Conferimento del Ministero dell’Accolitato a Biagio Muto

Parrocchia “Santa Maria Assunta”, San Salvatore Telesino (BN)
20-02-2022

 

Care sorelle e cari fratelli,

è sempre una grazia raccoglierci intorno all’altare per celebrare la Santa Eucaristia. Spesso, siamo così abituati a stare vicino all’altare che ne dimentichiamo il senso e il valore. L’abitudine spegne lo Spirito e inaridisce il cuore. Una delle tentazioni più comuni è proprio quella di ridurre l’eucarestia a un rito ripetitivo, che però non rinnova nel profondo la nostra vita.

Per questo la liturgia di oggi, nella quale sarà conferito l’accolitato al nostro fratello Biagio, ci aiuta a riflettere il valore del servizio all’altare, per il quale gli accoliti sono costituiti.

Saluto con affetto i genitori ed i familiari di Biagio, i sacerdoti presenti, in particolare il parroco che ci ospita, don Michele. Saluto il Sindaco, i tre diaconi amici di Biagio: Giovanni, Emanuele e Domenico; saluto i giovani amici di Casa Samuele. Biagio ha voluto che vivessimo qui, in questa comunità questo momento, perché qui è iniziato il suo cammino cristiano, qui ha ricevuto i semi della fede, quelli della sua vocazione.

Innanzitutto, cari amici, dobbiamo ricordare la cosa più importante, cioè che l’altare è Cristo. Per questo facciamo l’inchino, lo baciamo e lo incensiamo. Tutto avviene attorno a Gesù e porta a Lui. Chi celebra o chi serve, non siamo i protagonisti, ma siamo i servi e i ministri della sua presenza in mezzo a noi. Attorno all’altare non siamo chiamati a esibire noi stessi, l’altare non è un palcoscenico, ma siamo chiamati a mostrare, attraverso la bellezza della celebrazione e la forza della Parola di Dio, la presenza di Cristo e del suo amore. In particolare la liturgia della domenica dovrebbe essere vissuta con un cuore pieno di gratitudine per quanto riceviamo.

Quanto orgoglio o falsa umiltà nella vita di ogni giorno. Ma l’altare, il Cristo presente, rompe i nostri equilibri e chi chiede di essere veri. Il Signore d’altra parte sa quello che c’è nel nostro cuore. Veri davanti a Dio, mentre nella vita alcune volte ci si difende curando la esteriorità. Veri davanti a Dio significa riconoscere che siamo bisognosi e fragili.

Care sorelle e cari fratelli siamo chiamati a credere di più che di fronte ai tanti problemi della vita la gente, noi tutti abbiamo bisogno di incontrare il Signore, di ascoltare parole buone, evangeliche. È una fame, un bisogno di umanità e di amore in tempi pieni di paure e incertezze, dove cresce solitudine e smarrimento, delusione e incertezza; tempi in cui sembra necessario che ognuno pensi solo a sé. Purtroppo bisogna dire che qualche volta anche noi sacerdoti facilmente ci rassegniamo alle difficoltà e agli insuccessi; ci muoviamo magari tra tanti impegni e dimentichiamo che la forza del nostro operare viene da una vita spirituale nutrita da un’assidua preghiera. Il Sinodo che stiamo vivendo è per noi tutti una occasione di rinnovare slancio, passione ed amore verso la gente, vicina e lontana.

Caro Biagio stiamo camminando verso il ministero sacerdotale, hai ricevuto il ministero del lettorato che, in un modo speciale ha legato la tua vita alla Parola di Dio che sei stato chiamato a proclamare e soprattutto a vivere e testimoniare. Nella parola di Dio che la Chiesa ha messo nelle tue mani quando nel rito ti è stata data la Bibbia, sei chiamato a cercare sempre e fare tua la volontà di Dio – come Maria che seppe dire all’angelo: Avvenga in me secondo la tua parola – e sempre trovare tutta la profondità del disegno di amore di Dio.

Oggi riceverai il ministero dell’accolitato, sarai istituito questa sera accolito e questo ti mette in rapporto in modo speciale con l’altare dove si celebra l’Eucaristia. L’accolitato ti rende, anche fisicamente, parte del mistero dell’ultima cena, cuore del memoriale che Gesù ha lasciato ai suoi amici ed alle generazioni di ogni tempo, il memoriale della sua Pasqua. Sull’altare ti avvicinerai al mistero di quel «corpo», che il Figlio di Dio ha ricevuto attraverso Maria, quando è venuto a nascere in questo mondo. Il corpo che Gesù ha ricevuto lo ha reso parte della nostra umanità- Gesù ha condiviso tutto, fuorché il peccato, la nostra condizione umana. Gesù l’ha accettato, l’ha fatto suo e tutto ciò che il Figlio riceve dal Padre non lo tiene per sé; tutto, in Gesù, è dono. Lui non trattiene nulla per sé; nell’ultima cena e nei giorni a seguire il corpo di Gesù diventa il Corpo del crocifisso, sacramento definitivo del suo amore per noi. Sull’altare celebriamo il mistero della sua morte e resurrezione. Dando la propria vita per noi, Gesù ci ricorda che la pienezza della vita è sempre nell’amore. Quando amiamo poco, viviamo poco.

Inizi oggi, con l’accolitato, il tuo servizio all’altare, preparando la mensa, purificando i vasi sacri, e distribuendo l’eucarestia; potrai anche esporre il Santissimo per l’adorazione. Ma il servizio alla liturgia ti introduce anche al servizio ai malati, ai fragili portando l’eucarestia a chi non può venire in Chiesa. Il Signore ti dona una occasione di stare vicino al Corpo del suo Figlio, che dovrai saper riconoscere nell’Eucarestia, ma anche vicino a quel corpo di Cristo che è la carne della sorella o del fratello crocifissi dalla malattia o dalla fragilità e dovrai imparare a riconoscerlo e rispettarlo anche nel Corpo mistico che è la sua Chiesa, cioè avere a cuore la fraternità sacerdotale. Insomma caro Biagio, amico e fratello, nel ministero all’altare, nel permettere al Signore di arrivare ai malati e ai poveri, troverai la via sicura e gioiosa per conoscere e compiere la volontà di Dio che, nella diversità dei doni e delle vocazioni, vuole che il suo amore , la sua misericordia, il suo perdono arrivi a tutti, nessuno escluso.

Accostiamoci perciò al suo altare e con quanto riceviamo da lui ci avviciniamo agli altri perché trovino il cibo vero che lui ci offre e che sazia la vita. Ed è a partire da questo che noi possiamo comprendere, come possibile, il Vangelo che abbiamo ascoltato, che altrimenti ci sembrerà sempre impossibile da vivere: “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano”. Queste parole ancora oggi sono tanto lontane dal nostro modo di vivere. Com’è possibile amare il proprio nemico e fare del bene a coloro che ci odiano? Ma Gesù non si ferma. E aggiunge: “A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra: a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica”. Sembra che Gesù conosca poco la vita e viva di illusioni. Perdonare le offese, pretendere l’amore per i nemici, è troppo assurdo. Cari amici, queste parole è vero sono veramente diverse dal comune modo di vivere, ma non sono parole lontane o estranee alla vita. Anzi, mai come in questo tempo c’è veramente bisogno di queste parole per rinnovare questo nostro mondo. Forse ci siamo troppo abituati alla violenza, alle guerre stesse; forse troviamo normale provare rancori, risentimenti verso qualcuno come se tutto fosse naturale; ma la vita può cambiare, le nostre scelte, il nostro modo di guardare gli altri può cambiare. Ci ha detto l’autore della lettera agli ebrei: “Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale”. Cari amici, niente sembra possibile nella vita materiale, nel sentire comune, quando pensiamo che la vita sia seguire il proprio istinto, ma tutto diventa possibile in una vita spirituale che sa nutrirsi dell’amore di Dio, della sua Parola, della eucarestia. Il corpo materiale ci è stato dato prima di quello spirituale, per questo ci sembra sempre più naturale vivere secondo il nostro istinto, i nostri sentimenti o risentimenti. Gesù non ha mai considerato nemico nessuno, Lui ha perdonato, ha fatto del bene a tutti. Per Gesù non c’è nemico. Gesù non odia, non disprezza, non nutre sentimenti di contrapposizione, di violenza, di ostilità. Lui combatte il male con il bene. L’unica grande legge per lui è la misericordia: “Siate misericordiosi, com’è misericordioso il Padre vostro”. E come sono importanti le parole di Gesù: “Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”. È questo il segreto per un mondo meno violento e meno arrabbiato o triste di quello che siamo abituati a vivere. Le parole del Vangelo con Gesù diventano realtà. Egli per primo ci mostra che è possibile amare i nemici. E la ragione di fondo sta nel fatto che nessun uomo per lui è nemico. Nessuno per lui è estraneo o straniero. Fratelli tutti, dice Papa Francesco. Caro Biagio, più siamo vicini all’altare e più dobbiamo fare nostri questi sentimenti e vivere il servizio all’altare come opportunità per far crescere questi sentimenti. Ne abbiamo bisogno noi, ne ha bisogno questo nostro mondo, troppo arrabbiato, e rassegnato, troppo abituato a considerare i conflitti come parte della storia. Preghiamo in modo particolare per la pace in Ucraina. Il vangelo chiede di essere non illusi, ma più spirituali; di essere meno spontanei e più evangelici; di essere meno diffidenti verso la Parola di Dio; di essere meno orgogliosi, ma come mendicanti di misericordia, di fermarci davanti all’altare di Dio ed imparare a fare agli altri quello che vorremmo gli altri facessero a noi. Tutto ci viene donato dal Signore se sappiamo con fiducia chiederlo perché sua è la forza, sua è la misericordia, suo è il perdono.

E così sia.

† Giuseppe, vescovo