LE LACRIME DELL’AMORE – V lettera del Vescovo Mimmo per la Quaresima

27-03-2020

Giuseppe, dove sei?

Io sono sotto al mio ponte… stai tranquillo!

Sono a distanza dagli altri e la sciarpa rossa che tu mi hai donato per lo scorso Natale l’ho ben stretta sul viso e mi protegge anche dal freddo pungente.

Perché oggi fa tanto freddo, ancor più di ieri. Che strano! Oggi è perfino più buio di ieri.

Le notizie arrivano anche qui e ho sentito l’altro me che raccontava: “La primavera non lo sa che l’umanità piange… i fiori sbocciano a dispetto di tutto… il sole illumina e riscalda ignaro anch’esso”.

Qui, però, il freddo è insolente, i fiori sono indolenti e la sera è infinita.

Ho sentito che l’umanità è disperata! Si sente povera, nuda, ammalata. Ma io l’ho capito, sai, gli angoli che mi nutrivano sono amari, ma tu ci sei, lo so.

Il tuo pensiero mi arriva, ma tu resta a casa. Non temere per me! Sai cosa penso, lo so che ti interessa il mio pensiero, mi hai sempre riconosciuto, apprezzato e amato; mi hai fatto sentire un bene prezioso e hai gonfiato il mio cuore di tenerezza,

“Il tempo che viviamo è fosco e l’umanità piange. C’è l’affanno della madre davanti al proprio figlio febbricitante, c’è la tribolazione, la ricerca spasmodica di aiuto.

È il tempo del fermo, della solitudine per le vie, della preoccupazione, del disorientamento, dell’impotenza, dell’inquietudine e di una sofferenza forse ineguale per il domani incerto, che la mia età non ricorda.

Ma è anche il tempo di prestare attenzione al proprio mondo interiore. Troppi sentimenti, tutti insieme, da vivere; il buono sta nel fatto che io e te li condividiamo, ce li raccontiamo; io lo sento e proprio come me, lo senti anche tu!

Eravamo felici o sembravamo felici? Eravamo degli eroi o sembravamo degli eroi? Eravamo invincibili o sembravamo invincibili?

Sotto questo ponte arrivano l’affanno e la paura di ogni uomo come il fragore assordante delle ruote senza sosta che trasportano i beni primari. Quel rumore si leva, va in alto, si allontana dal nostro udito fino a diventare un flebile eco.

Improvvisamente, però, nel silenzio, nel dolore dei nostri cuori, ritorna forte, irruente, ci prende l’anima e lo spirito, e ci solleva.

Si, ci innalza, lo senti anche tu, lo so, e dona… dona, senza riserve e avidità… speranza, coraggio, commozione, compassione. Io ne ho coscienza proprio come ne hai coscienza tu.

Mi sento leggero, è proprio un forte vento di carità e di preghiera!

Dio c’è, è qui, è nella mia sciarpa, è la terra sulla quale sono steso, è l’aria che respiro, è le lacrime che solcano il mio volto, il tuo volto, è la risposta alle domande alle quali non sappiamo replicare.

Stringiamoci forte, formiano un grande telo di fede oltre il quale nessun virus di qualunque natura esso sia possa passare. Dio lo reggerà forte perché è Lui la nostra Possibilità, il grande Bene e, ognuno di noi, noi tutti siamo la Sua risorsa, la Sua speranza, il Suo Sogno, la grande sete della Sua Umanità.

Semplicemente perché Lui ci ama.

E chi ama c’è sempre, lo sai anche tu, non ci abbandona…

anche quando non lo vediamo e non perché Lui si nasconda;

anche quando si è dimenticati e non per scelta personale;

anche quando temi per tuo figlio che non abbracci da tempo e non per la tua volontà;

anche quando vivi un lutto improvviso al quale non eri pronto;

anche quando sei incattivito senza ragione o quando sei disperato e non lo volevi;

anche quando desideri una carezza, un abbraccio ma ti ritrovi solo;

anche quando stai scontando una pena ingiusta e in verità sei innocente o quando pensi che a vincere non sia l’amore… forse perché non ci credi più o non ci credi abbastanza

anche quando tuo padre lo portano al Camposanto, ahimè sta succedendo come un complotto, in un fragoroso silenzio, senza nessuno che lo accompagni, in solitudine, con un mezzo buio, triste, inusuale, e tu non sei con lui.

Attonito, sconcertato, terrorizzato… lo guardi andar via attraverso lo squallido schermo, unico mezzo che hai per stargli vicino e per sussurrargli un rotto “Ciao” che lacera l’anima dell’umanità.

E lo benedici come sai fare tu, senza neanche le parole giuste.

Ma Dio è lì, piange con te, spalanca le braccia della sua infinita misericordia e avvolge te, tuo padre, i mille padri, i mille figli e li benedice… uno a uno, dal primo all’ultimo respiro, dalla prima e ultima mano che lo hanno curato, accarezzato, dalla prima all’ultima parola detta per confortarlo, dal primo all’ultimo sguardo che su di lui si è posato.

Dio c’è, perché ognuno di noi esiste. Dio è qui, con te, con me, perché ci ama.

Dio è la Benedizione di cui tutti abbiamo bisogno ogni giorno della nostra esistenza e il giorno seguente più del precedente.

Dio è la Vita, semplice, complicata, sofferente, gioiosa, dolorosa ma sempre meravigliosa vita.

Lo so anch’io come lo sai tu, Giuseppe. Ma tu, amico caro di tutti i tempi e senza tempo, come stai?

Sono sotto al mio ponte… Sono a distanza dagli altri, stai tranquillo!

Non ti nascondo che anch’io ho paura con i polmoni malandati che mi ritrovo! Fino all’altra sera ne ho avuto tanta; l’umana paura di morire così… in questo lembo di terra, non per la solitudine, non perché dimentico, ma perché nessuno mi vede, nessuno conosce il mio nome, tranne Dio. Tranne te.

E tu preghi per me ed io per te e questo mi dona sollievo, mi consola.

L’altra notte ho fatto un sogno: ero supino e immobile, avvolto dall’angoscia e dal far della sera con luce scarsa e fioca. In quello stato riuscivo a sentire il peso della sofferenza collettiva e me ne facevo carico quasi con rassegnazione.

(Tu dici sempre che non ci si deve rassegnare mai e che bisogna sempre rialzarsi.)

Inaspettatamente, ho avvertito un senso di leggerezza innaturale mentre le mie mani stringevano altre mani che a loro volta si congiungevano ad altre mani e ancora ad altre…in un incontro-legame senza fine, rischiarato dal benessere che scaturiva da raggi di luce profusa, ma sottile come fili d’erba, che inondavano e annodavano le nostre dita. Ho vissuto la meraviglia e una felicità mai conosciuta prima. In quello stesso istante il risveglio e con esso la consapevolezza.

Allora non ho avuto più timore.  Più nessuna paura.

Quella luce non era solo la speranza… era la Verità: “Padre nostro che sei nei cieli… e liberaci dal male. AMEN.”

La preghiera dell’umanità è la forza che lieve e leggiadra come il battito d’ali della farfalla vola, arriva e rimane nel cuore misericordioso di Dio che l’accoglie, la custodisce e la difende.

Io lo sento, anche tu lo senti.

Ecco la consolazione! Quel qualcosa di inafferrabile, di magico, di impalpabile che si posa dentro di noi proprio quando tutto è perduto e la speranza ha lasciato il posto all’afflizione.  La Consolazione! Il conforto profondo, motivo di speranza, di fiducia, del credere.

E quindi, stai tranquillo per me.

State tranquilli per me

Abbi pazienza

Abbiate Pazienza

Sappi Attendere

Sappiate Attendere

Prega

Pregate

Preghiamo all’unisono perché una nuova primavera arriverà… io l’ho già intravista

Le nubi diventeranno azzurre

i fiori canteranno

i prati sussulteranno sotto il sole di sempre

l’erba intonerà una rinnovata sinfonia

uniti più che mai canteremo l’amore salvifico

la pace ci travolgerà di gioia

il tuo bene starà fermo nel mio cuore

il suo bene abiterà nel tuo cuore

la tua consolazione si unirà alla sua consolazione

il mio amore vivrà nel suo amore

e il tuo nel mio

indosseremo una nuova umanità

nelle lacrime di Dio, nostro Padre, il passato sarà scorta di pregiati insegnamenti

nel sorriso di Dio, nostro Padre, si rifletterà la nostra felicità.

io lo voglio, noi lo vogliamo

io ci credo, noi ci crediamo

per sempre

Padre nostro…

† don Mimmo, tuo Vescovo