazione più diffusa? Chiudersi, pensare al proprio piccolo mondo, cercare di andare avanti senza essere troppo inquietati da quello che succede per sopravvivere. I bambini non hanno voglia di sopravvivere, hanno voglia di vivere. I bambini non si accontentano di ottenere quello di cui hanno bisogno ogni giorno, ma si nutrono soprattutto di sogni. Quelli che fanno la guerra credono di essere grandi, di avere il potere tra le mani, invece la vera grandezza risiede nel cuore degli operatori di pace. Un bambino, ad uno degli incontri che ho avuto, ha detto. “grande è chi fa la pace” e aveva ragione! Bisogna mettersi alla scuola dei nostri ragazzi e imparare da loro l’arte della pace.
Tante persone si fanno travolgere dalle quotidiane preoccupazioni, vivendo come se Gesù non ci fosse, senza sapere che proprio Lui è il vero segno per la questa generazione. Ce lo ricorda l’Angelo rivolgendosi ai pastori: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia” (Lc 2,12).
Si, Gesù è il segno della speranza di Dio. Egli non ci ha disprezzati e non ci ritiene perduti per sempre. Noi, al contrario, tendiamo ad avere uno sguardo triste, negativo e pessimista sulla storia, mentre Lui rimane amore, sapienza e speranza possibile per tutti. L’Avvento mostra proprio la speranza di un Dio vicino, un Dio che si fa carne nella nostra carne, umanità nella nostra umanità. L’Incarnazione rappresenta la speranza che non delude, la certezza che tutto può cambiare. Dio spera sul mondo intero, anche sulle parti più dolorose, perdute, impossibili. Dio spera su di me e su ognuno di noi.
Dio non si scandalizza di un mondo che non lo cerca o fa a meno della sua presenza. Egli è amore gratuito e incondizionato, infatti: “ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito… Dio non ha mandato il mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui” (Gv 3,16-17).
Gesù non viene per condannare e punire, ma viene nel mondo per donarci la misericordia che tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutti sopporta (1Cor 13,7) e ci conduce all’amore che non avrà fine e che apre le porte ad un futuro possibile di comunione, di giustizia e di pace. L’Avvento è Gesù che viene in un mondo ferito dal male, dalla violenza ingiustificata e dalle guerre insensate che generano miseria, abbandono e solitudine. Dio continua a sperare nella nostra debole speranza. Egli continua a credere nelle nostre possibilità di riconoscere l’unica via capace di portare a compimento la nostra esistenza: la vera fraternità. Questo è un grande dono per tutti. “Ora questa mia gioia è compiuta. Egli deve crescere e io invece diminuire” (Gv 3,29-30). Giovanni il Battista suggerisce la via per accogliere Gesù: diminuirsi per farlo diventare grande. Diminuirsi vuol dire fare spazio alla Parola di Dio nella nostra vita, vuol dire fare spazio agli altri, capire che il “noi” è il vero orizzonte dell’io. È l’unica speranza che continua a provocare la nostra vita.
Gli uomini e le donne della nostra terra, gli anziani, i poveri, i senza diritti, i giovani, i bambini, tutta la nostra Diocesi è chiamata da Dio ad andare verso Betlemme, verso l’appuntamento con Gesù che viene nell’amore che ci libera da ogni schiavitù. Dobbiamo credere ed essere convinti che nel cuore di ogni uomo risuona la voce di Dio che lo chiama a fare il bene che abbatte i muri dell’odio e dell’inimicizia. Se accogliamo tutti la sua chiamata non ci sarà più spazio per il pessimismo, la tristezza, l’angoscia e la disperazione.
Rispondere alla sua chiamata significa, soprattutto, mettersi in ascolto della sua Parola.
Spesso riteniamo la Parola di Dio come qualcosa di bello, di importante, che alimenta le nostre emozioni del momento, ma non riguarda e non provoca in modo pieno la vita. La sfiora, la tocca, la commuove. Ma la cambia davvero? L’Avvento è un tempo propizio, un’ulteriore possibilità per prepararci all’incontro con Gesù e ricominciare con Lui a vivere e sperare da uomini nuovi, vivendo l’amore suo che genera vita autentica. La speranza cresce in chi porta speranza. Soprattutto la speranza di non essere lasciati soli o dimenticati. Portiamo la gioia del Natale a tutti! Dai giovani venivano alcune idee: portare un dono ai bambini del reparto pediatrico dell’ospedale “San Pio” di Benevento o fare una raccolta di alimenti fuori ai supermercati per le famiglie bisognose. Bella anche l’idea di fare una tombolata negli istituti per anziani o una serata con amici disabili oppure una tombolata in parrocchia tra giovani anche con la presenza degli anziani. Possiamo farlo? Insieme possiamo. Insieme possiamo fare tante altre cose. Insieme forse anche tra parrocchie limitrofe, perché no.
Cari fratelli e sorelle, amici nel Signore, possiamo avere, in questo tempo, più familiarità con la Parola di Dio? Mettersi in ascolto della Parola ci fa diventare veri figli di Dio e fratelli tra di noi; ci consente di prendere le distanze dai rumori quotidiani per ritrovare lo spazio per dialogare con Lui.
Il mondo deve necessariamente cambiare, noi tutti dobbiamo cambiare! Non cediamo alla rassegnazione rimanendo sui nostri balconi a guardare. Dobbiamo impegnarci affinché il cambiamento sia veramente possibile perché Dio è con noi e desidera per noi il bene.
Il Giubileo 2025 sarà l’occasione per farci “Pellegrini di Speranza”, dono di Grazia del Signore. Per questo il tempo dell’Avvento è importante, un tempo da non sciupare. A Natale, nella grotta di Betlemme, i nostri sguardi saranno rivolti a Lui, nostra unica Speranza. A Natale nasce la Misericordia che abiterà nuovamente la nostra storia. Il 29 Dicembre 2024, insieme inizieremo il nostro cammino giubilare diocesano. Forte sarà il vento dello Spirito, il vento della misericordia infinita, gratuita, generosa che si farà Indulgenza plenaria per chi ha fede. Tanti momenti ci raccoglieranno per camminare insieme per andare ai tanti luoghi giubilari della nostra Diocesi. Saremo un popolo in cammino, mendicanti di misericordia per la nostra vita e per quella dei nostri fratelli e sorelle. È l’Anno di Grazia di cui parla Gesù leggendo, in sinagoga, il rotolo del profeta Isaia.
Buon Avvento, Dio vi benedica, Lui ci attende a Betlemme. Con Lui vivremo il Giubileo abbracciati dalla sua misericordia.
+ Giuseppe, vescovo