Santa Messa “Cena del Signore” – Giovedì Santo

Parrocchia di San pietro Apostolo e San Pancrazio Martire - Valle di Maddaloni (CE)
06-04-2023

 

 

Care sorelle e fratelli,

prima di ogni cosa saluto con affetto don Giuseppe e il Sindaco, e tutti voi qui presenti.

Celebriamo la liturgia in Coena Domini, momento sacro per la vita dei sacerdoti perché Gesù istituisce il sacramento dell’Eucarestia, cuore e senso di ogni sacerdozio. È l’ultima cena, è l’ultima sera della vita di Gesù. A cena inoltrata Gesù si alza da tavola, depone le vesti e si cinge i fianchi con un asciugatoio, poi prende un bacile con dell’acqua, si dirige verso ognuno dei dodici, si inginocchia davanti a loro e lava loro i piedi. E fa così con ogni discepolo, anche con Giuda che sta per tradirlo. Pietro, appena vede avvicinarsi Gesù, reagisce: “Signore, tu lavi i piedi a me?”. Ma come, il Maestro lava i piedi al discepolo? È un gesto che non si capisce con la logica di questo mondo. E Pietro ancora tanto non capisce, vuole rifiutare quel gesto affettuoso di Gesù che aveva prima spiegato: “Chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come uno che serve”. Ma com’è difficile capire un amore che si fa servizio! Quanto è difficile disarmare il cuore, lasciare che l’amore lo tocchi.

Il Vangelo della lavanda esorta i discepoli a chinarsi e a lavarsi i piedi gli uni gli altri. È un comando nuovo per ogni comunità. Anche per noi. Sì, davvero è nuovo. Mentre gli uomini si combattono e fanno la guerra, Gesù lava i piedi ai discepoli: come è diverso il suo amore! Gesù è il nostro Maestro e vogliamo imparare da Lui, mentre i tempi che viviamo ci parlano del dolore della guerra. Quanto c’è bisogno di gesti come quello di Gesù!

Il Signore ci insegna come vivere e da dove iniziare a vivere: la vita vera non è quella di stare diritti nel proprio orgoglio; la vita secondo il Vangelo è piegarsi verso i fratelli e le sorelle, iniziando dai più deboli. Tutti, infatti, abbiamo bisogno di amicizia, di affetto, di comprensione, di accoglienza, di aiuto. Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che si chini verso di noi, come anche noi di chinarci verso i fratelli e le sorelle. Lavare i piedi non soltanto è un gesto: è un modo di vivere.

Per l’evangelista Giovanni ha un valore così forte che non riporta l’istituzione dell’Eucarestia, che troviamo invece negli altri Vangeli. Due gesti diversi, eppure c’è un invito che li unisce, l’invito a fare quello che lui fa in quella sua ultima cena: Fate questo in memoria di me e lavatevi i piedi gli uni gli altri. Quanto facilmente diamo valore solo al primo gesto e dimentichiamo il secondo. Viviamo la Messa senza il servizio ai fratelli. Facciamo la Comunione, ma senza avere cura della “comunione con gli altri”.

Lavarsi i piedi gli uni gli altri è l’immagine di una Chiesa sinodale, quella che il sinodo che stiamo vivendo vuole realizzare. La scelta oggi dei dodici non è casuale. La presenza tra i dodici del parroco, dei collaboratori scelti per questo gesto dice che siamo tutti servi del Vangelo, ognuno nel suo ministero, chiamati a realizzare il Regno di Dio, nella corresponsabilità, ognuno con i suoi doni. A tutti e per tutti c’è spazio perché nessuno si senta marginale, ma sempre centrale. La presenza del Sindaco è perché lui rappresenta tutta la comunità civile di Valle di Maddaloni, anche quelli che in chiesa non vengono o che sono di altre religioni. La Chiesa sinodale, si rivolge a tutti, a chi frequenta, a chi non frequenta, a tutti vuole fare arrivare la buona notizia del vangelo della pace e della misericordia. La Chiesa sinodale vive la simpatia verso tutti. Grazie per avere accettato di compiere questo gesto. Vivere il sacerdozio comune e il sacerdozio ministeriale, è la missione della Chiesa sinodale, del volto nuovo che la Chiesa si sta dando: tutti parte di un popolo, una famiglia che non esclude nessuno e che anzi cerca tutti. Tutti chiamati alla corresponsabilità ed a dare il proprio contributo nella ricchezza dei ministeri che la Chiesa propone.

Nella Chiesa del Sinodo non c’è distinzione di dignità tra chi serve e chi è servito, tra chi lava e chi è lavato. La nostra dignità non è nel nostro ruolo, ma è nel Battesimo; la nostra dignità è nell’essere figli di Dio, uomini e donne nei quali il Signore ha posto il suo compiacimento. È il mistero d’amore che la Chiesa custodisce con cura e che anche questa lavanda ci fa rivivere. Gesù promise quella sera ai discepoli: “beati voi se lo metterete in pratica”. Beati, cioè felici.

Sì, care sorelle e fratelli: fate questo in memoria di me – vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. Amare Dio e amare i fratelli.

La lavanda dei piedi mostra con grande evidenza che servire è amare e che amare è servire. Se vuoi essere felice – sembra dirci Gesù – devi amare, cioè servire gli altri.

È un comando che ci trova ancora troppo distanti, prudenti, dimentichi. Questa sera, il vangelo della lavanda dei piedi ci chiede di fare del gesto di Gesù un modo di vivere, di stare con gli altri, di presentarci al mondo.

Sì, fratelli e sorelle, amiamoci gli uni gli altri fino in fondo e soprattutto amiamo Gesù con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta l’anima. Amiamo la sua parola, tanto diversa da quelle di questo mondo, amiamo i suoi gesti, che ci insegnano a essere umani, amiamo il suo corpo sofferente e flagellato in questi giorni di passione, stiamo vicini alla sua sofferenza e alla sua angoscia.

Quel giovedì santo i discepoli, con tutti i loro limiti, furono amati fino alla fine, nutriti e serviti. Non era la cena dei giusti, ma la cena dei discepoli amati. Da quel giovedì santo il grembiule non è più il segno di una vita poco dignitosa, ma diventa il simbolo di una vita piena. Servi per amore nel dono della propria vita. Una Chiesa che fa dono del suo corpo attraverso il corpo di chi la vive. Sì, è questa la Chiesa fraterna, amica, umana, pacifica, solidale che il mondo attende e di cui ha bisogno, è questa è la Chiesa di cui abbiamo bisogno tutti noi. Non una istituzione, ma una casa, una famiglia di amici di Dio, fratelli di Gesù, benedetti ed accompagnati dall’amore di Maria, sua madre.

E così sia.

† Giuseppe, vescovo