Giubileo Giovani, i volti della speranza

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Pallido, triste, solare… il volto ha la capacità di raccontare l’essenza di un giovane. E noi, Diocesi di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata De’ Goti, lo scorso 22 ottobre a Cerreto Sannita, presso il Centro Emmaus, con il vescovo mons. Battaglia, abbiamo conosciuto tanti volti, ognuno specchio di una giovane anima, a volte disorientata, ma pronta ad accogliere tra le mani una bussola. Stiamo parlando di un evento che ha trasformato le nostre prospettive, il GIUBILEO GIO’, un incontro dedicato alle giovani generazioni, nuova linfa per una Chiesa in cammino: “Io ho bisogno di voi, la Chiesa ha bisogno di voi, vi voglio protagonisti, costruttori di storie, cercatori di infinito; la Chiesa, la vera Messa, sono le vostre storie”, le parole del vescovo. Ed è stata proprio questa l’essenza del nostro incontro.

Abbiamo ascoltato storie di giovani che hanno vissuto la povertà africana, che sono diventati cristiani nonostante la propria famiglia fosse atea, che hanno intrapreso la vita religiosa. Questo non vi rabbrividisce? Pensate che i giovani siano solo sbandati, ignavi, senza speranze? I giovani vogliono una speranza, dettata da parole che vengono dal cuore ma capaci di diventare vita vissuta: “Siate incoscienti, perché solo l’incoscienza può sferrare un pugno contro il muro dell’indifferenza”. Il GIUBILEO GIÒ ci ha insegnato che l’essere Chiesa significa essere se stessi, con tutte le fragilità, le paure e le nostre esperienze. Tutti siamo Chiesa, anche una piccola donna come Marta, che donava il proprio corpo per una dose di eroina. Ma il Signore offre a tutti la possibilità di una vita nuova e a Marta ha donato una pozzanghera. Che strano aiuto! Eppure in quell’acqua sporca, lei ha visto riflessi gli occhi, ma soprattutto il cielo. “C’è un pezzo di cielo in ogni vita! Dio è lì, nel cielo che c’è dentro di te!”. Allora come potevamo noi giovani restare indifferenti senza pensare e reagire? Le parole di mons. Battaglia che nelle vesti di tenero padre dà speranza, crede in noi, ma nel contempo, nelle vesti di figlio, chiede un aiuto per il suo grande progetto, hanno creato un impatto emotivo troppo forte! I sorrisi esplodevano sui volti di quei giovani, carichi di speranza che ballavano sulle musiche di autori, come Ligabue, suonati dall’ACR band, oppure sulle note di musica popolare del gruppo Djanara, cosa inusuale vista la portata religiosa dell’incontro! Ma questo Giubileo dei Giovani voleva essere diverso, perché la Chiesa è diversa da come molti la vedono: non è solo la preghiera o la Messa domenicale: la Chiesa è una famiglia, illuminata dalla luce di Dio, pronta ad estrarre il buono che c’è in ogni uomo. Giovani, svegliamoci! Basta sopravvivere, bisogna cominciare a vivere! E’ ora che la speranza dipinta sui nostri volti e scritta nei nostri cuori si trasformi in realtà!

Alina Malgieri