“Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama”. Questo è canto degli angeli in questa notte santa che rischiara con la sua luce la notte degli uomini. È Natale, nasce Gesù, ma il mondo sembra preso da altro. Forse da un altro Natale, con altri canti e con altre parole. Del Natale quello vero, se ne accorge chi ascolta le parole degli angeli e si fa guidare davanti a quella mangiatoia dove troverà deposto un bambino. Non è un Natale interessante questo per chi cerca il Natale nello sfarzo, nelle luci, nelle agitazioni perché tutto sia pronto, negli addobbi. Forse il Natale, quello di Betlemme, non è una bella notizia per un mondo distratto e dimentico. Troppo umile come Natale, troppo povero, troppo periferico, troppo fatto da gente semplice. Eppure c’è un immenso bisogno di questo Natale, di questo Bambino che porta pace in un mondo che vive i pezzi della guerra mondiale. Abbiamo bisogno di luce, la vera luce, per la nostra vita e per tutti quelli che sono nelle tenebre della disperazione. “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”, sono le parole del libro del profeta Isaia che vogliono illuminare questa notte per dirci quale dovrebbe essere la nostra luce in questo tempo difficile. È la luce del bambino di Betlemme, che guidò i pastori, è la stella che indicò ai Magi di oriente la strada verso il Signore. Mai come in questo tempo c’è bisogno di questa luce, non solo per noi ma per il mondo intero. Infatti, Gesù nasce nel mondo e per il mondo. A volte lo dimentichiamo, ma quella mangiatoia accoglie un bambino, il Figlio di Dio, che viene nel mondo, entra nella storia per posarsi nei cuori delle donne e degli uomini. Vorrebbe essere luce di speranza per i popoli, i poveri, i malati, gli anziani, i piccoli come lui, soprattutto quelli dimenticati, scacciati, i profughi della Siria, della Libia, dell’Etiopia, dell’Afghanistan.
Qualcuno potrebbe dire: è possibile farsi un augurio di buon Natale in questo tempo con tanta paura con tanta incertezza e con tante avversità che sembrano di nuovo minacciare la nostra vita, le nostre relazioni? In questo tempo in cui sembra ci sia niente di bello, di buono? Proprio per questo dobbiamo augurarci un Natale buono, per imparare a lasciare spazio alla speranza che viene al Signore, che viene nella pandemia. Questa pandemia in realtà ci aiuta a capire che il Signore viene proprio dove c’è il male. Non aspetta che si risolva tutto, che le cose vadano bene per poi scegliere timidamente di fare qualche cosa. Gesù nasce, e quindi sceglie la vita, una vita segnata anche la sua dal male che per lui è la pandemia di non trovare posto, ma anche la pandemia della violenza di Erode che cercherà il bambino per ucciderlo; e poi la pandemia terribile di quelle tante guerre di cui a volte non sappiamo nulla, come tante violenze che si combattono, che uccidono la vita. Ecco proprio per questo ci auguriamo un Natale buono per sentire dentro di noi l’amore di Dio che condivide la nostra esperienza di pandemia, che fa sua la pandemia per insegnarci a sconfiggerla. Gesù non ci rende invulnerabili, forse preferiremmo così: ci pensa lui, ma, perché ci sia almeno un Natale buono per noi oltre che per gli altri, dobbiamo vincere i tanti distanziamenti, quelli del cuore, quelli che ci tengono lontani, il pregiudizio, l’indifferenza per cui non ci rendiamo nemmeno più conto della sofferenza degli altri. Facciamo spazio al Signore Gesù che viene per farci sentire quanto ci ama e per indicarci che la vera forza per sconfiggere il male è una sola, è quella dell’amore.
Cari amici, la luce del Natale è pace, bontà, amore, consolazione, guarigione, salvezza. “Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace”, è il suo nome. Egli viene a stabilire la giustizia in un mondo ingiusto e violento, dove i poveri e i piccoli sono calpestati e scartati. Egli viene per questo! La sua forza non si impone con la violenta, ma trasforma con la mitezza. Per questo non vorremmo che “tutto torni come prima”, come molti dicono, quanto piuttosto che il mondo torni meglio di prima, diverso da prima, più umano di prima, più giusto e pacifico di prima. Oggi l’angelo del Signore si avvicina anche a noi, come a Maria, a Giuseppe e ai pastori, proprio perché condividiamo il sogno di un mondo diverso, a cui quel bambino di Betlemme dà inizio. Sì, il Natale è un nuovo inizio, è una nuova creazione. Anche il creato, infatti, ha bisogno di questo nuovo inizio, dopo che è stato sfruttato, inquinato, abbruttito, per l’egoismo e l’indifferenza di tanti.
C’è da rimanere stupiti di fronte all’umiltà di un Dio che si fa bambino per noi, c’è quasi da avere timore di fronte a tanta piccolezza ma: “Non temete – disse l’angelo ai pastori -: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi nella città di Davide è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” … “E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”. Fermiamoci a Betlemme. Non rinunciamo, cari amici, a uscire dalle nostre paure e abitudini. Vale la pena fermarsi davanti a quel bambino, perché quel bambino sarà per noi e per tutto il popolo una luce che dà gioia e pace anche in un tempo difficile come il nostro. Gesù è il dono di Dio alla nostra vita e al mondo. Per questo siamo qui, cari fratelli, come a Betlemme. Siamo accorsi, siamo davanti a quella mangiatoia. Certo, siamo impauriti, ci sentiamo deboli, incerti, a volte tristi. Il Signore lo sa e ci vuole proteggere, dare speranza. Per vivere la speranza del Natale dobbiamo essere umili. Solo gli umili incontrano Gesù bambino e sono avvolti dalla gioia che unisce terra e cielo. I pastori sono gli umili. Essi non pensano a sé stessi. Vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Solo vegliando sui fratelli, specie i più deboli, possiamo andare a Betlemme. I grandi cercano la gioia nelle cose grandi, nell’affermazione di sé, nei palazzi del potere di Gerusalemme dove pensano di diventare importanti e si vendono per un po’ di considerazione. Ma lì non nasce nulla. Dio si fa umile, piccolo, si regala e lo trovano gli umili. Impariamo anche noi a fare lo stesso per comunicare ad altri la luce del Natale con i piccoli gesti, possibili a tutti, di accoglienza, di tenerezza, di protezione per chi è lasciato fuori, forestiero, spogliato della sua dignità, escluso. “Sii la ragione del sorriso di qualcuno”, ha detto un giovane profugo. Gesù è tra noi e Gesù è portatore di una buona notizia: innanzitutto che c’è un futuro, un bambino che nasce ci dice che c’è un futuro.
E lo dice quest’anno a tutti coloro che pensano che la loro vita non abbia un futuro bello, dignitoso. Lo dice ai tanti rifugiati che cercano un futuro migliore nelle nostre società.
Lo dice agli anziani soli costretti negli istituti senza nemmeno una visita. Lo dice a chi cerca un aiuto, un sostegno, qualcuno che dica il loro nome. Qualcuno che parli con loro.
Ecco questo è il messaggio: Gesù è vicino e noi vorremmo essere un po’ le braccia di Gesù, il sorriso di Gesù per tante persone durante questo Natale, perché tutti sappiano che c’è qualcuno che sta loro vicino, che non sono soli e che la loro vita ha un futuro e un futuro buono.
Questo è il Natale quello vero; facciamo in modo che nessuno resti escluso dalla gioia e della festa del Natale. Che sia un Natale per tutti e ciascuno di noi può dare molto.
Che sia un Natale di gioia, che sia un Natale di festa, che sia un Natale di vicinanza. Che sia un Natale in cui mostriamo, nel lavoro e nell’amicizia di ogni giorno, che nessuno è escluso dalla festa di Gesù.
Noi possiamo farlo scegliendo l’umiltà e iniziando da chi è più povero. È questa la via della gioia per tutti gli uomini che Egli ama e che scoprono come sono amati. Buon Natale, mistero di amore che accende la speranza in un mondo tenebroso e ci indica la via dell’umiltà per trovare noi stessi e Dio, per combattere il male e cambiare il mondo.
Buon Natale Chiesa di Cerreto Sannita–Telese– Sant’Agata de’ Goti.
Buon Natale!
† Giuseppe, vescovo