1a Domenica di Avvento – Giornata Diocesana dei Diversamente Abili

Palazzetto dello Sport “PalaFoschini” - Telese Terme (BN)
28-11-2021

Cari fratelli e care sorelle, cari amici, entriamo insieme nel tempo dell’Avvento che, come tutti sappiamo, è il tempo di preparazione al Natale. Sono quattro settimane in cui la Parola di Dio ci chiede di essere vigilanti e pronti ad accogliere il Signore Gesù che viene a nascere in mezzo a noi. Come Diocesi abbiamo voluto dedicare la prima domenica di Avvento alle persone con disabilità. Lo facciamo concretamente accogliendo oggi tante persone con disabilità, provenienti da varie parti della diocesi. Le accogliamo a pieno titolo e con pari dignità in questo luogo che rappresenta la Diocesi di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de’ Goti. Oggi questi nostri fratelli e sorelle sono al centro della nostra preghiera e delle nostre attenzioni. Saluto don Giuseppe Oropallo, Nicola Ferrara e la sua associazione Amasit, saluto i cari amici della Cooperativa DolceMente, saluto don Gianmaria, saluto Paolo, non vedente che ha letto la prima lettura con il metodo braille, mostrandoci che ogni limite può essere superato con la forza della volontà e della fiducia in Dio. La Giornata Internazionale delle persone con disabilità ha quest’anno un titolo “Voi siete miei amici” (Gv 15,14) Dice Papa Francesco: “La Chiesa, infatti, è la vostra casa! Noi, tutti insieme, siamo Chiesa perché Gesù ha scelto di essere nostro amico.

Una giornata speciale dunque con persone “speciali” per le quali non è scontato nelle nostre città – e talvolta anche nella Chiesa – fare esperienza di accoglienza. Oggi vogliamo mostrare il volto di una Chiesa che sa essere madre mentre talvolta è ancora percepita distante dai problemi della disabilità. Nella vita di tanti si ripete quanto il Vangelo del Natale ci dirà: non c’era posto per loro nell’albergo.

È un momento religioso, è un momento di gioia, la gioia che si legge anche negli sguardi di chi non può parlare. E la gioia è il tratto distintivo delle persone che si sentono amate nella loro fragilità e diversità, nella loro disabilità.

L’Avvento ci dice che viene Gesù, viene l’Amico che non lascia mai soli che è presente nella vita con lo Spirito Santo.

Oggi vogliamo testimoniare che è bello essere insieme, consapevoli che di fronte alla vita buona del Vangelo siamo tutti diversamente abili che devono imparare a volere bene. Desideriamo costruire un mondo pacificato, costruire una cultura dell’inclusione, della tenerezza, dell’amore e combattere quella della paura e dei muri di divisione. Gesù viene a nascere in questo mondo per renderlo migliore, per abbattere muri e costruire ponti tra gli uomini e noi sentiamo la responsabilità di imparare da Gesù i modi per mettere in pratica tutto questo, per tracciare un cammino importante per la nostra Chiesa; vogliamo imparare a vivere l’attenzione verso i deboli attraverso la preghiera e la visita, attenti e disponibili nei confronti di tutti, e in particolare di chi è solo, escluso, senza affetti. La disabilità non è una condanna, la solitudine sì.

Vogliamo vivere questa liturgia come un nuovo inizio, inizio del nuovo anno liturgico, in attesa della venuta del Signore Gesù, inizio di un tempo nuovo di amicizia e fraternità.

Il Vangelo ascoltato ci mostra un mondo che conosciamo bene, parla di angoscia, paura, guerre. Questa è la storia dell’uomo. Avvento è Dio che entra nella storia dell’uomo per cambiarla. Il profeta Geremia lo previde: “Ecco verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele e alla casa di Giuda.” (Ger 33, 14-15).

E la liturgia ci invita ad alzare lo sguardo e ad aprire il cuore per accogliere Gesù, come segno di speranza per tanti. I nostri non sono tempi facili o felici. Siamo nel tempo della pandemia, speriamo presto del dopo pandemia. C’è diffusa una enorme insoddisfazione, incertezza, tra tutti. Nella vita di tanti tanta rabbia. Quanti, tanti pessimisti, figli di un pessimismo diffuso, che ribadisce che niente si può fare, che niente può cambiare; il pessimismo di farsi gli affari propri, il pessimismo di chi non ha più speranza: tra i giovani, a scuola, in famiglia, gli amici. In fondo una tristezza diffusa, la tristezza di avere l’impressione che nulla cambi.

Ecco, in questo tempo, in questo clima, in questo tempo difficile, l’Avvento torna, con la sua speranza di un mondo migliore. Possiamo accettare di restare schiavi dell’impotenza e della paura? È una scelta da fare.

C’è in tanti il desiderio di un tempo nuovo, di un mondo nuovo.  Quanti lavorano per il bene, tanti. Quanti lottano per un mondo migliore. Di un mondo migliore abbiamo bisogno tutti; in particolare ne hanno bisogno i tanti paesi martoriati dalla fame, dall’ingiustizia e dalla guerra; è il bisogno dei poveri e dei deboli, dei soli e degli abbandonati. Quante ferite sempre nuove che si aprono. Vogliamo pensare alle scene indimenticabili di madri che gettano i figli oltre il filo spinato dell’aeroporto di Kabul o del bimbo siriano di un anno, morto di freddo in braccio alla madre, al confine tra Polonia e Bielorussia…Vogliamo pensare alle decine di morti nel canale della Manica dei giorni scorsi. Non sono storie lontane, non sono scene che possono lasciare indifferenti, come spesso purtroppo accade. L’Avvento raccoglie questa grande attesa, tutti questi bisogni e li dirige verso il giorno della nascita di Gesù. È lui, infatti, colui che salverà il mondo, lo libererà dalla solitudine e dalla tristezza, dal peccato e dalla morte.

L’Avvento torna per noi, per tutti gli uomini, soprattutto per i più poveri. Il Vangelo ci esorta: «Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». Non possiamo restare bloccati sui nostri problemi, sulle nostre gioie o sui nostri dolori. È tempo di alzarci. Ci si alza quando si attende qualcuno. In questo caso attendiamo Gesù. L’Avvento è un tempo per aprire gli occhi e rivolgerli verso il Signore che sta per venire. L’Avvento ci chiede di liberarci di un modo rassegnato e abitudinario di vivere. Sono vere anche per noi le parole del Vangelo di Luca: “State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso. Vegliate in ogni momento pregando” (Lc 21,34-36a).

Stare svegli e pregare: ecco come vivere questo tempo. Preghiera e attesa sono sorelle della speranza. Stare svegli per noi significa vivere e diffondere amore attorno a noi; vivere amicizia e solidarietà perché nessuno sia lasciato solo, perché a tutti arrivi l’amore senza fine di Dio.

È anche per noi la benedizione dell’apostolo: «Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti» (1Ts 3,12). Sì, il tempo dell’Avvento è un tempo di ascolto del Vangelo e di amore rinnovato per gli altri. È su questa via che incontreremo il Signore, una via da percorrere non da soli, ma nell’amicizia che oggi iniziamo insieme ai fratelli e sorelle che il Signore ci mette accanto. Per questo, per noi e per tutti facciamo nostra la preghiera dell’Avvento che è: «Vieni, Signore Gesù!».

† Giuseppe, vescovo