La pandemia da Covid-19 che ha colpito questo tempo ha drammatiche ripercussioni su tutti noi, riversando i suoi effetti nefasti in particolare sulle fasce deboli della popolazione, sugli indifesi, sui poveri.
Siamo stati privati degli abbracci, del tempo condiviso, del sostegno reciproco tramite il dialogo e l’accoglienza fraterna, di poter essere sollievo per i malati nei luoghi di cura. È questo un tempo in cui ci scopriamo ancora più fragili e smarriti di quanto potevamo immaginare.
Fatichiamo nel cogliere il senso profondo di questa prova eppure anche in questo caso siamo chiamati probabilmente a guardare oltre, a gettare il cuore oltre l’ostacolo, facendo tesoro di quanto questa pandemia, con la sua brutalità, ci sta insegnando.
Come più volte ci siamo detti, anche il territorio della nostra diocesi è stato vittima di grossi tagli sulla salute che oggi rivelano la loro drammaticità se consideriamo, ad esempio, che i posti di terapia intensiva esistenti in provincia sono pochi e ormai tutti occupati.
Ecco perché diventa necessario che, innanzitutto la politica, fissi nuove priorità e nuovi parametri attraverso i quali compiere le proprie scelte.
I presidi sanitari di Cerreto Sannita e Sant’Agata dei Goti vanno potenziati e sviluppati, tenendo conto dei rispettivi bacini di utenza e della viabilità dei territori appartenenti agli stessi.
È a partire da questi parametri che bisogna compiere le scelte a salvaguardia della salute e non fissando lo sguardo sul principio di economia della spesa sanitaria.
Ci sono settori, come quello della Sanità, che non possono e non devono rispondere a criteri strettamente economici, quanto piuttosto al principio, innanzitutto etico, del “prendersi cura” di chi è malato per lenirne le sofferenze, uscendo fuori dalla fredda logica dei numeri che, soprattutto in questa pandemia, ha dimostrato il suo fallimento.
Oggi soprattutto i nostri territori dell’entroterra di provincia pagano il prezzo altissimo, in termini di qualità della vita e di tranquillità delle cure, del depotenziamento della sanità pubblica in nome del risparmio economico.
È necessario dare una risposta immediata ai bisogni e certamente questa non può consistere nel riaprire un ospedale solo temporaneamente, per l’emergenza impellente del momento, ma vuol dire aprirlo in modo definitivo come punto di riferimento per il popolo dell’intera Valle Telesina e del Titerno.
Se abbiamo compreso l’enorme errore commesso nel “tagliare” la spesa sanitaria chiudendo l’Ospedale “Maria delle Grazie” e depotenziando progressivamente quello di Sant’Agata dei Goti, è necessario invertire la rotta subito, dando nuova vita ad entrambe le strutture.
Ben venga, quindi, anche la riapertura dell’ex Presidio Ospedaliero “Maria delle Grazie” di Cerreto Sannita, come da molte parti si sta chiedendo, ma si faccia in modo che sia un inizio e non solo una parentesi che termina con l’emergenza pandemica.
Occorre, infatti, nello stesso tempo implementare, insieme a quello che può definirsi Ospedale di Comunità, di cui tanto si parla, alcuni reparti fondamentali per la cura dell’individuo quali chirurgia, diagnostica e cardiologia, con un Pronto Soccorso dotato di quanto necessario per rispondere alle urgenze, sia in termini di strumentazione che di personale medico e infermieristico; come pure è necessario attivare l’eliporto per riuscire ad intervenire tempestivamente nelle zone più impervie e con viabilità tortuosa, raggiungibili in un tempo troppo lungo per una patologia d’urgenza.
Bisogna gradualmente investire sulla struttura e non continuare a mortificarla con soluzioni insufficienti per il territorio.
Stesso discorso può e deve essere fatto per l’Ospedale di Sant’Agata dei Goti da potenziare per un servizio dignitoso per il bacino territoriale circostante, la cui progressiva riduzione è una mortificazione non più tollerabile.
La politica, quella con la P maiuscola deve guardare al futuro e ai bisogni delle persone. Se dal basso nasce un’esigenza è compito proprio dei governanti ascoltarla, raccoglierla e farsene carico, facendo in modo che, nel dialogo inter-istituzionale, si possano trovare le risposte di cui questo territorio ha realmente bisogno e che non possono più attendere.
Per questo motivo, non potendoci incontrare di persona, chiedo a tutti i sindaci dei comuni della Diocesi e ai medici di base operanti sul territorio (a cui va la mia gratitudine per l’impegno e la cura verso chi sta facendo più fatica e, in modo particolare, per lo spendersi anche più di quanto sarebbe richiesto), di sottoscrivere, se condiviso, questo documento e farsene portatori, insieme a me, innanzi a tutte le sedi istituzionali competenti, nazionali e regionali, per fare in modo di attuare, con unità d’intenti, tutte le soluzioni sopra ipotizzate e quelle che tecnicamente sono percorribili senza più perdere tempo, dando risposte concrete ed immediate ai cittadini.
Grato per la vostra attenzione.
Cerreto Sannita, 16 novembre 2020
† don Mimmo Battaglia, vescovo