Festa di San Biagio v. m.

Chiesa "SS. Annunziata", Durazzano (BN)
03-02-2022

Care sorelle e cari fratelli, la storia dei martiri ci parla della lotta tra il bene ed il male, tra la grazia di Dio e lo Spirito di questo mondo, ci parla di vittoria dello Spirito di Dio sulle forze del male, una storia di grazia profonda che dona alla creatura la forza di dare la vita per il suo Creatore e Signore. Il martirio resta, nella fede, espressione di una realtà di amore: anche questa festa di San Biagio, così vicina ad una festa piena di amore come quella della candelora, della luce venuta per illuminare le genti, ci mostra come il martirio sia una profonda espressione di amore. Un amore che non si nega, che non gira le spalle e che è talmente fedele fino al punto di offrire anche la vita. Tanti martiri sono morti proprio perché hanno voluto essere vicini alle persone loro affidate, malgrado i pericoli. Tanti cristiani sono stati uccisi perché sono rimasti in zone di guerra o in zone altamente rischiose da cui tutti erano fuggiti. Hanno dato la vita proprio perché hanno deciso di rimanere accanto al loro popolo, accanto alla loro gente. Credo che questo sia il segno del martirio cristiano: un martirio che ci parla di dono di sé, di amore e non di odio. Ci parla di persone che rispondono all’odio con l’amore, che rispondono alla violenza con la preghiera e la mitezza. I martiri non chiedono vendetta ma chiedono di vivere un amore come quello che loro hanno vissuto. I martiri ci chiedono di lasciarci amare da Dio.

Tanti, come San Biagio, avrebbero potuto salvare la propria vita dicendo rinnego la mia fede, ma hanno scelto la via della fedeltà al Signore Gesù. Come Gesù che, non per forza, ma liberamente, scelse di donare la sua vita per noi.

Care sorelle e cari fratelli, ci sono santi che hanno vissuto in tempi tranquilli e nel loro tempo hanno speso la vita per il Signore. Ci sono santi che hanno conosciuto la persecuzione, le torture e sono stati uccisi per la loro fedeltà al Signore. Tutti però hanno annunciato il Vangelo e praticato l’amore di Dio verso gli altri, specialmente verso i poveri e i sofferenti.

E oggi tra questi santi che sono stati uccisi per Cristo celebriamo il vescovo e martire San Biagio.

Poco si conosce della vita di San Biagio. Si sa che fu medico e vescovo di Sebaste in Armenia e che il suo martirio è avvenuto durante le persecuzioni dei cristiani, intorno al 316. Catturato dai Romani fu picchiato e scorticato vivo con dei pettini di ferro, quelli che venivano usati per cardare la lana, ed infine decapitato per aver rifiutato di rinnegare la propria fede in Cristo. Il suo culto è molto diffuso sia nella Chiesa Cattolica che in quella Ortodossa. Sappiamo quindi che non ha vissuto da noi, in Europa, in Italia, ma in una terra lontana, l’Armenia, che nell’ultimo secolo ha conosciuto una tragedia immane, il genocidio del popolo armeno con lo sterminio, da parte dell’impero ottomano, di più di un milione e mezzo di armeni. Nella sua città natale, dove svolse il suo ministero vescovile, si narra che san Biagio operò numerosi miracoli; tra questi, avendo guarito miracolosamente un bimbo cui si era conficcata una lisca in gola, è invocato come protettore per i mali di quella parte del corpo.

A questo risale il rito della “benedizione della gola”, compiuto con due candele incrociate. Tutt’oggi, infatti, il Santo lo si invoca per i mali di gola. Uomo umile e santo, viveva in una casa povera, si dedicava alla preghiera e al servizio dei poveri, prima di essere poi arrestato ed ucciso.

Care sorelle e car fratelli, gli amici del Signore non muoiono, la loro memoria varca i secoli ed essi ci parlano perché ci lasciamo attirare anche noi da Gesù, dalle parole del suo vangelo, dall’amore che egli ha manifestato verso tutti e particolarmente verso i malati e i più deboli.

Questo è san Biagio al quale noi ci uniamo con questa celebrazione solenne e a lui affidiamo le nostre pene, le nostre malattie e quelle delle persone che ci sono care.

Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci aiuta non solo a comprendere la vita di san Biagio ma anche a conoscere Gesù, come lui spendeva le sue giornate e come si prodigava per gli altri.

Gesù si prende cura dei tanti malati che affollano la porta di casa dove si trovava. E dopo una giornata piena in cui non c’era stato tempo per pregare, il giorno dopo Gesù si alza prima dell’alba per potersi fermare con il Signore, suo Padre, per poi riprendere il cammino assieme ai discepoli per andare ad annunciare il vangelo in altri luoghi e portare a tutti la misericordia di Dio, guarigione, salvezza, liberazione.

La forza che usciva da Lui era la forza che veniva da Dio, dal suo legame intimo con lui.

Cari amici, il tempo per la preghiera, per i discepoli di Gesù, per i santi, per san Biagio è il tempo in cui ricevevano la forza del Signore per aprirsi agli altri, per non vivere occupati solo per le proprie cose. Con il salmo abbiamo pregato: Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura? ... Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. Spera nel Signore, sii forte: come sono belle queste parole oggi, in questo tempo di pandemia che ci ha riempito di paure, incertezze, smarrimento. In quella folla che cerca Gesù per avere da lui aiuto e guarigione, ci siamo anche noi con i nostri mali del corpo e dello spirito. Questa liturgia ci fa incontrare Gesù, lasciamoci toccare il cuore dal suo Vangelo. Lui è il Figlio di Dio, venuto a cercare non i sani ma i malati; non i giusti ma i peccatori.

Care sorelle e cari fratelli, penso che dall’esempio prima di Gesù e poi di san Biagio possiamo ripensare alle nostre giornate, alla nostra settimana: abbiamo bisogno di ritrovarci insieme ad ascoltare Gesù nel suo giorno, la domenica; abbiamo bisogno di pregare ogni giorno; abbiamo bisogno che almeno durante la settimana dedichiamo almeno un’ora per visitare un malato, una persona sola, una persona che ha bisogno di essere ascoltata ed aiutata.

Mentre invochiamo san Biagio perché con l’amore del Signore ci guarisca nel cuore e nel corpo, troviamo il modo di imitarlo come possiamo, imparando da lui che ha imitato pienamente il Signore e si è speso per lui. Tutto concorre al bene per quelli che amano Dio.” Queste parole sono molto importanti perché ci ricordano che il Signore è capace di far venire il bene anche da quello che è male. Dalla pandemia infatti non possiamo uscire come prima, come se niente fosse. La pandemia ci ha ricordato il valore degli affetti e dei legami. Essere stati privati di certe cose ce ne ha fatto, per assurdo, comprenderne ancora più il valore imparando a considerare prezioso quello che forse era scontato. Stare insieme, abbracciarsi, vedersi, incontrarsi, stare vicino ai nostri anziani, ai nostri malati, ai nostri bambini, ai poveri. Tutto concorre al bene per coloro che amano Dio. Il nemico infatti oggi non è solo il virus, ma è il clima di tristezza diffuso, di pessimismo, di delusione, di sfiducia. Se il vaccino e le precauzioni ci aiutano a combattere il virus, il vangelo ci aiuta a combattere il virus della rassegnazione per aiutarci a riscoprire la bellezza di essere comunità di popolo, amici di Dio, amici di san Biagio, amici degli uomini.

Rivolgiamoci a san Biagio non solo per chiedere aiuto, guarigione, sostegno; ma impariamo da lui il segreto della sua forza: viene dal legame con Gesù, dallo spazio che egli ha dedicato alla preghiera, al colloquio col suo Signore.

Tanto tempo egli dedicava alla preghiera. E noi?

† Giuseppe, vescovo