Fratelli e sorelle, sono molto contento ed è bello per me essere qui con voi a rendere grazie al Signore per i 25 dalla mia ordinazione sacerdotale. Grazie per la vostra presenza così calorosa e fraterna. Saluto il vicario , saluto voi cari sacerdoti, diaconi, consacrate e consacrati, seminaristi, amici in cammino per il diaconato permanente e tutti voi, sorelle e fratelli, popolo di Dio di questa bella Diocesi di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de’ Goti. Saluto le associazioni laicali qui presenti, i cari amici dell’Azione Cattolica, l’Amasit, la Cooperativa Icare, la Comunità Emmanuel, Cavalieri del Santo Sepolcro e le altre associazioni di laici impegnati nel costruire un mondo dove il noi vinca sull’io, in cui si possa vivere insieme, con gli altri e per gli altri, con la preghiera, l’amicizia, la cura, soprattutto dei poveri e dei fragili. Vi ringrazio di cuore. Ringrazio le autorità civili e militari presenti. Saluto gli amici del Luigi Sodo. Permettetemi infine di salutare alcuni amici della Comunità di Sant’Egidio: Mons. Spreafico già vescovo di Frosinone – Anagni, don Mariano, don Paolo, don Armando e amici e sorelle laici della Comunità che ringrazio per la loro presenza e vicinanza.
Abbiamo ascoltato dalla prima lettura le parole che l’apostolo Paolo rivolge alla comunità di Roma. Paolo si presenta come servo di Cristo Gesù, scelto come apostolo con la missione di annunciare il Vangelo di Dio che era stato promesso per mezzo dei profeti e che trova la sua pienezza nella vita di Gesù e nella sua resurrezione. Paolo a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, augura: grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!. Ogni credente è servo di Gesù Cristo e apostolo per vocazione ed è chiamato a essere strumento di grazia e di pace per le comunità in cui vive. E la storia della mia vocazione è la storia di un cammino con tante comunità che hanno contribuito a rendere bello il mio ministero. La prima comunità come dicevo è la Comunità di Sant’Egidio che mi accoglie come laico credente ma non praticante che scopre, insieme ai laici della comunità, la bellezza del Vangelo, della forza della preghiera, dell’amicizia con i poveri , della fraternità, del valore della pace, imparando a guardare alle ferite ed ai dolori del mondo sempre come una provocazione mai con indifferenza e rassegnazione. Preghiera, poveri e pace sono le tre P che riassumono la vita tutta della Comunità. Nutrito dal carisma della Comunità ho incontrato a 40 anni la Comunità del seminario, anni molto belli di formazione con l’ordinazione sacerdotale l’11 ottobre del 2000. Poi la Comunità di S. Maria a Pugliano a Ercolano dove ho vissuto i primi 5 anni del sacerdozio come vice parroco; la Comunità di Santa Caterina a Ercolano dove per 5 anni sono stato parroco; poi 5 anni nella comunità di S. Maria dei Miracoli, nel quartiere Sanità a Napoli, poi la Comunità di San Gennaro all’Olmo al centro storico e in questi ultimi 4 anni la Comunità della nostra bella diocesi con i suoi sacerdoti, i consacrati ed i tanti laici impegnati. Il mio cammino sacerdotale è stato segnato dall’incontro con tante comunità perché si viene ordinati per il popolo e si è chiamati a camminare con il popolo perché si cresce insieme, insieme agli altri; si è chiesa insieme. Anche il sacerdote cresce con le comunità che gli vengono affidate e a cui viene affidato. I sacerdoti non sono eroi solitari o protagonisti accentratori o registi di attività, ma fratelli che vivono insieme al popolo santo di Dio i sogni che il Vangelo mette nei cuori in base alla propria vocazione ed al ministero affidatogli dal Signore. E’ importante vivere l’appartenenza a una comunità, a una fraternità. Non si è mai liberi se non si appartiene a una famiglia. La libertà senza gli altri è prigionia di se stessi. Le nostre comunità parrocchiali devono essere case e scuole di fraternità e di pace, famiglia di famiglie dove tutti possono trovarsi a casa e vivere bene. E oggi ringrazio con voi il Signore per questi miei 25 anni di ministero sempre accompagnato dalla fraternità con i sacerdoti e dalla presenza di tanti laici uomini e donne compagni di cammino e questo mi ha fatto bene e continua a farmi bene.
“Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona.”. Questa generazione…” non è solo quella dei contemporanei di Gesù, è la generazione di chi ascolta, è la nostra. Chiedere a Dio un miracolo o un segno non è contrario alla logica del Vangelo. Gesù stesso ci insegna a chiedere “cose buone” nella preghiera. Ma la fede, afferma Gesù, non dipende dai gesti prodigiosi che vorremmo. Gesù si lamenta, sconsolato, per una fede sempre in ansia, sempre bisognosa di prodigi, anche se tante volte si attendono prodigi per rimandare delle scelte. E questa richiesta viene proprio dalle persone che dicono di avere fede, dai credenti di ieri e di oggi. Gesù cita la regina di Saba che si convertì davanti alla saggezza di Salomone e di Ninive dopo la predicazione di Giona, ma noi possiamo, ogni giorno, ascoltare e seguire il figlio di Dio! Gesù parla del “segno” per eccellenza che il Signore ha dato per tutti, che è il “segno di Giona”. “Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra” (Mt 12,40). Il “segno” di Giona è il cuore del messaggio cristiano: Gesù è morto e dopo tre giorni è resuscitato. E’ il cuore della nostra fede. L’amore è più forte della morte, la grazia è più forte del nostro peccato, lo Spirto è più forte della carne. Gli abitanti di Ninive si convertirono senza alcun miracolo, ascoltando la predicazione di Giona, sentendosi dire: “o cambiate, o farete una brutta fine”. Sì, “qui c’è qualcosa di più grande di Giona, ed è il Vangelo di Gesù.
C’è una preghiera che dice: “Apri Signore il nostro cuore e comprenderemo le parole del Figlio tuo”.
Con la gratitudine del lebbroso risanato, domandiamo al Signore di aiutarci a riconoscere la forza della sua parola e la ricchezza dei doni che riceviamo, per farli fruttificare e per condividerli con tanti nostri fratelli e sorelle: frutti di grazia e di pace come ha detto Paolo.
La Parola di Dio ci risveglia a una speranza nuova. Se ascolti il Signore che ti parla, tutto può cambiare, perché è Dio che ti cambia, ti rinnova, ti offre una nuova strada su cui camminare, quella della giustizia, della cura degli altri, di cui il mondo ha estremamente bisogno in questo tempo di tanti io che camminano senza gli altri, con la testa bassa, oppure pronti a giudicare e a condannare.
Gesù sa quanto è facile vivere per se stessi, ma Gesù non è venuto per condannare, ma perché tutti, ascoltando la sua parola, possano vivere la gioia del Vangelo, la bellezza di una fraternità che rende popolo e ci fa vivere nel bene, nell’amore per tutti, soprattutto per i poveri e gli ultimi. Dilexit te – Ti ho amato è il titolo della Esortazione Apostolica di Papa Leone: Ti ho amato. Abbiamo bisogno di sentirci dire: ti ho amato; abbiamo bisogno di sentirci amati. Tanta tristezza nei cuori è perché ci sentiamo poco amati. Ma se non ci sentiamo amati come possiamo essere felici? Sentirsi amati e portare l’amore del Signore verso tutti soprattutto verso i poveri per imparare dei poveri cosa conta veramente della vita e soprattutto, come dice Gesù che: C’è più gioia nel dare che nel ricevere.
Allora, a partire dalle parole del Papa è tempo di scelte, è tempo di esporsi: il rischio dice il Papa nella Esortazione è quello “di sembrare degli ‘stupidi’” (n. 97) ma vogliamo correrlo; il sogno dice il Papa è quello di “una Chiesa che non mette limiti all’amore, che non conosce nemici da combattere, ma solo uomini e donne da amare” (n. 120) e noi ci crediamo a questo sogno . Cari fratelli e sorelle, dice il Papa questa “è la Chiesa di cui oggi il mondo ha bisogno”(n.120).
In questi 25 anni ho gustato la gioia di essere sacerdote in un popolo e per un popolo e siamo chiamati ad aprire le porta delle nostre comunità a tutti, offrendo a molti, anche a chi non frequenta abitualmente la Chiesa, la possibilità , come è stata data a me, di sentirsi accolto, confrontarsi, condividere il proprio tempo anche solo aiutando chi è nel bisogno.
Grazie a tutti quelli che stanno vivendo l’impegno del Sinodo per tenere vivo questo stile di essere Chiesa, un “noi” di persone che, nella ricchezza della loro differenza, camminano insieme e si aiutano, rendendo la casa di Dio non un élite di prescelti che si sentono migliori, ma un luogo dove tutti possono trovare accoglienza e amicizia, cura e condivisione, e soprattutto possono trovare il Signore.
Il Giubileo ci sollecita perché il Vangelo sia luce in questo tempo buio, pieno di paure e di solitudini, di pessimismo e di tristezza! Sì, non c’è tempo da perdere attorno a se stessi. Il mondo ha bisogno di questa speranza che viene dalla luce di Dio, che irradia perdono, fraternità e pace. Ne hanno bisogno in Ucraina, in Terra Santa (preghiamo perché siano stabili i progetti di pace), e ovunque la guerra continua a umiliare e uccidere. Ne hanno bisogno anche le donne e gli uomini di questa terra, benedetta da Dio per le sue bellezze e che vive la crisi delle aree interne, che devono trovare in chi crede la luce e lo sguardo amorevole e accogliente di Dio, che aiuta e salva. Affidiamoci l’un l’altro all’amore del Padre e all’amore di Maria, perché camminando insieme con Gesù, nostro Maestro e Signore, possiamo vivere da fratelli e sorelle, popolo senza confini, inclusivo per amore, che renda possibile un mondo più umano, più giusto, più pacifico, disarmato e disarmante. Ed è in questo orizzonte di amore e di gratitudine a Dio care sorelle cari fratelli che ho avuto il dono di scrivere anche la piccola vicenda dei miei 25 anni di prete e per i quali questa sera ringraziamo il Signore
Mentre rendo grazie con voi al Signore per il dono ricevuto di essere al servizio della Chiesa come sacerdote e vescovo, mi affido alle vostre pregherie, perché possa continuare a servirlo con voi tutti con umiltà, generosità e saggezza. E affido tutti voi, le vostre famiglie, ogni comunità e i loro pastori all’amore materno di Maria. Amen.
+ Giuseppe, vescovo

