Care sorelle e fratelli,
con gioia ci ritroviamo qui a celebrare in questa bellissima cattedrale di Sant’Agata de’ Goti, dedicata all’Assunta, Cattedrale da quando nel 970 d.c. fu ricostituita la Diocesi e che riveste dal 1986 il ruolo di concattedrale a seguito dell’unione della diocesi locale con quella di Cerreto Sannita.
L’ingresso in Diocesi c’è già stato sabato scorso a Cerreto Sannita quando con la mia ordinazione episcopale ho celebrato anche il rito di insediamento nella Diocesi, ma celebrare qui, questa sera, è un segno di rispetto, possiamo dire di omaggio ad una storia di più di mille anni, una storia di fede, di spiritualità, una storia di Chiesa.
Saluto il Vicario generale, don Antonio, saluto don Mimmo vicario foraneo e tutti i sacerdoti della forania, ma non solo, in modo particolare i parroci di Sant’Agata de’ Goti che oggi ci accoglie, in particolare Don Antonio, Don Franco, Don Guido dell’unità pastorale. Saluto i religiosi, le religiose i fedeli tutti. Saluto le Autorità presenti, il Sindaco Salvatore Riccio, quelle civili e quelle militari.
In questa chiesa Cattedrale, come vescovo della Diocesi di Sant’Agata de’ Goti, predicò, celebrò, pianse, soffrì, Sant’Alfonso Maria dei Liguori. Il 20 giugno di 259 anni fa Sant’Alfonso divenne vescovo alla età di 66 anni.
Qui tante volte pregò inginocchiato sul nudo pavimento perché in un tempo difficile fosse abbondante per tutto il suo popolo la grazia e la salvezza. Vescovo dal 1762 al 1775! 3 anni vissuti e spesi per il popolo a lui affidato. La memoria alfonsiana di questi luoghi è motivo per me di timore, perché è un monito alla responsabilità, a non confidare troppo in se stessi, ma ad aprire il cuore come fu per lui, alla parola di Dio ed alla preghiera. Guardare alla storia di un luogo non è nostalgia ma è radicarsi in una tradizione; radicarsi, cioè mettere radici profonde, perché la Chiesa non è l’invenzione di un momento, ma è una storia che si rinnova.
Rinnovarsi in una storia, mettere radici per non essere portati via dai venti della vita che soffiano dolci in certi momenti, ma che possono diventare venti impetuosi come quelli della tempesta che coglie impreparati i discepoli nel vangelo ascoltato, venti che possono spazzare via quello che non è radicato nel terreno della vita.
Sono allora veramente molto contento di essere questa sera qui, con voi. È anche una delle mie prime messe qui in Diocesi e ringrazio il Signore per questa opportunità.
Oggi il Signore si conferma nel legame di amore con Lui, un legame di amore, che ci fa sentire vicini anche quando siamo lontani.
I legami danno senso alla nostra vita. Tante volte il legame che unisce è quello di interesse. Ad esempio: divento amico di uno perché mi conviene, che so, perché mi può fare qualcosa che mi serve, mi può dare, penso, qualcosa che desidero, che mi conviene. È un legame che finisce quando finisce l’interesse, quando perdo la convenienza, oppure dopo che ho ottenuto quello che volevo. Succede spesso che cerchiamo una persona solo quando ci serve qualcosa da lei. È un legame vero questo? Ci piace che qualcuno ci cerchi solo per interesse? Poi quando non serve più lo scartiamo, come se non valesse più nulla! Purtroppo, le persone spesso fanno così e producono quelli che Papa Francesco chiama gli “scarti”.
Sapete, nella passione di Gesù anche i discepoli fecero così al loro amico: lo tradirono, lo lasciarono solo! Che brutto per chi rimane solo, come le persone che stanno male e nessuno si interessa a loro! Accade, ad esempio, alle persone che vivono per strada e finisce che nessuno le guarda, diventano come invisibili. Sapete uno come si sente! Chi non ha legami è più solo e debole. L’amore protegge e fa sentire forti nella debolezza, forti perché amati. Accade spesso alle persone anziane, tanto che si dice: “Senz’amore i vecchi muoiono!”. A ben vedere senz’amore tutti stiamo peggio, moriamo! Accade anche a chi resta indietro a scuola, perché ha più difficoltà. Non va bene, perché senza legami penserà che non conta più niente, che la sua vita non è preziosa per nessuno, che non è capace!
Dio non ci lascia mai, il legame con noi non lo spezza mai. Dio è un padre. Lui non spezza mai il legame con suo figlio.
Perché Dio ha un legame con noi solo perché ci ama, non certo perché gli conviene o per imporre quello che pensa Lui. Anzi: stare con Gesù, essere legati a Lui ci libera da legami che poi ci fanno male, come le tante dipendenze che sono pericolose, perché sembrano innocenti e poi ci dominano, diventano un legame che è in realtà una schiavitù.
Veniamo da un tempo difficile. Qualcuno si è chiesto. Ma dove è stato, dove sta Gesù, visto che abbiamo tanti problemi e tanti soffrono con questa pandemia? Molti di noi hanno avuto persone care che non ci sono più. Tanti non hanno potuto stare vicino alle persone che amavano, che quindi si sono sentite sole, e loro erano soli perché non potevano stargli vicino. Qualcuno addirittura ha pensato: a Dio non gli interesse nulla. Altri hanno pensato invece che la colpa era nostra, perché ce lo siamo meritato. Ma Gesù non è lontano, anzi sta sulla nostra stessa barca scossa dalla tempesta. Abbiamo vissuto un tempo difficile e fortunatamente si incomincia a vedere la luce in fondo al tunnel ma anche noi come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista dalla tempesta inaspettata della pandemia. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca, dice Papa Francesco, ci siamo tutti. Come quei discepoli, abbiamo gridato: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?», È un grido, il grido di chi nel bisogno ha solo il Signore a cui poter chiedere aiuto. È il grido dei poveri, dei malati, dei soli. Tante volte è il nostro grido, quando arriva la tempesta, quando ci sentiamo soli, e la nostra fede vacilla.
«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Per il Signore Gesù il contrario della paura non è il coraggio, ma la fede.
Cari amici tutti, noi non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore. Facciamo sempre salire Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai. Anche con il Signore le tempeste arrivano, ma con il Signore riusciamo ad arrivare all’altra riva. Così ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme. Abbiamo bisogno di stare insieme. È bella l’unità pastorale che Don Franco, Don Guido e Don Antonio vivono è una bellissima testimonianza di concordia e di unione. Una unità pastorale che ha il sapore e la fragranza non solo della fede ma anche dell’amicizia e della stima reciproca.
Chi è legato a Dio è forte, anzi fortissimo! Gesù ha un legame speciale con me e con noi. E chi è legato a Gesù si lega al prossimo, cioè a tutti. A volte facciamo fatica a riconoscere negli altri il nostro prossimo, cioè una persona cara. Davvero possiamo diventare amici di tutti? Qualcuno pensa di no, che si può essere amici solo della propria famiglia; altri pensano solo di quelli che sono uguali a noi, che la pensano come me, che mi danno ragione o mi convengono. Dio pensa che possiamo diventare amici di tutti e tutti possono essere fratelli nostri. E per Dio tutti sono suoi figli, anche se non lo conoscono o pensano male di Lui. “Fratelli tutti”, ha scritto Papa Francesco!
Io vorrei tanto che le nostre comunità fossero sempre di più comunità di vero amore, di amicizia tra di noi e che sentissimo il legame che ci unisce tra di noi e con Dio. Il sacramento della confermazione è proprio questo: Dio vuole bene a me, mi rende suo amico e io voglio esserlo volendo bene e aiutando a guarire il mondo che è tanto malato, per tanti virus e pandemie.
Gesù ci dona il suo amore. E così ci rende forti per amare gli altri. Dio ci dà tanto amore e ci insegna ad amarci tra noi proprio per farci capire che siamo tutti sulla stressa barca, che c’è un legame che ci unisce!
La pandemia non è una parentesi da cancellare o dimenticare appena possibile. Dobbiamo capirla, non rimuoverla! Abbiamo già capito alcune cose in questi mesi così difficili e altre le capiremo in futuro. Abbiamo capito che la vita vera è piena di pericoli ed è fragile e non vogliamo più perdere tempo nelle cose inutili. Abbiamo capito che ci sono delle cose che sono davvero essenziali, che non possiamo mai perdere. Ma abbiamo capito che non dobbiamo lasciare solo nessuno, perché siamo fragili, abbiamo bisogno gli uni degli altri, qualcuno ancora di più ma tutti non possiamo farcela da soli. Abbiamo capito che è necessario aiutare chi è in difficoltà e che tutti possiamo farlo, come ad esempio visitare i nostri amici, i nostri nonni, chiamarli spessissimo perché loro senza di noi stanno male e anche noi senza di loro stiamo male! Abbiamo imparato ad essere responsabili gli uni degli altri, abbiamo capito che dobbiamo essere migliori. Abbiamo capito che dobbiamo essere noi più bravi, perché le cose non vanno bene. Dio lo sa che non va bene essere soli. Per questo ci aiuta chiedendoci anche di continuare a fare alcune cose che abbiamo imparato. Ad esempio a pregare assieme e da soli, in famiglia o nei tanti gruppi di preghiera che ci uniscono alla comunità. E preghiamo non solo per quello che direttamente ci riguarda ma anche sempre per quello di cui c’è bisogno, magari lontano da noi, ad esempio per chi soffre nella guerra, per chi non è ricordato da nessuno, per chi è slegato non perché lo ha scelto ma solo perché nessuno lo prende sul serio. Possiamo noi vincere con l’amore l’isolamento, l’indifferenza e la divisione. C‘è tanta gente che ha bisogno perché ha perso il lavoro, perché è sola, perché ha paura, perché si è impoverita. Vorrei che ci aiutassimo tanto e tutti, in tanti modi, vincendo la distanza che ci separa da chi ha bisogno. Facciamo come Gesù che non spezza il suo legame con nessuno.
Apriamo il cuore al vangelo ed il nostro cuore si aprirà all’amore.
+ Giuseppe, vescovo