Il nostro vescovo sta girando le parrocchie della nostra diocesi non per la visita “ufficiale”, ma per mettersi accanto, per ascoltare, per camminare insieme. Confesso che il mio stato d’animo, prima della tre giorni a san salvatore (13-15 Gennaio), era quello di un bambino che non vedeva l’ora di mostrare al proprio papà il lavoretti che aveva fatto a scuola: un misto di orgoglio, trepidazione, gioia, timore … Conosco la passione pastorale di don Franco, il suo desiderio di pensare, di progettare, di affrontare le sfide dell’oggi. Tutto questo, tutta la cura riversata sulla comunità non poteva non entrare in risonanza con il chinarsi su di noi del vescovo che il Signore ha mandato in questa terra. Ho sentito profondamente vere le parole del papa: “I laici sono semplicemente l’immensa maggioranza del popolo di Dio. Al loro servizio c’è una minoranza: i ministri ordinati. È cresciuta la coscienza dell’identità e della missione del laico nella Chiesa” (Evangelii Gaudium, 102). Don Mimmo è venuto ad offrirci il suo servizio di ascolto, di incoraggiamento e di capacità di focalizzare l’attenzione sui passaggi più difficili della nostra comunità. Tutto questo, nell’ascolto condiviso della Parola: abbiamo, infatti, voluto tenere come primo momento della sua presenza tra noi l’ascolto del Vangelo secondo Matteo, come facciamo ogni settimana. In modo provvidenziale, abbiamo letto il capitolo 9: Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!». Parole fondamentali per la vita della Chiesa: la messe è strutturalmente molta, perché la missione, l’evangelizzazione è un’opera che solo Dio può compiere; per questo la supplica, la preghiera è decisiva. La vita spirituale ci salva, infatti, dal rischio del fare, dall’essere assorbiti dalle attività, mentre la missione primaria è la vita interiore, è il rapporto col Signore. Ed è interessante che proprio questo è stato il tema dell’omelia finale dei tre gironi, nella messa del mercoledì, dove don Mimmo ha posto la propria attenzione sulla prima lettura che racconta la chiamata del Signore a Samuele; la domanda che ne è nata: abbiamo incontrato e riconosciuto il Signore nella nostra vita? Quante volte non siamo capaci di riconoscere la voce del Signore che ci parla! E quante volte quell’incontro quotidiano con il Signore non riusciamo a farlo vedere e sentire agli altri! Dio, quindi, può essere la bellezza che attrae, la forza che ci rialza, la novità che ci crea nuovamente giovani: e tutto questo attraverso il volto degli altri.
Ma se gli altri non vengono? A questo proposito, il nostro vescovo ci ha invitati a coltivare la nostalgia degli assenti: la sedia vuota, il bambino che non viene agli incontri deve renderci creativi, deve spingerci a inventare pur di riunire tutti attorno al focolare che è l’amore del Signore. In questo senso è stato bellissimo gustare lo stile di don Mimmo nel visitare i malati della parrocchia: lì ha mostrato come incontriamo e riconosciamo il Signore nella nostra vita, accogliendo volti e nomi che camminano nella nostra stessa strada, prendendocene cura: una carezza a chi sperimenta la solitudine; una carezza a chi insegue una speranza; una ricerca dei bambini e delle loro famiglie. Qui giochiamo una partita importantissima: come essere credibili e quindi attraenti verso i nostri fratelli? Il papa ci ricorda che “la Chiesa Cattolica è un’istituzione credibile davanti all’opinione pubblica, affidabile per quanto concerne l’ambito della solidarietà” (EG 65). Dobbiamo camminare come popolo verso il Signore della vita.
L’ultimo aspetto che credo sia importante sottolineare è la comunione, la condivisione che deve abitare in una comunità; è sotto gli occhi di tutti che vi possono essere divergenze (le litigate tra Pietro e Paolo, riportate nella lettera ai Galati, sono epiche), ma dobbiamo avere la pazienza di raccogliere l’energia che nasce dai conflitti, per creare sempre più armonia. Se questo non accade, nella pastorale giovanile, nella liturgia e in tutte le altre attività della parrocchia, si rischia di non riuscire a spiccare il volo, pur a fronte di tanti sforzi.
In cuori che si lasciano riconciliare, sia con Dio che con i fratelli, la grazia di Dio agisce. Lasciamola lavorare!
racconto a cura di don Matteo Prodi