S’è concluso con l’Assemblea di fine anno a Civitella Licinio, presso la chiesa parrocchiale di “San Bartolomeo Apostolo”, l’anno associativo 2018/2019 dell’Azione Cattolica diocesana, che ha posto particolare attenzione sul verbo “generare” e sul brano di Vangelo su Marta e Maria. In una chiesa gremita di giovani e di adulti, l’assistente unitario don Pino Di Santo, commentando un passaggio della prima lettera di Paolo ai Corinzi, ha messo in evidenza come, da credenti, siamo tutti chiamati ad annunciare il Vangelo attraverso i nostri rispettivi carismi. Diversità come ricchezze a cui attingere e non come ostacoli da combattere. Diversità come ricchezze che devono unire e non come diseguaglianze che devono dividere. E proprio le diversità come ricchezza che chiude la forbice delle ingiustizie e delle diseguaglianze sono state il filo conduttore che ha animato le ultime iniziative dell’Ac diocesana, insieme alla Scuola Diocesana di Impegno Socio-Politico, al Centro Missionario, alla cooperativa sociale di comunità iCare, al Movimento Studenti di Azione Cattolica, al Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, alla Caritas diocesana, alla Pastorale Giovanile e alla Casa per la Pace.
Lo ha ricordato il responsabile della Scuola di Impegno Socio-Politico don Matteo Prodi che, nel ripercorrere il percorso annuale della Scuola, ha ricordato alcune tappe fondamentali, tra cui le ultime vissute negli ultimi giorni: la presentazione e il sostegno al documento nazionale “Chiudiamo la forbice. Dalle diseguaglianze al bene comune: una sola famiglia umana” (firmato tra gli altri da Azione Cattolica Italiana, Caritas Italiana, Coldiretti e Pax Christi) attraverso una provocatoria e sintomatica cena delle diseguaglianze, un momento di riflessione sull’Europa con i giovani che voteranno per la prima volta e un incontro-confronto tra esponenti candidati o tra esponenti dei partiti sanniti alle imminenti elezioni del Parlamento europeo su visione d’Europa, lavoro, fuga dei giovani dal territorio, ambiente e immigrazione. Tre iniziative altamente formative per conoscere e approfondire le tematiche. L’Assemblea targata Ac s’è conclusa proprio con la consegna ai presenti del documento, che impegna a trovare soluzioni e nuove strade per provare a cambiare il mondo in cui viviamo, a partire dal territorio che abitiamo.
“Le parole – afferma il presidente diocesano dell’Azione Cattolica Giovanni Pio Marenna – servono solo se non sono vuote. E le parole diventano vuote quando non si traducono in azioni concrete. Che, poi, vanno raccontate e diffuse”. Tre le chiavi: leggere costantemente il territorio dove viviamo; entrare in relazione con tutti, in particolare con tutte le realtà associative (indipendentemente dal credo religioso) che si occupano di quei problemi in quel territorio; costruire alleanze con lo scopo di affrontare insieme quelle questioni. “La lettura del territorio e il fare rete – prosegue Marenna – ci portano ad una domanda: che cosa sono chiamato a fare io nel concreto? Quali gesti concreti posso mettere in piedi? Quale può essere il contributo che ciascuno di noi può portare? Quali i piccoli segni? Come li chiamerebbe il nostro vescovo don Mimmo”.
“L’iniquità è la radice dei mali sociali”. Così scrive Papa Francesco nella Evangelii Gaudium (202), invitandoci proprio a lavorare sulle cause strutturali di un sistema economico che uccide, esclude, scarta uomini, donne e bambini. La diseguaglianza segna in maniera profonda tutte le società del pianeta, che nei vari contesti e territori devono trovare le basi per la propria stessa sopravvivenza, e di quella delle generazioni future. Tutto questo causa delle ferite profonde, e generano malcontento sociale, rabbia, paura e rassegnazione: sentimenti di chi si percepisce escluso e che, nonostante i propri sforzi, vede le proprie condizioni diventare sempre più fragili, vulnerabili, precarie. Ad aggravare la situazione il fatto che la paura diventi il facile collante per un’agenda politica che crede di affrontare i problemi approfondendo i solchi che attraversano la società e il pianeta, e creando muri che generano nuove esclusioni e conflitti. La campagna “Chiudiamo la forbice: dalle diseguaglianze al bene comune, una sola famiglia umana” pone questo tema all’attenzione di tutti, declinandolo in un documento in tre ambiti in particolare, quello della produzione e del consumo del cibo, quello della pace e dei conflitti, quello della mobilità umana nel quadro delle nuove sfide sociali e climatiche, tra loro connesse, come ci indica l’Enciclica Laudato Sì. Condividere la vita delle persone, comprensiva delle sofferenze e dei drammi, delle ingiustizie e dei dolori, significa poter provare a servirle meglio. “Questa vocazione – conclude Marenna – questi carismi, i talenti di ognuno di noi, siano sempre vissuti come dono e servizio”.