Funerale di Ciro Di Pietro, carabiniere – Chiesa “San Martino v.” in Cerreto Sannita

28-09-2021

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

Gv 19, 25-27

 

Care sorelle e cari fratelli, cara Nicolina, Deborah, Chiara, carissimi familiari ed amici tutti del nostro caro Ciro, siamo venuti qui per dare il nostro ultimo saluto a questo nostro fratello. Ciro torna oggi qui in questa Chiesa, nella sua Cerreto. Potremmo dire che è la sua ultima tappa, la Chiesa di S. Martino, prima di raggiungere quella casa di cui parla Gesù nel Vangelo di Giovanni, una casa che è il cuore stesso di Dio dove iniziamo una vita nuova nella pace e nell’amore di Dio. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti dice Gesù Vado a prepararvi un posto, dice Gesù ai suoi amici, perché siate anche voi dove sono io.  Il nostro destino non è il nulla o il vuoto, il nostro destino è la casa di Dio. Nel nostro mondo, anche nella nostra città non tutti trovano un posto per la loro vita. Ma il Signore, nella sua casa, con Lui, ha un posto per tutti. Ciro trova un posto e trova pace per la sua vita e per la sua anima. È la pace di tutti quelli che si trovano vicino a Gesù. È la pace che viene anche dalla preghiera e dalla fede.

Siamo in tanti a salutarlo. Insieme ai familiari si uniscono a noi tanti amici di famiglia, tanti amici della sua arma dei carabinieri; forse anche tanti sconosciuti che colpiti da quanto successo hanno desiderato essere presenti, partecipare, testimoniare la loro vicinanza e solidarietà. Tanti hanno sentito il bisogno di manifestare affetto e vicinanza anche silenziosa perché lo sappiamo non è nemmeno facile trovare, se ce ne sono, parole di incoraggiamento. Veramente in certe situazioni forse dovrebbe essere solo il silenzio a parlare. Oggi per Cerreto è giornata di lutto per dire che quanto avvenuto ha addolorato tutti, perché è scomparso in un modo assurdo uno dei figli di questa città, che si trovava fuori perché il lavoro ti spinge a partire e ti fa mettere radici dove il lavoro esige. Scompare un agente dell’arma dei carabinieri che è sempre stata fin da piccolo la sua passione, forse perché pieno di ammirazione per la figura di suo padre Giuseppe, anche lui carabiniere. Quando all’inizio prima di entrare nell’arma non era riuscito a superare i test, non si era mai scoraggiato. A chi gli diceva: forse per te è troppo difficile, prova nella finanza, nella polizia lui diceva no ed alla fine aveva avuto ragione lui, riuscendo a superare le prove di ingresso ed a indossare l’amata divisa. Veramente un bravo ragazzo, dal carattere forse introverso, poco incline a parlare di sé, che Chiara però con la forza dell’amore stava aiutando ad aprirsi di più.

Cari amici, perdere qualcuno caro  è sempre doloroso, ma perderlo in questo modo così improvviso e tragico, in un intreccio tra fragilità umane e mistero dell’animo umano è ancor più amaro. Fragilità umane e mistero dell’animo umano ancora più evidenti perché quanto è avvenuto è avvenuto alla vigilia del suo matrimonio. Veramente un intreccio di fragilità e mistero dell’animo umano che diceva uno scrittore è come un abisso infinito che si fa fatica a comprendere. Noi tutti, cara Nicolina, Chiara, Deborah, familiari, amici, colleghi, ci stringiamo a voi. Non datevi colpe che non avete, non aggiungete all’immenso dolore la ferita di sentirvi anche in colpa. Sollevate il capo e guardate oggi Ciro e pensatelo come è adesso, insieme a suo padre ed a tutti i familiari, gli amici che lo hanno preceduto. Ha lasciato la divisa dell’arma ed ha indossato il vestito degli angeli.

Cari fratelli e care sorelle, la nostra vita è una vita debole, fragile, come un soffio. La Scrittura parla di una vita che viene dalla polvere, che facilmente può ritornare polvere, vita segnata dalla debolezza e dalla fragilità. Siamo fragili e deboli, ma il Signore ama la nostra fragilità Siamo figli suoi, da lui veniamo ed a lui torniamo. Per questo siamo qui, in Chiesa a pregare perché Ciro riceva in dono la pace che solo il Signore può dare.

E sempre nella preghiera noi dobbiamo chiedere che il Signore ci sostenga e ci protegga dal male e sempre dobbiamo farlo per noi e per i nostri cari.

Questa scomparsa, così improvvisa, ci lascia ammutoliti e addolorati. Buio e silenzio… una tenebra in cui anche la nostra preghiera – perfino la nostra preghiera – può essere sembrata sola ed inutile.

Ma la santa liturgia ci aiuta a sollevare lo sguardo, a intuire quello che non vediamo, a vedere quello che non capiamo…: il Signore è in mezzo a noi, Lui non è lontano, Lui è qui vicino a noi, vicino a voi tutti.

E anche noi vogliamo starvi accanto, vogliamo accompagnare il vostro dolore e dirvi tutto il nostro affetto. Sono giorni davvero difficili. Deborah stamattina mi diceva mi sembra di essere in un sogno da cui non vedo l’ora di svegliarmi.

Cari amici, la morte interroga sempre, la morte di un bambino, la morte di un giovane, la morte tragica di tanti, come anche quella di Ciro, sono una domanda per tutti, domanda a cui bisogna trovare le risposte cercando sempre il bene, cercando sempre di costruire e mai di distruggere. Non è sufficiente dire che peccato, come mi dispiace, che tragedia, così come non è sufficiente inveire contro qualcuno, contro il destino, se non addirittura contro Dio stesso. Come raccogliere tutto questo? Il Signore tutto prende nelle sue mani e tutto salva. Abbiamo bisogno di uno sguardo di fede perché certi eventi vengono come una tempesta nella nostra vita, e nella tempesta il Signore sembra sempre lontano, nella tempesta prevale lo smarrimento e la paura. Il Signore Gesù nel Vangelo di Giovanni ci dice: abbiate fede in Dio ed abbiate fede anche in me.

Oggi la nostra preghiera aiuta noi ad aprire il nostro cuore alle cose che non si vedono, Dio è con noi e Ciro è con Lui e la morte non è l’ultima parola sulla nostra vita perché   la vita non ci è tolta ma trasformata. I nostri cari sono al sicuro, la loro vita è protetta dal Signore.  Dice Papa Francesco: “Anche dalle macerie del nostro cuore Dio può costruire un’opera d’arte, anche dai frammenti rovinosi della nostra umanità Dio prepara una storia nuova”.

Il Vangelo ascoltato oggi ci ha portato sotto la croce. Sotto a quella croce, davanti a quella croce nessuno parla, c’è silenzio, è solo Gesù a parlare. È vero, in tante situazioni di dolore solo Gesù ha le parole che servono, che aiutano a guardare al futuro; Gesù parla a uomini e donne paralizzati dal dolore e indica una strada da percorrere. Gesù, attraverso quel discepolo che sta anche lui sotto la croce, ci affida tutti alla Madre, a Maria; a Lei affida la Chiesa, la Comunità dei credenti. E, viceversa, dona Maria, sua Madre, alla Chiesa e a ciascuno di noi. Dalla croce nasce una nuova famiglia.

«Donna, ecco tuo figlio – Figlio questa donna è tua madre». Questa sera, nell’immagine dell’Addolorata noi vogliamo vedere Maria come una donna che non viene lasciata sola; come una donna che ha bisogno di sostegno nel momento in cui è messo a morte il suo figlio; una donna a cui la preghiera dona una speranza di vita nuova. È una donna anziana e il Vangelo ci mostra Maria, che addolorata per la perdita del Figlio, trova una persona che la prende con sé e da quell’ora Il discepolo l’accolse con sé.

Il Vangelo ci dice con chiarezza che per il Signore Gesù, chi è addolorato non va lasciato solo. È la grande domanda che sale questa sera dal Vangelo: non separarsi da coloro che sono addolorati a causa della durezza della vita; non lasciare mai solo chi è addolorato. Siamo toccati dal fatto che una delle ultime preoccupazioni di Gesù prima di morire sia quella che sua madre non sia lasciata sola. Quale grande messaggio, sorelle e fratelli, quello che ci viene dal Vangelo di questa sera.

Forse non abbiamo risposte a domande che ci portiamo dentro, ma il Vangelo ci dice che abbiamo un cammino da percorrere. ‘Donna’, le dice il Figlio. Non dice ‘madre’; dice ‘donna’. Perché in Maria Addolorata si contempla ogni donna che come Maria vede il figlio portato via dal male.

Care sorelle e fratelli, che sia la preghiera il fondamento della nostra vita; la preghiera, la fiducia in Dio che ti fa restare sotto la croce senza fuggire. Dice il salmo 39: “Ho sperato, ho sperato nel Signore ed egli su di me si è chinato”. Mentre il salmo 11 dice; “Quando sono scosse le fondamenta, il giusto che cosa può fare?. Il salmista stesso risponde e dice “Nel Signore mi sono rifugiato”.

La morte di Ciro ci rammarica anche per un altro motivo. Ci sembra anche di non aver potuto dire o fare tutto quello che avremmo dovuto dire o fare. Certo, avremmo voluto dire di più, fare di più, chiarire, anche solo salutare, dirsi addio, non so… Ma non è questo il punto: Ciro viene a dirci che siamo fragili, che abbiamo bisogno di proteggerci gli uni con gli altri e che nessuno può essere maestro e giudicare le fragilità altrui.

Care sorelle e fratelli guardiamo a Maria ed a Lei chiediamo questa sera forza, consolazione e speranza per la nostra vita, per ogni mamma di questo mondo e di ogni tempo. Innalziamo la nostra preghiera al Signore perché sia vinto il male, perché il dolore di ognuno trovi consolazione, speranza, mani e cuori buoni, occhi premurosi, perché vinca sempre l’amore per la vita, preghiamo anche perché il Signore mandi su tutti noi il suo spirito di forza e di consolazione.

Preghiamo Maria, la Regina del cielo, la Virgo Fidelis, perché copra Ciro con il suo manto di pace.

† Giuseppe, vescovo