Tutti pazzi per il progetto di agricoltura sociale “Orti STOrti” (articolo pubblicato sul n. 1 del mensile della Diocesi “Voci e Volti”)

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Tutti pazzi di entusiasmo per Orti STOrti (Sociali e Terapeutici Orti), il programma di orticoltura sociale e terapeutica promosso nell’ambito dei Progetti Terapeutico-Riabilitativi Individuali (PTRI) sostenuti con Budget di Salute (BdS) dall’Unità Operativa Complessa di Salute Mentale di Puglianello – Asl Bn1. Orti STOrti nasce da una splendida intuizione del primario del UOCSM di Puglianello, il dottore Maurizio Luigi Volpe, che ne ha promosso l’iniziativa in collaborazione con la Cooperativa “La Fabbrica de Sogni”, Slow Food Condotta Valle Telesina, l’Associazione Comunità Emmanuel e l’azienda Agriges, al fine di stimolare le capacità personali, sociali e lavorative delle persone con disagio mentale già precedentemente seguite dall’Unità Operativa Complessa di Salute Mentale di Puglianello – Asl Bn1. Si tratta di un progetto terapeutico riabilitativo che si propone di coniugare salute mentale, difesa dei prodotti tipici della zona e difesa del territorio.

Un’operazione senza dubbio innovativa per il nostro territorio. “Gli effetti terapeutici che abbiamFaicchio convento san pasquale 1o rilevato sui nostri pazienti – afferma il dott. Volpe – sono incredibili in termini di autostima, di autonomia recuperata e, quindi, anche con riduzioni di ricoveri e di utilizzo di farmaci”. Il progetto parte, anzitutto, da una parola: “recupero”. Sono stati recuperati dei terreni incolti montani e delle varietà di piante, legumi, cereali, ortaggi e frutta per tutelare e difendere la biodiversità territoriale. E in questo recupero materiale vi è anche il potenziamento di un altro tipo di recupero, quello di una cultura agricola già congenita e propria delle nostre zone. I pomodorini “Guardioli” e la cooperazione messa in piedi con i grani antichi, per esempio, sono i primissimi favolosi risultati di questo progetto, immessi fin da subito nella rete Slow Food. Così come altri prodotti venuti fuori dal lavoro e dalla fatica di queste persone. Diversi cuochi appartenenti all’Alleanza dei Cuochi Slow Food, tra l’altro, fanno continuamente richiesta di questi prodotti. L’obiettivo finale, a lungo termine, di questo progetto è quello di poter diventare una struttura produttiva completamente autonoma che, attraverso queste forti caratteristiche sociali, possa entrare nel mercato. I terreni in cui si svolgono le attività agricole del progetto si trovano presso il Convento del SS. Salvatore di Faicchio, sede dell’Associazione Comunità Emmanuel. “Nella mattinata – c’ha spiegato la responsabile terapeutica della Comunità suor Raffaela Letizia – avviene l’accoglienza dei pazienti. L’accoglierli e il condividere con loro questo spazio ci allarga il cuore. La collaborazione ha permesso l’integrazione di mondi che spesso si guardano da lontano, ha restituito alla Comunità la concretezza dell’accoglienza del diverso e la condivisione non solo di tempo e spazi, ma di energie e risorse. Un donarsi reciproco tra chi non spera di poter dare più nulla”! .
Questo progetto di agricoltura sociale, nell’aria da diverso tempo tra i pensieri de “La Fabbrica dei Sogni”, s’è concretizzato nell’ultimo anno e mezzo grazie soprattutto, come detto, all’attivazione dei piani terapeutici di riabilitazione individuale attivati dall’Asl. L’agricoltura come mezzo congeniale alla riabilitazione delle persone in affidamento per questo servizio, ma anche l’agricoltura come meta di un’operazione di recupero culturale che arricchisce l’intera Valle Telesina. Sotto tutti i punti di vista.

Giovanni Pio Marenna

articolo pubblicato sul n. 1 del mensile della Diocesi “Voci e Volti”