Pasqua di Risurrezione. Veglia pasquale nella Notte Santa

Chiesa Cattedrale, Cerreto Sannita (BN)
08-04-2023

 

La storia di Gesù mostra che l’amore può essere rifiutato ma non vinto.

La Pasqua dice con forza che l’amore non può essere vinto. È più forte della rassegnazione, della pietra pesante, dell’idea che ci si salva da soli.

L’amore di Dio libera suo figlio dalla morte. Il cero spento è tornato a brillare

L’amore spesso appare sprecato, inutile, incapace di cambiare le cose, in realtà, invece, vince anche l’ultimo nemico dell’uomo che è la morte. Non consideriamo mai il “volere bene” una debolezza, uno spreco, un’opzione. Non stanchiamoci di “volere bene”, anche quando sembra che le situazioni non cambino, o che siano impossibili,

Il Signore libera Gesù suo figlio, dal buio del sepolcro. Come poteva Dio abbandonare suo figlio? Come può Dio abbandonare il mondo alla violenza? Come può abbandonare i poveri all’indifferenza, gli anziani alla solitudine, i malati nella malattia, i carcerati alla condanna?

Come può lasciare noi prigionieri delle nostre tristezze, del pessimismo di chi pensa che niente può cambiare?

Pasqua è la vittoria dell’amicizia di Dio che ci vuole incontrare, essere nostro amico, che vuole cambiare il mondo con noi.

Chi ci rotolerà la pietra dal sepolcro? si domandavano le donne mentre stavano andando per un ultimo gesto di amore verso il corpo di Gesù.

Oggi il Vangelo ci dà la buona notizia che quella pietra pesante sulla tomba di Gesù, è stata rotolata via. Chi lo poteva immaginare? Gli uomini ci avevano messo una pietra sopra, come ad esempio fa l’Europa di fronte ai profughi, ai poveri. Quanta rassegnazione, quanta indifferenza, quanta impotenza.

Un angelo del Signore si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. ….. L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto.

Un angelo aveva rotolato quella pietra pesante.

Un angelo dà a quelle donne la buona notizia che Gesù era risorto.

Il Vangelo ci aiuta a rotolare le pietre pesanti dalla vita di chi ne è prigioniero. Il Vangelo è “buona notizia”. Il Vangelo rende possibile quello che con le nostre forze è impossibile.

Care sorelle e cari fratelli,

sono stati giorni importanti questi della Pasqua.

Siamo stati con Gesù nell’ultima cena quando lava i piedi ai discepoli.

Lo abbiamo accompagnato sulla via crucis.

Nella croce di Gesù abbiamo visto le tante croci di questo mondo.

Quanti crocifissi nel mondo. Quanti “poveri cristi” abbandonati.

Quanti attendono di essere liberati dalla pietra pesante per ritornare alla vita. Attendono i paesi dove si vive schiacciati dalla guerra. Attendono gli anziani prigionieri di una pietra pesante chiamata solitudine; attendono i bambini, i giovani, i poveri, i profughi.

Care sorelle e fratelli,

questa Santa Liturgia è per noi come l’angelo della Pasqua che ci fa rivivere il mistero della risurrezione del Crocifisso: “Cristo è risorto! Non è più nella tomba”.

Una antica tradizione mostra Gesù, “nel giorno di sabato”, scendere nelle profondità della storia per salvare tutti dalla morte. Anche oggi Gesù è sceso negli inferni dei paesi lacerati dalla guerra, in Ucraìna e negli altri paesi ove si continua a combattere, ovunque gli uomini e le donne sono schiacciati, violentati, oppressi. Per svuotarli e condurre con sé i colpiti come lui. Anche noi, abbiamo iniziato nel buio. Ma subito ci ha coinvolti nella luce della risurrezione: dall’unico cero pasquale – segno di Cristo – è sgorgata una luce per tutti. Quell’unica fiamma, man mano si distribuiva, non diminuiva, al contrario, si è moltiplicata sino a riempire di luce questa chiesa Cattedrale coinvolgendoci tutti.

La Pasqua è come un terremoto che atterrisce le guardie, custodi ormai di un sepolcro vuoto, come di chi deve difendere cose che non ci sono più, ma libera le donne dalla paura, perché dà loro una speranza, alza il loro sguardo verso il futuro, la Galilea, là dove il Signore le aspetta con i discepoli. Gesù è il futuro, cari amici, Gesù ci precede, sta davanti a noi. Andiamo anche noi in Galilea, come all’inizio, quel luogo dove aveva incontrato i discepoli, che avevano cominciato a seguirlo. Gesù non ci aspetta nei centri di potere, ma in Galilea, periferia del grande Impero Romano; ci aspetta nelle periferie del mondo, tra i poveri, gli scartati, gli esclusi. Sì, dalle periferie la Pasqua può segnare un nuovo inizio per tutti noi, anche per chi è cristiano da tanto tempo o per chi magari si è allontanato. Ma bisogna alzarsi, andare a incontrare il Signore per cominciare di nuovo con lui una nuova vita segnata dall’amore di colui che ha dato la vita per noi. Solo così saremo liberi dalla paura e, guidati da lui, ascoltando la sua Parola con umiltà, potremo essere segno di una nuova vita per il mondo.

La Pasqua può essere davvero una nuova creazione. Tutto può cominciare di nuovo! Lo annuncia il profeta Ezechiele: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne”. Perché ci possa esser un nuovo inizio, ognuno deve partire da se stesso e non pensare sempre che sono gli altri a dover cambiare! Tu hai bisogno di un cuore nuovo. A volte anche il tuo cuore è indurito da antipatie, arroganza, egoismi. In questo tempo di grande dolore sia la Pasqua il tempo di un cuore di carne, capace di commuoversi, di amare, di vivere con gli altri e per gli altri. Oggi infatti è illusorio chi pensa ancora di salvarsi da solo o solo con i suoi, il suo Paese, il suo continente. Perciò, cari amici, non restiamo dove siamo, impauriti e chiusi in noi stessi. Ognuno accolga l’invito dell’angelo. Il Signore ci precede in Galilea, è davanti a noi, è il nostro futuro. Usciamo da noi stessi e insieme, come un popolo unito, andiamo a lui per partecipare alla gioia della resurrezione e cantare il canto della vita, perché il mondo intero sia rinnovato dall’amore.

Amen. Buona Pasqua a tutti.

+ Giuseppe, vescovo