“L’educazione è la prima domanda dei giovani alla Chiesa”

Nel documento finale del Sinodo su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, importanti riferimenti alla pastorale scolastica e universitaria

Nel dinamismo di una Chiesa missionaria, “in uscita”, è necessario passare dall’idea di centri giovanili statici, dove i giovani possano venire, all’idea di “soggetti pastorali in movimento con e verso i giovani, capaci cioè di incontrarli nei loro luoghi di vita ordinari – la scuola e l’ambiente digitale, le periferie esistenziali, il mondo rurale e quello del lavoro, l’espressione musicale e artistica, ecc. – generando un nuovo tipo di apostolato più dinamico e attivo”.

Lo scrive al n. 143 il documento finale del Sinodo su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, concluso il 28 ottobre scorso in Vaticano. Oltre al pericolo della chiusura e dell’autoreferenzialità, i padri sinodali invitano a evitare l’improvvisazione e una certa frammentazione della pastorale della Chiesa. Il riferimento è “alle varie pastorali che riguardano i giovani: pastorale giovanile, familiare, vocazionale, scolastica e universitaria, sociale, culturale, caritativa, del tempo libero, ecc. La moltiplicazione di uffici molto specializzati, ma a volte separati, non giova alla significatività della proposta cristiana”. In un mondo frammentato che produce dispersione e moltiplica le appartenenze, i giovani “hanno bisogno di essere aiutati a unificare la vita, leggendo in profondità le esperienze quotidiane e facendo discernimento. Se questa è la priorità, è necessario sviluppare maggiore coordinamento e integrazione tra i diversi ambiti, passando da un lavoro per ‘uffici’ a un lavoro per ‘progetti’” (n. 141).

Oltre a questi riferimenti, un intero paragrafo è dedicato a: educazione, scuola e università. Lo riportiamo qui sotto integralmente.

Educazione, scuola e università

158. Vi è stata durante il Sinodo una particolare insistenza sul compito decisivo e insostituibile della formazione professionale, della scuola e dell’università, anche perché si tratta dei luoghi in cui la maggior parte dei giovani passa molto del proprio tempo. In alcune parti del mondo l’educazione di base è la prima e più importante domanda che i giovani rivolgono alla Chiesa. Per la comunità cristiana è importante dunque esprimere una presenza significativa in questi ambienti con docenti qualificati, cappellanie significative e un impegno culturale adeguato.

Una riflessione particolare meritano le istituzioni educative cattoliche, che esprimono la sollecitudine della Chiesa per la formazione integrale dei giovani. Si tratta di spazi preziosi per l’incontro del Vangelo con la cultura di un popolo e per lo sviluppo della ricerca. Esse sono chiamate a proporre un modello di formazione che sia capace di far dialogare la fede con le domande del mondo contemporaneo, con le diverse prospettive antropologiche, con le sfide della scienza e della tecnica, con i cambiamenti del costume sociale e con l’impegno per la giustizia.

Un’attenzione particolare va riservata in questi ambienti alla promozione della creatività giovanile nei campi della scienza e dell’arte, della poesia e della letteratura, della musica e dello sport, del digitale e dei media, ecc. In tal modo i giovani potranno scoprire i loro talenti e metterli poi a disposizione della società per il bene di tutti.