Domenica della Parola 2022, Festa della Parola di Dio

III Domenica del Tempo Ordinario, 23 gennaio 2022
23-01-2022

Cari fratelli e sorelle,

celebriamo oggi la festa della Parola di Dio, voluta, insieme alla Domenica dei poveri, da Papa Francesco, per ricordarci che poveri e Parola di Dio sono il cuore della vita cristiana. Domenica della Parola di Dio  perché la Bibbia sia rimessa al centro della vita di tutta la Chiesa.

Con il Concilio Vaticano II, la Bibbia tornò nelle mani dei fedeli, non più in latino ma nella lingua del popolo perché tutti potessero leggerla e comprenderla. Così mai nessuno è abbandonato, disperato, condannato, perché Dio -con la sua Parola- parla a tutti. Questa è la grande forza spirituale di noi cristiani, per piccoli, peccatori, poveri che siamo. Sempre il Concilio Vaticano II ha affermato: “La Chiesa ha sempre venerato le Divine Scritture come ha fatto con il Corpo stesso di Cristo” (DV 21). Far crescere la festa della Parola  come è cresciuta quella del Corpo di Cristo, per il quale è celebrata la festa del Corpus Domini.

La festa della Parola il Papa l’ha voluta nella settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che ricorda la volontà di Gesù: “perché tutti siano una cosa sola” . I cristiani sono divisi, Un giorno lo spirito di divisione è entrato nella storia. E le divisioni tra gli uomini sono ancora tra di noi.

La pandemia ha accentuato poi divisioni, separazioni, anche tra chi appartiene allo stesso gruppo, famiglia, comunità.

In questo mondo difficile, vinciamo il male con il bene: con il bene dell’amore, con il bene della preghiera, con il bene della speranza, quella speranza nel Signore Gesù che sempre ci ascolta, che verrà presto e che ci donerà pace.

Il nemico da combattere infatti non sono gli altri, ma il Divisore e la Parola di Dio, che appartiene a tutte le confessioni cristiane, ci aiuta a vincere la tentazione della divisione. La prima lettura tratta dal libro di Neemia ci parla della gioia del popolo ebraico che deportato in esilio era rimasto per decenni senza tempio e senza Parola di Dio. C’è gioia e commozione nell’ascoltare di nuovo la parola delle Scritture sante, con la spiegazione del senso e facendo festa tutti assieme, anche con quelli che non avevano il necessario per nutrirsi.

Siamo in un tempo in cui tanti vivono senza ascoltare la Parola di Dio e ne vediamo le conseguenze: divisioni, ricerca continua di beni materiali, tanta indifferenza nei confronti di chi soffre, di chi è rimasto senza il necessario per vivere. E noi che possiamo ascoltare, ricevere il dono della Parola di Dio, siamo invitati a riflettere su questo dono e su come lo facciamo diventare l’orientamento per la nostra vita.

È un invito per tutti a leggere il Vangelo: per chi lo ha già letto tante volte, per chi non lo ha mai aperto, per chi si accorge di quanto deve conoscerlo. Ascoltarlo e leggerlo ci aiuta a comprendere il senso vero della nostra vita, cioè la vocazione cui ognuno di noi è chiamato. Qualche volta sembra di ripetere quello che già si sa, ma con il tempo e con la fatica del cuore, ne scopriamo il senso e capiamo cosa chiede oggi. Quanto è utile darsi una regola, ogni giorno, di un tempo in cui leggere il Vangelo e pregare! È l’invito di questa domenica. Leggiamo il Vangelo per non ridurre tutto a noi, per trovare cuore, sentimenti, perdono! Gesù va nella Sinagoga, apre il rotolo del Libro e legge il profeta Isaia. Aprendo la Parola, Gesù ci svela il grande segreto della sua persona: lo Spirito è su di Lui, e lo ha reso messaggero di lieti annunci per i poveri, di liberazione per i prigionieri, di luce per i ciechi, di libertà per gli oppressi. È proprio vero: la Parola di Gesù, letta e proclamata, scende nel cuore di ogni uomo senza distinzioni. Anche nel cuore dei ciechi, dei sordi, dei muti, dei paralitici, dei lebbrosi, dei peccatori, degli schiavi, degli scarti umani. Nel cuore di tutti, perché a tutti deve essere annunciato il tempo della grazia, della benevolenza, della compassione del Signore. Quando chiude il Libro, la gente lo guarda stupito con gli occhi fissi e illuminati. Gesù dice: “Oggi si è realizzata questa Parola. Oggi, qui, nella mia persona”. Non è possibile annunciare la Parola di Dio, senza che si realizzi nella nostra persona. La Parola di Dio non appartiene a chi fa della casa di Dio un mercato, ma a chi se ne lascia toccare, a chi lascia che sconvolga la vita. Proprio perché non ci lasciamo nutrire dalla Parola di Dio, c’è tra di noi una sorta di gara per apparire il membro più importante. Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. È indispensabile valorizzare tutte le membra. È urgente rivalutare tutte le membra. Ognuna nella sua diversità. È la condizione per essere Corpo di Cristo. L’apostolo Paolo ci ricorda che «noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito» (1Cor 12,13). Siamo tutti membri dell’unica famiglia umana e noi cristiani viviamo all’interno di questa grande realtà verso la quale tendere le braccia. Essere cristiani non è una tranquilla abitudine religiosa ma diventare consapevoli della responsabilità di essere lievito di unità, in questa realtà frammentata.

“Oggi”. “È l’oggi di Dio.” Che non finisce mai. Ogni volta che si apre il Vangelo dobbiamo sentirci dire: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. L’oggi di Dio entra nei nostri cuori, nelle nostre giornate, anche se tutto quel che accade intorno ci spinge a non credere più a nulla, a rassegnarci tutti al credere che niente può cambiare. Terminata la lettura del brano di Isaia, Gesù non lo commenta ma lo compie: oggi questo che avete ascoltato si realizza, avviene. E sono proprio i poveri, i deboli, gli afflitti, i carcerati, gli emarginati ad attendere e poter dire: sì, per noi oggi si è realizzata questa Scrittura.

Gli uomini e le donne sono un’unica famiglia umana. I cristiani, nel piccolo o nel grande scenario, devono essere uniti e costruttori di unità. Il cristianesimo è una sfida alla divisione, all’isolamento, all’odio, per condurre tutti a un’unica famiglia umana in pace. Dio è pace e dà la pace. Dice Paolo: “pace da Dio, Padre Nostro, e dal Signore Gesù Cristo”. Pace è il messaggio del Padre e di Gesù!

Apriamoci alla Parola di Dio: ci troveremo più uniti, costruttori di pace e unità cercando quello che unisce e lasciando cadere quello che divide. La Parola di Dio unisce e crea costruttori di unità.

Nel rito antico del battesimo – pure oggi è possibile – si compiva il bellissimo rito dell’Effatà, cioè la parola che Gesù disse al sordomuto (Mc 7,31), dopo avergli toccato la lingua e le orecchie. Il celebrante tocca bocca e orecchie del battezzato. Effatà in aramaico vuol dire “apriti”. Orecchie aperte per ascoltare; bocca aperta per professare e comunicare la fede. Vorrei che oggi si compisse il rito dell’Effatà per ciascuno. Sono un pericolo le lunghe sordità. Perché se si vive sordi, non è facile rimettersi ad ascoltare.

Dalla prima lettura abbiamo ascoltato: “non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza”. Sì cari amici,  in questo tempo di pensieri tristi, la gioia del Signore è la nostra forza, la gioia del Vangelo, la gioia di essere discepoli del Signore, del non vivere per noi stessi ma per Lui che ha dato la sua vita per noi.

† Giuseppe, vescovo