“Desidero anzitutto ringraziare il Ministro, prof. Patrizio Bianchi, per l’occasione che ci ha offerto di poter presentare in questa sede istituzionale il nostro XXIII Rapporto sulla scuola cattolica italiana. Credo si tratti di un’occasione importante per confrontarsi su un tema – quello del “Fare scuola dopo l’emergenza”, come recita il titolo del Rapporto – che descrive un problema comune a tutto il mondo della scuola italiana, statale e non statale”.
Inizia così l’intervento che mons. Stefano Russo – Segretario generale della CEI – ha tenuto giovedì 16 dicembre 2021 in occasione della presentazione del Rapporto 2021 sulla scuola cattolica in Italia presso il Ministero dell’Istruzione, alla presenza del Ministro Patrizio Bianchi.
“Il Covid – ha proseguito – ha prodotto quella che ritengo possa essere chiamata una mutazione antropologica, costringendoci ad adottare nuove modalità relazionali, fatte di distanza e di timore dove prima c’erano fiducia e contatto diretto”. Ciononostante, “dobbiamo guardare con fiducia al futuro, come la Chiesa – a cominciare da papa Francesco – sta cercando di fare, nonostante tutto, da due anni. E la scuola cattolica, come emerge da questo Rapporto, è testimone credibile di una vitalità che sa far fronte anche alle contingenze più difficili”.
Mons. Russo ha quindi riconosciuto al Ministro Bianchi “di essersi impegnato strenuamente, con tutto il Governo, per far ripartire questo anno scolastico con modalità che garantissero (nei limiti del possibile) lo svolgimento dell’attività didattica “in presenza”, il benessere e la sicurezza di tutti. Non era facile ma era doveroso. Questo sforzo testimonia quanto sia essenziale la qualità del sistema educativo davanti alle sfide epocali, sociali e culturali, che il Paese deve affrontare insieme. La scuola cattolica è parte di questa realtà e ne è fiera. Ha una sua identità originale, ma non è un corpo separato; è testimone di una storia che viene da lontano ma ha una grande voglia di futuro”.
La scuola cattolica – ha concluso mons. Russo – “ha fatto tesoro dell’esperienza pandemica, si è attrezzata per affrontare situazioni di emergenza, potendo contare anche su quel “supplemento d’anima” che la caratterizza da sempre. Non è solo l’attrezzatura tecnologica a poter salvare la scuola nelle situazioni di emergenza come nell’ordinaria amministrazione. La grande domanda di relazione, di contatto, di vicinanza deve essere soddisfatta con una coerente riscoperta della centralità della persona umana nella relazione educativa e con la ricostruzione della prassi scolastica a partire da questi valori fondamentali. Le scuole cattoliche sono da tempo (già da prima della pandemia) impegnate su questa strada, con competenza e passione educativa. Mi auguro che il loro servizio al bene comune sia sempre più qualificato e riconosciuto pubblicamente, e che i loro esempi migliori possano essere considerati patrimonio dell’intero sistema educativo di istruzione e formazione”.
In allegato il testo integrale del discorso di mons. Stefano Russo.