“NON ARRENDERTI, MAMMA…AIUTAMI PAPA’ – IV lettera di Quaresima del vescovo Mimmo, 25 marzo 2017

panepadremadre
25-03-2017

Quando doveva nascere Fiore, questo era il nome prescelto, dopo tre figli maschi, tu madre, tu padre, pazzi di gioia, la attendavate come una benedizione di Dio. E così avevate adornato la sua stanzetta con fiocchi rosa e ghirlande tra le risa festose dei fratellini. Perché Fiore stava per portare ancora amore e letizia nella vostra casa, nella vostra famiglia. Una famiglia come tante, semplice, umile, impegnata nel lavoro quotidiano che non lasciava spazio ad altre distrazioni se non alla domenica, quando portavate i bambini al parco per consentire loro di correre e giocare liberi e felici.

Il momento della nascita stava per arrivare e con esso il tempo della festa gonfia di speranza, fiducia e amore; il magico istante in cui si pensa che quel turbinio di emozioni pulite, appagheranno per tutta la vita…e si rimarrà per sempre in quell’etere odoroso di rose selvatiche in cui gli ostacoli sono solo brutti ricordi.
E’ stato lì che, in un mattino di primavera, quando il sole sorride e anche i volti degli infermieri sono luminosi, è nata Fiore.
Tu padre, tu madre, l’avete abbracciata e stretta a voi teneramente, ringraziando Dio per il dono ricevuto.
Ma dopo non molto tempo, la piccola non riusciva a nutrirsi e regrediva di peso. Da quel momento è iniziata la via crucis. Ricordo ancora le parole espresse dallo specialista: “Vostra figlia ha una sindrome rara e c’è di più…una di quelle malaugurate deficienze che non le consentirà alcun recupero né fisico né psichico…”. Le parole tuono hanno colpito il vostro cuore come tante schegge di vetro, lesionandolo, per consentirvi di vivere e di soffrire con Fiore e per Fiore.
Lei era bellissima! Proprio un batuffolino … e che colpa aveva lei così piccina e indifesa? E voi? Tu, madre, gridavi dalla disperazione perché non avresti mai immaginato che una simile punizione potesse capitare proprio a te. Una punizione! Così la vivevate … ed era del tutto normale! Poi, la rabbia, tanta; ancora ci sono i segni dei pugni tirati con forza sulla porta della rosea stanzetta; ancora c’è l’umido delle lacrime versate sui cuscini dei letti; ancora oggi leggo e rivivo nei vostri occhi quel grande dolore.
Ed io avrei dovuto e voluto parlarvi di Dio…ma ero arrabbiato anch’io! Non so se si possa descrivere con le parole quel tipo di sofferenza, di impotenza, di senso di colpa che vi attanagliava. Avevate paura di non essere compresi, avevate paura della solitudine, paura del futuro. Perché voi stavate bene e Fiore no? I perché infiniti, lanciati come saette verso il cielo.
Ma dal baratro ci si rialza! Si deve tornare alla luce per cercare risposte e dare ad esse un senso. E così, a poco a poco, tu, madre, tu, padre, affrontavate l’oggi e il domani.
Ad ogni passo i vostri occhi incrociavano sguardi di pietismo e di quel tipo di commiserazione melliflua che compatisce. Che tristezza!!! E voi, disorientati e increduli, non sapevate cosa fare.
Ma Fiore c’era, era lì, aveva bisogno di te, madre, di te, padre e dei fratelli; chiedeva di essere accolta, aiutata, riconosciuta…lei vi amava! E tu, madre, pensando al suo futuro con quello sguardo infossato, volevi prendere con le tue mani ad una ad una tutte le stelle del firmamento e deporle ai suoi piccoli piedi, affinchè mai la tua piccolina potesse avere paura, perché mai potesse sentire la solitudine, l’esclusione e la sofferenza della diversità. Eh si! Questo unico assoluto atto d’amore vi ha spianato il cammino, cospargendo di speranza la via crucis. La dolce Fiore, teneramente, con i suoi deboli gesti, con i suoi occhietti umidi di lacrime vi sussurrava: “Non arrenderti, mamma, aiutami papà…ho bisogno di te!” Quante lotte a muso duro avete intrapreso per quel “non arrendetevi” e quanta forza generava in voi! Tanta quante le porte degli specialisti alle quali avete bussato…una dietro l’altra…giorno dopo giorno!
Lei era la vostra tenacia, l’unica ragione per la quale lottare contro il mondo, contro la stessa scienza.
Specialisti nel campo, privatamente consultati e pagati con il doppio sudore di entrambi. Ci avete creduto e Dio ha accompagnato voi, viandanti, guidandovi senza farsi accorgere, per le strade, a piedi nudi. Perché senza il suo aiuto non si possono superare certi fossi bui.
Fiore cresceva, aiutata, amata, sospinta verso l’universo umanità per diventare una parte di essa e dare un messaggio di ricchezza nuova. Tu, madre, tu, padre, vi siete liberati dalle bende che vi imprigionavano …, perché voi avevate bisogno di Fiore e lei di voi senza conferme per l’avvenire. Fiore è oggi una bimba diversabile amata e felice… sempre più bella. E quando tu, madre, ti chiedi: “Ma cosa vuol dire essere normale?”, rispondi: “ognuno di noi è il riflesso dell’altro”, perché tu, riflettendoti in Fiore, hai imparato a sorridere, hai appreso la vera gioia, oltre al dolore. La tua piccina ti ha fatto capire che lei è risorsa e ricchezza per il legame speciale e alla pari che avete: debole e debole.
Il vostro mondo si era intrecciato con il suo e quel confine tra diversità e normalità in cui si versano lacrime e si annodano le sofferenze, era sparito. Fiore è il successo della vita, non solo della vostra, è la meta dell’umanità.
Una umanità di senso, coscienziosa, spirituale, giusta, che non si arrende, che sa inginocchiarsi ma che sa anche rialzarsi e riprendere il cammino.
L’umanità, il riflesso di Dio, che è innamorato di Fiore, di te, madre, di te, padre, della sua umanità che sa rialzarsi. Il corpo e la vita di Fiore sono il tempio di Dio. E quella che pensavi punizione si è rivelata benedizione. C’è più vita nel grido di un bambino ferito che in tutti i libri del mondo. Fiore è la fede, cioè il non sentirsi soli sulla stessa strada e sapere di essere attesi. Fiore è scoprire il mistero, l’andare oltre, il vedere anche nella notte, il liberarsi dalla paura. Fiore è il Vangelo e ad ognuno di noi sussurra: ama la vita più della sua logica, solo allora ne capirai il senso, e vedrai oltre le apparenze, seminando occhi nuovi sulla terra. Fiore è l’amore, l’infinito in cui perdersi e a cui arrendersi senza riserve.
Grazie di esistere, Fiore! Grazie, mamma! Grazie, papà!

+ don Mimmo, vostro vescovo