“Siate profeti della gioia, testimoni dell’amore, accoglienti e misericordiosi”. L’intervista a don Leucio Cutillo, direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano (articolo pubblicato sul n. 16 del mensile della Diocesi “Voci e Volti”)

Don Leucio Cutillo 5

Il termine catechesi, deriva dal greco katḗkhēsis, il cui significato è “insegno a voce”.Gesù, del resto, “insegnava a voce” il Vangelo, attraverso le parabole e utilizzando in qualche modo, le sue grandi lezioni di catechesi. Catechesi che ognuno di noi, ha ascoltato almeno una volta nella vita. Catechismo, che i bambini fin da piccoli, frequentano nella preparazione ai sacramenti. Nella Diocesi di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de’ Goti, il direttore dell’Ufficio Catechistico è don Leucio Cutillo, parroco di san Mauro Martire e san Martino Vescovo a Solopaca. Ufficio che si avvale della collaborazione di molti giovani ed i cui obiettivi, a medio e lungo termine, abbiamo provato ad analizzare nella piacevole chiacchierata con lo stesso don Leucio.

Don Leucio, qual è la missio dell’ufficio catechistico diocesano?

“Di fronte a questa domanda, vorrei andare un po’ oltre quelle che possono essere “definizioni” preconfezionate. L’Ufficio Catechistico ha come finalità quello di “camminare” al fianco degli altri uffici e aggregazioni, per offrire un contributo significativo nello studio, nella proposta, nell’animazione e nel coordinamento delle attività.
Da quando il vescovo don Mimmo mi ha nominato direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano, ho cominciato a riflettere su quale potesse essere davvero la “missio”. La missione, a mio modesto parere, è mettere al centro l’evangelizzazione, come dice papa Francesco: obbedire al mandato missionario di Gesù: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28, 19-20). Mi piace immaginare un ufficio che esca per le “strade” della nostra diocesi, per incontrare i numerosi catechisti e catechiste che ogni giorno si dedicano alla formazione non solo dei bambini e dei ragazzi, ma anche di tutte le persone che sentono nel cuore il desiderio di trovare l’essenziale per dare risposta alle tante domande.
L’Ufficio Catechistico deve essere costantemente in “ascolto”, deve farsi compagno di viaggio, deve saper consigliare e saper offrire il proprio contributo per il bene di tutti i gruppi catechistici parrocchiali. È bello pensare, inoltre, ad un ufficio che sappia essere “dinamico”; solo il suo essere dinamico, permetterà di rintracciare sempre quei cambiamenti velocissimi che sono caratteristici della società moderna e saprà sempre accogliere l’invito ad una “uscita missionaria”. Un ufficio catechistico che sappia sempre guardare in faccia a questo nostro mondo, con i suoi valori, le sue inquietudini e speranze, le sue conquiste e sconfitte. Questo sguardo va posto allora in tutti gli ambiti della società, Papa Francesco, del resto, scrive nell’Evangelii Gaudium: «Oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura. La gioia del Vangelo è per tutto il popolo, non può escludere nessuno». Ma per fare questo, è importante rimanere innestati e radicati in Cristo, lasciandosi condurre dallo Spirito. Allora tutto sarà possibile con genio e creatività”.

Si parla tanto di catechesi, di catechismo, ma esiste un catechismo del cuore? E quello dell’anima?

“Io sono sicuro che in ognuno di noi c’è il desiderio di pienezza e il nostro cuore è capace di aprirsi quando sente parole forti e vere sulla sua vita e incontra autentici testimoni di carità. Il Vangelo, ha la forza di aprire i cuori e le menti. Mi viene in mente un episodio del Vangelo di Luca, riguardante i discepoli di Emmaus. A questa icona biblica, faccio sempre riferimento tutte quelle volte che mi trovo a riflettere su cosa significhi catechesi. In questo episodio, infatti, ci vedo “l’essenza” della catechesi: Gesù si fa riconoscere ai due discepoli amareggiati e stanchi, si affianca al cammino, spiega loro le scritture e spezza il pane. È nel cuore che i due hanno fatto esperienza della grazia, nel cuore hanno “riconosciuto” la bellezza di essere amati. Siamo chiamati in quanto “evangelizzatori”, a fare in modo che ognuno scopra il cuore come luogo dell’incontro con il Signore. Questo luogo diventa luogo del discernimento, luogo dove poter vivere davvero l’incontro con il Risorto, luogo dove ognuno può sentire la gioia di essere “inviato”.
Solo nel cuore, si scopre l’urgenza di andare incontro a tutti, senza paura e senza rinunciare alla nostra appartenenza”.

È a tuo giudizio, la catechesi, un modo per conoscere meglio l’importanza della Parola di Dio?

“La catechesi deve sempre mettere al centro la Parola di Dio. Bisogna essere annunciatori di Cristo, puntare all’essenziale. Papa Francesco, a riguardo, afferma che “deve essere tutto il popolo ad annunciare il Vangelo”. Come si potrebbe pensare ad una catechesi, senza annunciare la bellezza dell’incontro con il Signore?. Ogni volta che ci poniamo di fronte alla Parola di Dio, la ascoltiamo, la preghiamo, chiediamo che illumini il nostro cammino, noi diventiamo “annunciatori” di questa esperienza che salva. È necessario che ogni evangelizzatore, ogni catechista, senta nel cuore il grande desiderio di formarsi alla scuola del Maestro. Ho avuto la gioia di incontrare una persona che ha scelto di dedicare la sua vita all’annuncio della Parola di Dio; viene chiamato molto spesso a tenere conferenze, a guidare ritiri, a portare la sua testimonianza di fede. Di questa persona mi ha sempre colpito il suo modo di tenere stretto tra le sue mani la Bibbia, quasi a chiedere continuamente forza e luce. La Parola lo accompagna sempre! Questo è bellissimo! È bellissimo perché possiamo scrutare la presenza di Dio quotidianamente, origliando la sua imprevedibilità, e bruciando dal desiderio di fissare gli occhi su di Lui. Mettere la Parola al centro del nostro agire, del nostro quotidiano, leggerne la sua presenza, è rinnovare ogni giorno il nostro “eccomi”, è lasciarsi guidare dal sua presenza che non delude”.

A livello diocesano, quali sono i progetti a medio e lungo termine, dell’ufficio che tu dirigi?

“L’ufficio catechistico diocesano, in questo primo periodo, si è concentrato particolarmente sulla conoscenza della nuova Equipe. Ci siamo incontrati, abbiamo messo in comune le nostre storie e le nostre esperienze, lasciando emergere domande e attese.
Da questo ascolto reciproco, abbiamo sentito rinascere in noi l’urgenza di ripartire tutti insieme per dare voce e attuazione al mandato del nostro vescovo don Mimmo. Come i discepoli sulle rive del lago lasciarono tutto e lo seguirono, così la nostra responsabilità si è aperta a un “si”, trepidante e affidato. Per questo, abbiamo sentito l’urgenza di incontrare catechisti e catechiste attraverso quattro primi incontri foraniali, che hanno avuto il sapore della partecipazione di tutti e della condivisione reale dei cammini parrocchiali. La formazione integrale, deve ritornare ad essere “criterio fondamentale” attraverso cui la comunità si fa “grembo che genera alla fede”. Al termine degli incontri foraniali, vivremo l’incontro diocesano con tutti i catechisti e catechisti con il nostro vescovo don Mimmo. Inoltre, in collaborazione con il Servizio diocesano per la Pastorale Giovanile, stiamo progettando l’incontro/festa con tutti i giovani che hanno ricevuto o devono ricevere il Sacramento della Confermazione in questo anno”.

Quanto c’è dell’impronta di Papa Francesco nell’azione e nell’operato della Chiesa Cattolica, oggi?

“Io ho avuto la gioia di partecipare al Convegno ecclesiale della Chiesa Italiana a Firenze nel 2015. In quella occasione, ho compreso davvero l’importanza di ciò che Papa Francesco sta cercando di attuare all’interno della Chiesa. Il papa ha consegnato a tutta la Chiesa Italiana l’esortazione apostolica Evanglii Gaudium: « In ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni, specialmente sulle tre o quattro priorità che avrete individuato in questo convegno. Sono sicuro della vostra capacità di mettervi in movimento creativo per concretizzare questo studio. Perciò siate creativi nell’esprimere quel genio che i vostri grandi, da Dante a Michelangelo, hanno espresso in maniera ineguagliabile. Credete al genio del cristianesimo italiano, che non è patrimonio né di singoli né di una élite, ma della comunità, del popolo di questo straordinario Paese». Papa Francesco ha esortato la Chiesa Italiana e quindi ogni credente, ad essere annunciatori di Cristo, questo annuncio tocca a tutto il popolo. Un annuncio, che abbia come preoccupazione l’inclusione sociale dei poveri e la capacità di incontro e di dialogo, per favorire l’amicizia sociale cercando tutti insieme il bene comune.
Alla luce delle parole del nostro Papa, posso dire che è necessario comprendere che annunciare Cristo, significa mostrare che credere in Lui e seguirlo non è solamente una cosa vera e giusta, ma anche bella, capace di colmare la vita di un nuovo splendore e di una gioia profonda, anche in mezzo alle prove. In altre parole, Egli ci chiede di essere sempre “profeti della gioia”, testimoni dell’Amore, accoglienti e misericordiosi”.

Pasquale Ciambriello