Santa Maria, Assunta in cielo – Riti Settennali, 26 agosto 2017

26-08-2017

Santa Maria, Assunta in cielo,
insegnaci a farci vicini al cuore dell’altro, ai suoi angoli bui, alle sue facce più difficili da guardare. A farci vicini senza reticenze e paure, nella capacità e nella stupenda follia di chi sa cogliere l’altro senza remore. E poi aiutaci a chinarci, chinarci per sollevare, cambiando prospettiva e livello, perché non c’è in un’intera vita cosa più importante da fare che chinarsi perché un altro, cingendoti il collo, possa rialzarsi.
Madre della speranza, rendici patiti di speranza.
La tua fede ci emoziona e smuove la nostra anima. Facci degni di accoglierla in noi, in questo tempo, in questa storia, e di spargerla come sale che dà sapore e acqua benedetta che purifica.
Un brivido ci assale quando cerchiamo Dio nei tuoi occhi, mentre ti parliamo di Lui desiderando intensamente che ogni uomo e ogni donna possa emozionarsi per uno sguardo, un tocco nell’anima con quella malinconia che fa sentire nel più profondo la tenerezza di Dio.
Quanta tenerezza nella tua preghiera!
Maria, madre capace di amare senza dimensioni né nella gioia né nel dolore, tempio di forza nella completa semplicità, donna semplice…e la semplicità è nei cuori che hanno mille occhi per discernere, nei cuori che pulsano per un avvenimento gioioso ma che sanno piangere e aprire con la chiave della pietà e della compassione la porta della vita, l’unica e meravigliosa vita, per essere pronti, come Gesù, a chiedere a chi ci è accanto: “Cosa vuoi che io faccia per te… amico, compagno, sconosciuto, per te, fratello!”
In queste umili parole è racchiuso il cuore dell’uomo portato sul palmo della mano di Dio e se solo potessimo cogliere quell’alito di vita così offerto, potremmo squarciare le tenebre e correre felici per campi indorati; se solo riuscissimo anche noi a rispondere ad un grido d’aiuto, tutti insieme potremmo ferire il buio della vita, le angosce che ci fanno sentire soli, i conflitti ideologici della nostra società, superando la condizione della nostra realtà, bene fragile e raro, le paure che ci attanagliano e, complici, su quel campo indorato dal grano di Dio, sperimentare davvero il senso dell’umanità.

Maria, nei tuoi occhi intravediamo la speranza, quella che non dobbiamo mai abbandonare, affinché ogni uomo diventi messaggero e missionario, cercatore di infinito e costruttore di storia, cercatore di equilibrio nella pienezza della sua dignità, nelle relazioni…e darne testimonianza, proprio come hai fatto tu!
Insieme a te ci sentiamo più forti, siamo venuti poveri, ma torniamo nel nostro tempo ricchi di umanità che porteremo in queste vecchie bisacce nel nostro mondo, nel nostro tempo, ai nostri fratelli.
E poi, con gli occhi verso il cielo…

Vergine dell’aurora, aiutaci a risvegliarci, a ravvivare la gioia di un nuovo mattino, a mostrare senza difese il nostro volto missionario in un mondo che cambia prima di camminare.
Aiutaci a conquistare la speranza e ad essa abbandonarci come in un sogno.
Insegnaci a saper raccontare una fiaba ai nostri bambini per risvegliare il desiderio che il bene vince sul male. Per ritrovare coraggio, per affrontare le paure della vita, per dare valore alle cose, per sentirci vivi. Saper cogliere la fragilità della vita, ma per poterla accarezzare e amare.
Aiutaci a condividere nei contesti comunitari, per la strada e in tutte le situazioni immaginabili quanto e come è bello perdersi e ritrovarsi nel tuo amore, consentici di incontrare tuo figlio Gesù, di riconoscerlo e di scoprire il valore della Resurrezione.
Guida ogni uomo alla scoperta della propria resurrezione e a vivere la speranza testimoniata come acqua che disseta nelle nostre giornate, consentici di vedere il mare dell’amore che salva entro cui tuffarci e riemergere freschi, vivi, vigili, pronti ad accogliere, curare, soccorrere, ospitare, visitare, assistere: amare.
Fa scendere su di noi una benedizione di speranza, consolante, benedizione sugli anni che passano, sulle tenerezze negate, sulle solitudini patite, sul decadimento di questo corpo, sulla corruzione della morte…
Aiutaci ad abitare la terra con la nostalgia del cielo, donaci la forza di camminare ancora, occupandoci dell’avvenire che inizia in noi molto prima che accada.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di te.
Facci capire che non basta accogliere, bisogna attendere. Accogliere talvolta è segno di rassegnazione. Attendere è sempre segno di speranza.
Tu che hai sperimentato la fatica dei poveri, aiutaci a mettere a loro disposizione la nostra vita, con i gesti discreti del silenzio. Apri il nostro cuore alle sofferenze dei fratelli, e perché possiamo essere pronti e capaci di intuirne i bisogni, donaci occhi gonfi di tenerezza e di speranza.
Gli occhi che avevi tu.

Tu non ti sei mai rassegnata a subire l’esistenza. Hai combattuto. Affrontando gli ostacoli a viso aperto: rincuoraci con il tuo esempio a non lasciarci abbattere dalle avversità. Aiutaci a portare il fardello delle fatiche quotidiane, non con l’anima dei disperati, ma con la serenità di chi sa di essere custodito nel cavo della mano di Dio. Accarezza il nostro viso e ripetici parole di speranza. Liberaci dall’indifferenza di fronte alle ingiustizie e a chi le compie. Asciuga le lacrime dei poveri, alleggerisci la loro solitudine, non esporli all’umiliazione del rifiuto. Colora di speranza le attese dei disoccupati. E raffrena l’egoismo di chi si è già comodamente sistemato al banchetto della vita. Muoviti a compassione di noi: facci capire che il pane non è tutto. Che i conti in banca non bastano a renderci contenti. Che la tavola piena di vivande non sazia, se il cuore è vuoto di verità. Che se manca la pace dell’anima, anche i cibi più raffinati sono privi di sapore.
Placa il nostro bisogno di felicità e mostraci ancora una volta il vero pane: il pane disceso dal cielo. Perché solo chi mangia di quel pane non avrà più fame in eterno. Insegnaci perciò ad amare: che è uscire da sé, dare senza chiedere, essere discreti al limite del silenzio, togliersi di mezzo quando si rischia di compromettere la pace di una casa, desiderare la felicità dell’altro, rispettare la sua storia e scomparire quando ci si accorge di turbare la sua missione.
Guida i testimoni di speranza, apri i nostri occhi e consentici di vedere perché possiamo diventare parola felice e consolatrice per l’altro, come un’onda dopo l’altra.
Fa’ che il non ancora sia la percezione del tempo che viviamo se, e solo se, diventiamo narratori di speranza e di pace.
Alleggerisci con carezze di madre la sofferenza dei malati, riempi di presenze amiche il tempo amaro di chi è solo.

Un’ultima implorazione: è per i miei sacerdoti. Grazie perché li conservi nel tuo amore, perché il Signore continua ad avere fiducia in loro. Grazie, perché il Signore non finisce di scommettere su di loro, e non si avvilisce per le nostre inettitudini.
Spogliaci, Maria, da ogni ombra di arroganza, rivestici dei panni della misericordia e della tenerezza. Possano spendere per il Signore tutto quello che hanno e che sono, dona un futuro gravido di grazia e di luce e di incontenibile amore per la vita, innamorati di Gesù, sulle sue orme, con la forza liberante del Vangelo, solo il Vangelo. Fedeli alla loro vocazione, sappiano amare la povertà, ricchi di umanità e siano benedetti dai poveri.

Benedici la mia Chiesa, benedici questa mia gente, e tutta la gente, nel nostro mondo, nel nostro tempo e in tutti i tempi che verranno.
Benedici tutti noi, Regina della pace!

+ don Mimmo, vescovo