Mercoledì delle Ceneri

Chiesa Cattedrale, Cerreto Sannita (BN)
02-03-2022

 

Care sorelle e cari fratelli tutti, stiamo vivendo giorni segnati dalla paura e dalla incertezza, dal dolore, stupore per la guerra in Ucraina. La sentiamo vicina, ci sentiamo toccati. Di certo sono toccate le vite di tante ucraine ed ucraini presenti in Italia, che lavorano con i nostri anziani, i nostri malati, puliscono le nostre case, lavorano nelle imprese facendo spesso i lavori più umili. Le loro lacrime hanno bagnato le pareti di casa nostra, le pareti del nostro cuore. Preghiamo perché i negoziati iniziati lunedì e che stamattina sono ripresi, portino quanto prima ad accordi di pace.

Tutto ci riguarda ed è folle credere di poter osservare il mondo intorno da spettatori, assistendo indifferenti alle tante sofferenze che colpiscono gli uomini lontano da noi. Poi arriva la pandemia e ci scopriamo che siamo tutti uguali e tutti deboli. Poi arriva una guerra non più lontana, ma vicina e ci sentiamo turbati. Ma quante guerre ogni giorno si combattono nel mondo nell’indifferenza del mondo forse solo perché non tocca il nostro gas, il nostro petrolio, le nostre banche, i nostri interessi. Non siamo stati capaci di costruire la pace. Innanzi tutto è stata rivalutata la guerra come strumento di soluzione dei conflitti. Vedevamo venire da lontano il pericolo, si normalizzava l’uso delle armi. Il linguaggio tra i governi è divenuto aggressivo. Si è cercato di guadagnare il proprio interesse e non la pace di tutti. Ed abbiamo perso! Non si è imparato dalla storia di dolori, così si è costruito un mondo vecchio, come il passato. Tanto pericoloso.

Il corpo di Cristo è lacerato da una guerra tra popoli fratelli quello russo e quello ucraino, entrambi cristiani. La guerra è fratricidio. Lo è questa guerra.

Questa, per i cristiani, per quello russo, quello ucraino, è l’ora del lutto: diversi motivi, responsabilità, ma un unico lutto. Dobbiamo rassegnarci alla guerra? No, non lo faremo, perché viene dall’abisso del male, perché tormenta gli uomini e le donne. In quest’ora d’impotenza, il nostro rifiuto della guerra si fa oggi preghiera perché questa guerra abbia termine. I bambini non avrebbero mai dovuto conoscere questa esperienza. La guerra non è solo immorale, ma diabolica.

Il male infatti è sempre frutto del male e Dio nelle avversità mostra tutto il suo amore e con le sue mani trafitte prende le nostre mani per aiutarci a pregare, per guidarci nel cammino, per risorgere con Lui. Il Signore non vuole che ci arrendiamo al male ma che impariamo a combattere il male con il bene. Il titolo del messaggio di quest’anno per la Quaresima di Papa Francesco è infatti: «Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti» (Gal 6,9-10).

Cari amici, noi troviamo sempre motivi per colpevolizzare gli altri e giustificare noi stessi. E tante volte ci lamentiamo per le cose che non vanno nella società, nella Chiesa, nel mondo, senza metterci prima in discussione e senza impegnarci a cambiare anzitutto noi stessi. Ogni cambiamento deve incominciare da noi stessi. Al contrario, non ci sarà cambiamento. Quaresima parla di conversione. Ci ha detto il profeta Gioele “ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande Or dunque – oracolo del Signore -, ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti….“.

La Quaresima non è un rito esteriore, anzi esattamente il contrario, ci libera dal vuoto dell’apparenza. È un cammino molto personale, interiore eppure che ci spinge verso Dio e verso il prossimo. Possiamo pensare che non ci serve farlo, anche perché curiamo spesso solo l’apparenza ed esistono solo le cose che facciamo vedere. In questi giorni lasciamo perdere l’esteriore per curare quello che è dentro e che conta per davvero. La Quaresima ci serve per cambiare.

A volte non ne sentiamo la necessità, anzi pensiamo che dobbiamo cambiare solo qualcosa ma che in fondo va bene come siamo! In realtà è lotta per ritrovare noi stessi, per affrontare il male e fare nostro l’amore pieno e che non finisce di Gesù. È tempo di perdono, ma il perdono non possiamo mai darcelo da soli, lo riceviamo da Gesù che ci libera dal male. Dobbiamo svuotare il nostro io per riempirlo del suo amore.

Diceva Sant’Agostino: “Per essere riempiti bisogna prima svuotarsi. Tu devi essere riempito dal bene, e quindi devi liberarti dal male.” La Quaresima è liberare il nostro cuore da ciò che è superfluo perché la nostra sete di amore, trovi la risposta e non abbiamo paura di amare per davvero e di donare la nostra vita. Questa Quaresima, che ci trova umiliati e confusi, ci aiuti a prendere sul serio Gesù, a guardare con la sua compassione le tante sofferenze del mondo e a sentirle per la nostra vita.

Le opere quaresimali sono quelle di sempre, semplici, umili, concrete, per tutti, perché a tutti possibili. Sembrano solo una rinunzia, ma sono doni per un cammino vero ed interiore. Sono legate tra loro e si praticano assieme e l’una aiuta l’altra. C’è bisogno di praticarle per capirle. All’inizio può essere che non ne capiamo il senso immediatamente, ma poco alla volta ci daranno cuore e ci restituiscono a noi stessi.

La prima opera è la Preghiera, dalla preghiera trovano forza le altre due. Entra nella stanza del tuo cuore, chiuditi con Dio, da solo, e in piena intimità ascolta Gesù che ti parla e che ti ascolta. Farai fatica all’inizio. I salmi, altre preghiere, i brani della Scrittura che ci accompagnano ogni giorno, ti aiuteranno. Prega con i salmi che sono Parola di Dio. Presenta al Signore le tue richieste e presenta anche quelle che ti uniscono a tanta sofferenza degli uomini. Dalla stanza del tuo cuore, uscirai per andare incontro agli altri. La preghiera ci aiuta a fare silenzio per ascoltare Dio e quindi gli uomini. Forse penserai di perdere tempo: in realtà trovi il senso dei giorni e stando con Gesù impari a stare con te stesso e con il prossimo in modo nuovo.

La seconda opera è l’elemosina. Regala gratuitamente (cioè senza condizioni, senza interesse, senza ricompensa fosse solo la gratitudine). Dona qualcosa di tuo. Non conta la quantità ma che non sia il superfluo. Impariamo a dare in elemosina il cuore, cioè ad amare. Dona in elemosina l’amore, che è sempre un piccolo gesto ma fa sentire importanti. E non c‘è nessuno che sia così povero da non potere dare qualcosa a chi sta peggio di lui. Tutto quello che raccoglieremo in questa liturgia, sarà tutto devoluto per l’Ucraina attraverso la nostra Caritas Diocesana.

La terza è il digiuno. Serve per ricordarti che non di solo pane vive l’uomo, che ci sono stili di vita che ci cambiano e ci rendono padroni di noi stessi, come la sobrietà. Digiuna anche dai giudizi, dalle parole violente, dal lamentarsi, da quello che divide e che allontana dal Signore e dai fratelli. Non si digiuna un giorno, perché è una disciplina che chiede perseveranza.

Cari fratelli, questo è “il tempo favorevole, il giorno della salvezza!”, dice l’apostolo Paolo. Non c’è sempre un altro tempo. Non si può sempre rimandare, aspettare. La Quaresima è il tempo della fretta della conversione al Signore, il tempo in cui volgere di nuovo il nostro sguardo verso di lui che sarà trafitto. Perché cambiare, convertirsi? Se torniamo al Signore, se ci mettiamo umilmente davanti a lui, se ascoltiamo con rinnovata fiducia la sua parola senza nasconderci dietro i nostri impegni e le nostre paure, forse potremmo trovare la via che dà senso, pace, gioia, perché cambia il cuore.

“Ricordati che sei polvere”, ci ricorda il rito delle ceneri. Siamo polvere, cari fratelli. Siamo poca cosa. Abbiamo bisogno di Dio e degli altri per una vita umana. Abbiamo bisogno dell’amicizia di Dio e dei fratelli. Abbiamo bisogno di amici, abbiamo bisogno gli uni degli altri.

“Lasciamoci riconciliare con Dio”, ci esorta l’apostolo Paolo. Il mondo è lacerato dalla guerra e dalla violenza, l’ingiustizia mortifica i poveri, i muri costruiscono divisione e aumentano le inimicizie. C’è bisogno di riconciliazione, di uomini e donne di pace, che accettino la mano tesa di Dio, mano che protegge, accoglie, perdona, abbraccia.

Perché si dovrebbe dire tra i popoli dov’è il loro Dio?” ci ha detto il profeta Gioele. Dov’è Dio lo chiedono quelli che fuggono dalle guerre e i giovani che cercano un futuro e si mettono in viaggio lasciando i loro paesi; dove è Dio lo chiedono gli anziani abbandonati, i bambini di cui nessuno si prende cura; dov’è Dio lo chiedono i malati, i tanti carcerati dimenticati nelle tante prigioni del mondo (domenica prossima, prima domenica di quaresima sarà dedicata ai carcerati; andrò a celebrare nel carcere di Airola); dov’è Dio lo chiedono tanti giovani delusi dalla vita è attratti dal successo facile o da tanti stordimenti .

Buon cammino di Quaresima. Aiutiamoci gli uni gli altri, con le parole e l’esempio. E le rinunce di questi giorni, diventino opportunità per essere davvero forti perché pieni di Dio.

E così sia.

† Giuseppe, vescovo